Il film è tratto dall'omonimo libro firmato dallo stesso regista, Atiq Rahimi, il primo scrittore afgano ad essersi aggiudicato il più prestigioso premio letterario francese. Espandi ▽
Ai piedi delle montagne attorno a Kabul, una giovane moglie accudisce il marito, eroe di guerra, in coma.
La guerra fratricida lacera la città, i combattenti sono alla loro porta. Costretta all'amore da un giovane soldato, contro ogni aspettativa la donna si apre, prende coscienza del suo corpo, libera la sua parola per confidare al marito ricordi e segreti inconfessabili.
A poco a poco in un fiume liberatorio tutti i suoi pensieri diventano voce: incanta, prega, grida e infine ritrova se stessa. L'uomo privo di conoscenza al suo fianco diventa dunque, suo malgrado, la sua "syngué sabour", la sua pietra paziente, la pietra magica che poniamo davanti a noi stessi per sussurrarle tutti i nostri segreti, le nostre sofferenze... finché non va in frantumi.