Advertisement
Moretti: come Nicholson fra i matti del 'cuculo'

Lettera a Nanni Moretti, regista di Habemus Papam. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film Habemus Papam, diretto e interpretato da Nanni Moretti.
Nanni Moretti (Giovanni Moretti) (71 anni) 19 agosto 1953, Brunico (Italia) - Leone.

lunedì 18 aprile 2011 - Focus

Caro Moretti,
se ha voglia di entrare in Google e comporre la frase "prova dell'esistenza in vita del cinema italiano", usciranno molti link in cui io scrivo quelle parole riferite a Lei. Il concetto l'ho espresso nelle recensioni, nei libri, nelle lezioni, in video, dovunque. Lei è un autore vero, e possiede una qualità, sa scrivere. Certo non è uno scrittore, ma un regista che sa scrivere. E le sue storie non sono mai banalmente "italiane", sono esportabili ovunque. Credo che sia un bel complimento. Anche Habemus Papam è esportabile, e avrà quel destino, e sono sicuro che le farà vincere premi importanti, come le è successo con La stanza del figlio, a parer mio uno fra (diciamo 2 o 3) i più bei film italiani dell'era recente. "Habemus" è una macchina che non perde un colpo o ne perde pochissimi: il sorriso, il grottesco, gli attori, le metafore e quella sua storica strafottenza che può piacere o meno ma è senz'altro intelligente, ed è ciò che conta. Ci sono momenti da stralciare per lezioni di cinema, ogni battuta ha il peso e il suono giusti. Nel "contesto Moretti" naturalmente. Il neopapa è pauroso, indeciso, dolente e un po' isterico, certo, da comprendere, da aiutare. Non si ritiene all'altezza dell'abnorme compito che gli è stato assegnato. Gira stravolto per Roma, incontra questo e quello, senza riuscire a incontrare se stesso. Cinema e contenuti alti. Soprattutto continua a valere la Sua attitudine a dire cose importanti col sorriso. Ma è anche vero che qui, Moretti, si sorride un po' troppo. Quella partita a pallavolo fra cardinali è davvero troppo lunga. Anche stando all'intenzione della metafora, la "cifra idiota" che lei attribuisce ai porporati mi sembra sproporzionata. I cardinali, quelli veri, che vediamo comunicare spesso, Bagnasco, Bertone, Ruini, appariranno magari un po' inquietanti, o poco simpatici, ma certo non idioti. Comunque, naturalmente va accettato il suo contesto. Perché di cinema trattasi. E nel suo contesto, Moretti, la confessione finale di inadeguatezza da parte del papa è corretta, legittima, nella Sua qualità abituale.
In un mio intervento di una settimana fa, chiamiamolo preventivo, prima di vedere il film, avevo espresso perplessità, sempre preventiva, sulla capacità del cinema di affrontare argomenti immani, come la fede. La mia idea è che non ne abbia la cultura né la potenza. Che apparterrebbero ad altre categorie, come la letteratura, o la filosofia. Poi il cinema si attribuisce tutte le licenze e tutte le franchigie. E così lo psichiatra Moretti può deridere tutto e tutti partendo da un assunto che afferma per due volte nel film "io sono il più bravo di tutti", e può puntare deciso sulla sua superiorità ideologica (di ateo darwiniano). In virtù di questa franchigia-licenza, e della libertà assoluta del cinema, e sua, io sono fra quelli che attribuiscono al film 4 stelle (su 5), e non 2 o 2 e mezzo, come hanno fatto molti, anche amici suoi.

Adesso, caro Moretti, anch'io mi arrogo una licenza. Finora le ho scritto da credente normale quale sono, come tanti, con dubbi. Da qui cambio registro e le scrivo come se fossi credente senza dubbi, di quelli che pensano che la fede e la Chiesa siano una cosa seria. Gioco come ha giocato lei. Quelli del conclave che eleggono, quasi all'unanimità, quel Melville, fragile eccetera: ma non lo conoscono? Che informazioni avevano? E quei cardinali che vorrebbero uscire dal Vaticano per un cappuccino con bombolone da consumare a Borgo Pio, che non capiscono una parola dei discorsi dello psichiatra, che giocano a pallavolo con quelle toghe svolazzanti, che ascoltano straniti certi passi della Bibbia letti da Lei, che stanno alle bugie del portavoce e ai giochetti del terapeuta come un bambino delle elementari sta a quelli del maestro... Lei, Moretti, mi è davvero sembrato Jack Nicholson fra i matti del "cuculo". Solo che in quel film la metafora era opposta, i matti erano quelli fuori. E Nicholson provava affetto, e rispetto. E, sempre in chiave di citazioni, certo era più simpatico Fellini quando, in Otto e mezzo esternava a un cardinale le proprie insicurezze e infelicità e l'altro lo invitava ad ascoltare il canto di un cardellino. Fellini, uno, mi perdoni, più bravo di lei, sceglieva lo sconcerto, non la supponenza strafottente. Emerge, durante il road romano dell'immane infelice Melville, che nella vita avrebbe voluto fare l'attore, ma non era stato accettato, ripiegando così sul sacerdozio. Come a dire che un mestiere "fragile e astratto" come quello dell'attore è comunque preferibile. Proprio bella vocazione di partenza per uno che è arrivato ad essere papa. Io, credente, mi sento davvero tranquillo. Quel papa e quei cardinali: sarebbero loro i mediatori fra me e il trascendente? Sarebbero loro a tutelarmi e rassicurarmi? Insomma, caro Moretti, io credente sono uscito un po' angosciato dalla sala.

Certo, Moretti, lei ha il coraggio delle responsabilità. Ma insisto nel dire che sono troppo grandi per un cineasta, anche se bravo. Ribadisco, lei è regista che sa scrivere. Non basta.
Per concludere, per via delle licenze eccetera, anch'io ho giocato. Ho giocato a dire cose serie quando invece, ribadisco, solo di cinema trattasi. E ho giocato da scrittore. Non da regista che scrive.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati