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Quando il libro è 'attore'

Da Rushdie a The Millionaire all'Odissea.
di Pino Farinotti

Letteratura e cinema
Dev Patel (Watkin Tudor Jones) Altri nomi: (Ninja) (34 anni) 23 aprile 1990, Londra (Gran Bretagna) - Toro. Interpreta Jamal Malik nel film di Danny Boyle The Millionaire.

lunedì 16 marzo 2009 - Focus

Letteratura e cinema
Letteratura e cinema, due spunti. Il primo deriva dall'intervento di Salman Rushdie, sul Corriere. Lo scrittore indiano usa il film The millionaire vincitore di 8 Oscar, diretto da Danny Boyle, dal romanzo di Wikas Swarup, come un assunto: il film quasi sempre rende un cattivo servizio al libro. Forse non c'era bisogno di Rushdie per questa verità, comunque la sua è un'opinione che si aggiunge e che conta. Conosco 'strutturalmente' l'argomento nei vari aspetti. Ho detto e scritto che ci sono alcune eccezioni, per esempio Il gattopardo e L'età dell'innocenza dove Lampedusa e la Wharton sono ben supportati da Visconti e Scorsese tanto da omologare le due opere, anzi quattro, allo stesso livello, altissimo. Ho riscontrato che anche lo scrittore indiano cita, in positivo, quegli stessi titoli. Trattasi dunque di non discrezionalità, ma di codici più o meno generali. Rushdie accusa il regista Boyle di 'bollywoodizzare' la storia, di mostrare una realtà autoctona che non è quella del romanzo e tanto meno del paese. Il film avrebbe reso spettacolare la povertà. È un 'difetto' (e rilevo due volte il virgolettato) di chimica del cinema, al quale lo spettacolo e il lieto fine stanno come l'ossigeno sta all'acqua. C'è stato di peggio, faccio un esempio: Avere e non avere di Hemingway, con un finale tragico perfetto per la storia e trasformato da Hollywood in un happy end con lui e lei che se ne vanno felici. Succedeva quasi sempre così. Che la letteratura prevalga sul cinema è assodato, ed è tangibile. E qui mi riferisco al secondo spunto: il film The Reader, di Stephen Daldry, protagonista Kate Winslet premiata con l'Oscar. Anche questo film è tratto da un romanzo definito "semiautobiografico", ma non è rilevante, anche se lo spunto è la letteratura. Sopra ho scritto 'tangibile' perché in The Reader la letteratura, lo scritto, la parola, agiscono come 'attori'. La Winslet è Hanna, che negli anni Sessanta seduce il 17enne, ma già maturetto, Michael.

Musa, quell'uom...

La donna, analfabeta ma non lo vuol far sapere, chiede al ragazzo di leggerle dei libri. Si comincia con l'Odissea. Musa, quell'uom di multiforme ingegno / Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra / Gittate d'Ilïon le sacre Torri; / Che città vide molte e delle genti / L'indol conobbe; che sovr'esso il mare / Molti dentro nel cor sofferse affanni,/ Durante la lettura il film si ferma, per rispetto, per sortilegio, per... Omero. E' in quel momento che le due 'forme' si trovano l'una di fronte all'altra. Il confronto è impietoso, i versi annientano il cinema. Va detto che il confronto è proditoriamente impari, infatti è in scena l'Odissea, l'opera cioè che una prevalente corrente di pensiero considera il vertice della letteratura di ogni tempo. Altro che rispetto. Nel prosieguo della storia scopriamo che Hanna è una ex Kapò. Viene processata, emerge che in un lager, al momento 'opportuno', per fare spazio a diecimila nuove internate, organizzò l'uccisione di diecimila eccedenti, per una semplice questione di spazio. Hanna, precedentemente capo (Kapò)-operaia in una fabbrica, si poneva solo il problema dei numeri e dell'efficienza. Come quando aveva lasciato bruciare vive, serrando le porte, 300 prigioniere ebree in una chiesa bombardata: se si fossero disperse all'esterno sarebbe stato quasi impossibile gestirle.
Naturalmente Hanna rappresenta quella parte di Germania cieca e ottusa dedita all'obbedienza assoluta, che si prestò a quella tragedia abnorme. Quando è in prigione il ragazzo diventato uomo le manda i nastri incisi con le letture di altri capolavori: "Guerra e Pace" di Tolstoj, "La donna col cagnolino" di Cechov, "L'amante di lady Chatterley" di D.H. Lawrence fra gli altri. Ma è l'Odissea a tornare e ritornare. E su quei versi Hanna, confrontando l'audio con lo scritto, impara a leggere. E con la lettura e la cultura arriva la consapevolezza e la memoria compone le sue azioni di una volta nella giusta dimensione. E Hanna non può davvero reggere il suo passato. Dunque il versi più alti come estetica, come comprensione, e come primato. Il regista fa leggere tre volte l'incipit di Ulisse, e ogni volta le immagini e i suoni si arrestano attoniti. E' la prevalenza del grande libro. Il cinema a volte si è avvalso di inserti di pura scrittura, ha approfittato di quella nobiltà per darsi qualità. E il trucco ha funzionato, e come.

Dickens
Il libro prediletto da Margaret Mitchell, l'autrice di "Via col vento", era "David Copperfield", di Dickens. Nel film c'è un episodio in cui Rossella viene aggredita da due neri in un ghetto. Alcuni sudisti, fra cui Ashley e Franco, mariti di Melania e Rossella, organizzano una spedizione punitiva. Se verranno scoperti saranno impiccati. Le donne, in casa, aspettano, la tensione è quasi mortale. Occorre applicarsi a qualcosa. Melania ha in mano il romanzo di Dickens. Comincia a leggere: La mia nascita. Per cominciare la mia vita dall'inizio devo registrare che sono nato.... La lettura viene interrotta dall'irrompere di un capitano nordista con la sua scorta. Domanda degli uomini, Melania racconta una bugia. "Aspetteremo fuori" dice l'ufficiale. La donna riprende la lettura: Capitolo sesto. Il mio compleanno fu memorabile, non mi dilungo su ciò che successe a scuola finché non si giunse al mio compleanno in marzo. Se si eccettua che Stilford era sempre più bello, non ricordo altro. Doveva lasciarci verso la metà dell'anno, se non prima, ed era più animoso e indipendente di prima secondo me, e perciò più avvincente del solito, ma oltre a questo non rammento niente. Le parole, in una situazione così sospesa e opprimente diventano fisiche, diventano attori. Grandi attori. Nel film Man on the Moon Jim Carrey dà corpo e volto a Andy Kaufman, un comico mattoide e geniale. Una delle sue performance consiste nella lettura integrale del "Grande Gatsby" di Fitzgerald. Ci vorranno ore. Nel film il regista Forman stralcia l'incipit e il finale del grande romanzo americano. Carrey-Kaufman legge: Negli anni più vulnerabili della mia giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. «Quando ti vien voglia di criticare qualcuno» mi disse « ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu» E termina: Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno dopo anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia... e una bella mattina. Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato. Forman, che è un grande autore ci ha messo il film ma Fitzgerald, che è un autore ancora più grande, ci ha messo il romanzo col suo incanto più alto.

2 volte ermo
Ne Il postino Philippe Noiret è il grande Pablo Neruda e Massimo Troisi il postino che gli recapita la posta nella piccola isola in cui il Premio Nobel è esiliato. Neruda, che ha simpatia per lui, davanti al mare (di Procida) gli recita alcuni dei suoi versi: Il pericolo scese dalle cupole/ dilagò da navate di tormenta/ ma nel tuo ermo dorso c'è la vita/ come una vigna sotto il mare, che arde/ inconsumata e fa durare il fuoco/ fino alla primavera della neve. Altra nobiltà prestata al cinema. Ne Il federale, di Salce, Tognazzi fa il fascistello ottuso, grottesco. Deve trasportare in moto un prigioniero politico, un professore, Bonafé, destinato a far parte del governo in contumacia. Il professore si porta sempre in tasca un minuscolo libro coi canti di Leopardi. Tognazzi usa, uno per uno, quei fogli sottili per farsi le sigarette. Ma rimane L'infinito, che Bonafé legge di notte, in un prato, col fuoco acceso. Vorrebbe che l'altro capisse, ma l'altro non capisce. Sempre caro mi fu quest'ermo colle / E questa siepe che da tanta parte / Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. E tutto si ferma, come con Omero.

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