Advertisement
Home: Gruppo di famiglia in un interno esterno

Presentato a Cannes 2008 nella Semaine de la Critique, Home è una "horrorcommedy" a due passi dall'autostrada.
di Marzia Gandolfi

Home Sweet Home
Isabelle Huppert (Isabelle Ann Huppert) (71 anni) 16 marzo 1953, Parigi (Francia) - Pesci. Interpreta Marthe nel film di Ursula Meier Home.

venerdì 16 gennaio 2009 - Incontri

Home Sweet Home
Attrice feticcio del "suo" Chabrol e attrice prediletta di grandi registi internazionali, dal polacco Wajda all'americano Cimino, dal tedesco Schroeter all'austriaco Haneke, Isabelle Huppert è l'interprete ideale dei personaggi femminili più travagliati, oscuri, maledetti e nevrotici. A due passi dall'autostrada e da una crisi di nervi, l'attrice francese è la protagonista di una "horror-commedy" a gestione familiare. Avviato come una commedia leggera, Home è la "favola" di una famiglia felice minacciata dal ripristino di un'autostrada e da una minaccia interna che si incarna in una figura classica di film dell'orrore. L'autostrada diventa allora la proiezione esterna e rumorosa delle colpe e delle nevrosi della famiglia protagonista, colpe e nevrosi che tornano come zombie, riemergendo dal terreno del rimosso per incarnarsi nel corpo del silenzio e dell'isolamento. A Roma per presentare il loro film, Isabelle Huppert e Ursula Meier ci raccontano il caos generato da un'autostrada e il ristabilirsi di un ordine (familiare).

The end
U rsula Meier: L'idea originale del film prevedeva un finale molto diverso da quello che gli spettatori vedranno in sala. Avevamo pensato ad un suicidio collettivo, insomma il film doveva cominciare, e di fatto inizia, come una commedia leggera che procede verso l'orrore fino a diventare un vero e proprio horror. Ma poi il mio inguaribile ottimismo mi ha fatto desistere da quel proposito e così ho deciso di "salvare" i miei protagonisti. Ho pensato che Home dovesse essere un mix di realismo e surrealismo, che dovesse in qualche modo richiamare alla mente certi film di Hitchcock e di Polanski e magari che avesse anche un pizzico di fantascienza, mi riferisco in particolare alla scena in cui gli uomini dei servizi autostradali arrivano davanti alla casa di Marthe e Michael (e dei loro tre figli) con quelle curiose tute da lavoro.

Oggetto non identificato
U rsula Meier: Definirei il mio film una favola realista in cui quello che non si vede è più importante di quello che viene mostrato. Nel film il pericolo non viene dall'autostrada, l'incognita vera nasce all'interno della famiglia, governata da una madre fragile che vorrebbe essere più forte del valore di attrazione del mondo. Home non è un film psicologico, l'epilogo rappresenta la liberazione fisica dei personaggi che non cercano una libertà mentale, cercano piuttosto l'aria, vogliono finalmente respirare. Il mio film si presta davvero a molte interpretazioni tutte ugualmente valide, siano queste ambientaliste, politiche, sociali. Era esattamente questo il risultato che volevo conseguire, girare un'opera che somigliasse soltanto a se stessa, una specie di ufo, di oggetto non identificato in cui tutti possano trovare quello che vogliono. Riguardo alle citazioni, poi, si è parlato di Tati, di Godard, ma i rimandi che troverete sono involontari e naturali. Non mi sento in alcun modo erede della filmografia francese. Amo tutto il cinema e guardo tutto il cinema. Sono praticamente onnivora.

Occupare il film
I sabelle Huppert: La cosa che maggiormente mi ha intrigata in Home è il fatto che i personaggi non vengano presentati dal punto di vista psicologico. La madre che interpreto è una donna ordinaria, all'inizio quasi banale, che scivola lentamente verso una sorta di follia, meglio, di sfasamento. Il centro del film non è lei è piuttosto la famiglia, disposta dalla regista dentro un teatro, sopra ad un palcoscenico. Una famiglia che osserva scorrere il mondo lungo l'autostrada senza rendersi conto che loro sono gli attori e che è il mondo a guardarli. Avendo fatto molto teatro ho apprezzato subito l'impianto teatrale del film. Il teatro è un'arte viva, un'utopia più grande del cinema, che ti consente un rapporto col pubblico diretto e aperto. Ogni film invece rappresenta per me una sorta di rapina in cui l'attore ha tutti i diritti. Girare un film è come occupare una casa, è l'occupazione totale dei luoghi.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati