Shrek terzo
Dopo la visita lampo dei protagonisti di Shrek terzo - Cameron Diaz, Antonio Banderas e Justin Timberlake - in Italia la curiosità del pubblico è lievitata. Cosa succederà nel terzo capitolo della saga dell'Orco? In attesa dell'uscita del film di animazione (nei cinema italiani dal 31 agosto) abbiamo intervistato il presidente della DreamWorks Animation, Jeffrey Katzenberg - che assicura che la storia di Shrek non finirà con questo terzo capitolo - il regista Chris Miller e il produttore del film Aron Warner.

Quanto è difficile coordinare un team di creativi e di attori?
Se si stabiliscono i ruoli non è affatto difficile, io poi mi considero solo un allenatore, mentre loro sono i veri campioni che scendono in campo. Ad esempio, se inizialmente seguivo da vicino la fase del doppiaggio ormai ci passo solo quando capita, magari per portare la merenda. Solo nel caso di Justin Timberlake, visto che era l'ultimo arrivato, ho preferito passare del tempo con lui, ma dopo qualche session è entrato immediatamente nel meccanismo e se l'è cavata benissimo.

Chi ha avuto l'idea di chiamare Justin Timberlake a doppiare Artie, il cugino di Fiona?
Io. L'avevo visto al Saturday Night Live ancor prima che iniziasse la sua carriera cinematografica e mi sono reso conto che aveva un enorme talento come attore. Aveva una vena comica davvero interessante. Così quando si è trattato di cercare le nuovi voci per Shrek terzo ho chiamato Aron e gli ho proposto di scritturarlo e devo dire che ci siamo trovati subito d'accordo.

Come vi è venuta l'idea di far diventare Shrek papà?
Abbiamo iniziato a lavorare a Shrek terzo tre anni e mezzo fa. In questo arco di tempo molti componenti della troupe sono diventati genitori così abbiamo pensato che potesse essere divertente basarci su questa esperienza di vita per sviluppare la storia. Poi abbiamo reso il tutto ancora più reale e personale utilizzando le voci dei figli delle persone che hanno lavorato al film per doppiare i pargoletti di Shrek e Fiona.

Tecnicamente Shrek è migliorato tantissimo.
È vero. Ad esempio abbiamo perfezionato il controllo della mimica facciale che è molto più completo e questo rende i personaggi molto più credibili ed espressivi. Però il punto focale del film rimane la trama. Il nostro mestiere è raccontare storie ed è quello che cerchiamo di fare al meglio. C'è anche un artista italiano che ha contribuito al progetto. La parte in cui l'uomo focaccina rivive in flashback tutta la sua vita è uno storyboard di Gabriele Pennacchiotti. Quando l'abbiamo letto ci è piaciuto così tanto che lo abbiamo voluto inserire a tutti i costi al punto da forzare un po' la storia.