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Ti amerò sempre: anime grigie, anime sorelle

Scrittore e sceneggiatore, Philippe Claudel debutta dietro la macchina da presa con un dramma sulla "sorellanza".
di Marzia Gandolfi

Sorelle per sempre
Kristin Scott Thomas (63 anni) 24 maggio 1960, Redruth (Gran Bretagna) - Gemelli. Interpreta Juliette Fontaine nel film di Philippe Claudel Ti amerò sempre.

lunedì 2 febbraio 2009 - Incontri

Sorelle per sempre
Dopo aver affrontato "la banalità del male" e la tragedia collettiva nei due romanzi ("Le anime grigie" e "Il rapporto") che lo hanno reso celebre (anche) fuori dai confini francesi, Philippe Claudel passa alla regia per penetrare e interpretare i movimenti dell'anima e il dramma privato di Juliette, una giovane donna ripudiata dalla famiglia e "dimenticata" in cella per quindici anni. Fuori dalla prigione, Juliette prova a ricostruirsi una vita e a fare i conti coi fantasmi del passato. La sorella, moglie e madre di figli adottati, cerca di garantirle il rientro nel mondo dei "normali". La tormentata Juliette di Kristin Scott Thomas serba un segreto e un dolore, è priva di un luogo di appartenenza ed è alla ricerca di riconoscimento e (forse) di perdono. A Roma per presentare il suo film, Philippe Claudel ci racconta la sua prima storia per immagini: quella di un amore "da sempre e per sempre", quella di una sorellanza di insopportabile sincerità, di spaventosi silenzi e di dolore compresso. Entomologo delle umane relazioni, il regista e romanziere francese riferisce di donne ferme e vulnerabili, di un mondo di sofferenza e di felicità, che si alternano nel film, come nella vita, reso credibile da due attrici ai limiti della bellezza e della perfezione.

Scrivere & Girare
P hilippe Claudel: Quando creo una storia so subito se è destinata a diventare un film oppure un romanzo. Ti amerò sempre poteva essere soltanto un film. Ho immaginato dove avrei potuto posizionare la macchina da presa, ho immaginato gli attori con cui avrei amato lavorare e poi le scenografie, gli arredi, l'illuminazione. Era da tempo che sognavo di sperimentarmi come regista, che desideravo lavorare con grandi attrici e collaborare con le maestranze, provare a fare un lavoro di gruppo, e finalmente si è presentata la mia occasione. Per il mio debutto dietro la m.d.p. ho scelto due donne, due sorelle colte in quei vuoti dell'esistenza che poi si trasformano in felicità. Volevo raccontare la capacità che hanno le persone di superare un trauma che le ha profondamente segnate. Il mio film mette in scena perciò la rinascita di una donna che ha vissuto un dramma terribile e che adesso ritorna nel mondo con l'aiuto della sorella.

Questione di sorellanza
P hilippe Claudel: Quando finii di scrivere il film pensai se non sarebbe stato meglio declinare la storia al maschile, girare la storia di due fratelli, ma poi mi sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Sono cresciuto circondato da molte donne e ancora oggi vivo con molte donne, descrivere l'universo femminile è probabilmente più consono e familiare alla mia persona. Nell'universo rosa c'è più complicità, al contrario il rapporto tra due uomini è assai più misterioso. Volevo indagare sulla ricostruzione di un rapporto dopo una lunga separazione. Rappresentare come un dramma si possa ripercuotere, proprio come una bomba a grappolo, su tutti coloro che amano e circondano la persona che lo ha subito.

Interpretando Lia
E lsa Zylberstein: Un personaggio si costruisce partendo da quello che abbiamo dentro, da quello che siamo. Dopo viene la storia raccontata e il personaggio. Lia è la sorella minore e vulnerabile di Juliette e tutto passa attraverso i suoi occhi: il dolore e il senso di colpa per aver nascosto al mondo l'esistenza stessa della sorella. Lia adesso è convinta che tutto possa tornare come prima ma presto imparerà che in realtà nulla è più come prima, perché il tempo cambia ogni cosa, soprattutto quello che siamo (stati). Il film mostra cosa hanno fatto quindici anni di detenzione a Juliette e a tutti quelli che condividevano la sua vita. Il mio personaggio è stato per anni ossessionato dall'idea stessa della sorella, per Lia si è trattato di entrare dentro una prigione mentale. Ha passato la sua giovinezza a segnare sul suo diario i giorni che la separavano da Juliette, ha praticamente costruito una relazione sull'assenza.

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