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Rendition: come l'11 settembre ha influito sull'America

Il premio Oscar Gavin Hood getta uno sguardo provocatorio sulle pratiche statunitensi anti-terrorismo.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Il film

lunedì 22 ottobre 2007 - Incontri

Il film
L'extraordinary rendition è una pratica che consente al governo degli Stati Uniti di sequestrare residenti stranieri in America, se ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale, e portarli in prigioni segrete per torturarli allo scopo di ottenere informazioni. Ambientato tra Los Angeles, Washington, Marocco e Città del Capo, il film di Gavin Hood racconta la storia di nove individui - interpretati da Omar Metwally, Reese Witherspoon, Peter Sarsgaard, Jake Gyllenhaal, Meryl Streep, Alan Arkin, Igal Naor, Zineb Oukach e Moa Khouas - che sono coinvolti in questa pratica, chi come esecutore, chi come vittima, chi come mandante. Come già in parte aveva fatto Five Fingers - Gioco mortale, che voleva dare al pubblico la possibilità di vedere entrambe le parti della barricata, Rendition esplora la zona grigia tra giusto e sbagliato e getta uno sguardo provocatorio sul modo in cui l'America cerca di combattere il terrorismo.

Extraordinary rendition
Gavin Hood: Avevo letto un articolo sull'extraordinary rendition pubblicato sul New Yorker poco prima che mi arrivasse la sceneggiatura. Mi sono appassionato all'argomento, ho cominciato a fare le mie ricerche su internet e ho intervistato delle persone della CIA per saperne di più. Quando abbiamo iniziato a lavorare al film due anni fa, pensavamo che si trattasse di una pratica aberrante che non sarebbe proseguita. Invece è curioso e anche molto triste che il film sia ancora più d'attualità oggi. Con Rendition non abbiamo voluto dare delle risposte, ma la speranza è che guardandolo lo spettatore inizi a farsi delle domande.

La sceneggiatura
Kelley Sane: Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura non avevo parlato con nessuna delle vittime dell'extraordinary rendition, ma avevo fatto delle ricerche. C'erano cinque o sei casi di persone che erano state incarcerate nel Medio Oriente e che chiedevano un risarcimento al governo degli Stati Uniti per la detenzione illegale. Mi sono ispirato alle loro storie, prendendo degli elementi da ognuna e mettendoli insieme come in un puzzle. Ogni storia è stata scritta separatamente. Insieme a Gavin le abbiamo intrecciate cercando un equilibrio tra il bene e il male.

Famiglia musulmana
Reese Whiterspoon: Una delle cose più interessanti nel fare questo film è stato potermi confrontare con una cultura diversa interpretando la moglie di un musulmano. Dopo l'11 settembre si è trattata di un'esperienza incredibile capire meglio cosa significa fare parte di una famiglia musulmana in America. Ognuno di noi si è fatto tante idee su certe religioni e spesso ha paura di quello che non conosce. Per me è stato molto importante potermi immergere in questo mondo. Oltretutto Isabella è molto simile a me per certi aspetti, perché è una madre americana che vive una vita normale.

Questioni umanitarie Jake Gyllenhaal: Avevo sentito parlare dell'extraordinary rendition dalla radio e dai giornali, ma quando mi è arrivato il copione ho cercato di saperne di più. Ho parlato con alcuni avvocati dell'associazione Reprieve che rappresentano i detenuti illegali e che si occupano di proteggere la libertà civile. Sono stato felice di sapere da loro, e soprattutto dai loro clienti, quanto fosse preciso il film. In termini di umanità e di non violenza credo che la non violenza sia la scelta più giusta in quasi tutte le situazioni. Mi rendo conto che spesso può essere difficile, infatti il film affronta entrambi gli aspetti della questione. Le torture sono inumane, ma in qualche caso le confessioni dei carcerati hanno permesso di salvare migliaia di persone.

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