pino balestrieri
|
domenica 5 dicembre 2021
|
straordinario
|
|
|
|
Poi scopri un film che fa conoscere la condizione femminile in una parte di mondo, senza tanta retorica. FILM intimo e coinvolgente. L’interprete femminile è da oscar. Da vedere Citazione dal film : "Gli uomini che non sanno fare l'amore, fanno la guerra!"
|
|
[+] lascia un commento a pino balestrieri »
[ - ] lascia un commento a pino balestrieri »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
lunedì 4 gennaio 2016
|
le confessioni che liberano
|
|
|
|
Una giovane donna afgana assiste il marito in coma da diversi giorni dopo uno conflitto a fuoco. E’ sola, senza soldi e fuori il misero appartamento la guerra dei talebani minaccia la vita di tutti. Giunta alla disperazione affida le figlie ad una zia e trova un nuovo senso all’infinito accudimento del marito. Comincia parlare. A confessare tutti i segreti, le emozioni e i pensieri che aveva sempre dovuto tacere. Esprimendosi in modo complete, poco a poco si riappropria della propria femminilità repressa dallo stile di vita impostole. E con essa il coraggio che le sarà di aiuto nella sorpresa finale.
Un film intenso questo di Atiq Rahimi, girato quasi esclusivamente in un unico interno, che porta alla luce le condizioni che le donne e in generale tutti gli
[+]
Una giovane donna afgana assiste il marito in coma da diversi giorni dopo uno conflitto a fuoco. E’ sola, senza soldi e fuori il misero appartamento la guerra dei talebani minaccia la vita di tutti. Giunta alla disperazione affida le figlie ad una zia e trova un nuovo senso all’infinito accudimento del marito. Comincia parlare. A confessare tutti i segreti, le emozioni e i pensieri che aveva sempre dovuto tacere. Esprimendosi in modo complete, poco a poco si riappropria della propria femminilità repressa dallo stile di vita impostole. E con essa il coraggio che le sarà di aiuto nella sorpresa finale.
Un film intenso questo di Atiq Rahimi, girato quasi esclusivamente in un unico interno, che porta alla luce le condizioni che le donne e in generale tutti gli uomini vivono nelle condizioni estreme del conflitto talebano
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
writer58
|
mercoledì 6 maggio 2015
|
parole come pietre...
|
|
|
|
"Come pietra paziente"(Syngué Sabour) è un magnifico film che ho visto subito dopo la sua uscita un paio di anni fa ed ho colpevolmente trascurato.
Insieme a tante altre opere che mi hanno colpito in questi ultimi anni ("Agora", "Welcome", "Nebraska", "A proposito di Davis","Vogliamo vivere", "Grand Budapest Hotel", per citare alcuni esempi random) rappresenta una specie di "inconscio cinematografico", un caleidoscopio di immagini ed emozioni che non sono riuscito a trasformare in parole. Eppure il film di Rahimi, simile ad acqua che cade pazientemente su una pietra fino a eroderla e cesellarla, si è fatto strada, ha scavato un solco nella memoria, si propone come riflessione sulla condizione umana, là dove questa assume la forma della negazione dell'identità, del rischio di distruzione e morte.
[+]
"Come pietra paziente"(Syngué Sabour) è un magnifico film che ho visto subito dopo la sua uscita un paio di anni fa ed ho colpevolmente trascurato.
Insieme a tante altre opere che mi hanno colpito in questi ultimi anni ("Agora", "Welcome", "Nebraska", "A proposito di Davis","Vogliamo vivere", "Grand Budapest Hotel", per citare alcuni esempi random) rappresenta una specie di "inconscio cinematografico", un caleidoscopio di immagini ed emozioni che non sono riuscito a trasformare in parole. Eppure il film di Rahimi, simile ad acqua che cade pazientemente su una pietra fino a eroderla e cesellarla, si è fatto strada, ha scavato un solco nella memoria, si propone come riflessione sulla condizione umana, là dove questa assume la forma della negazione dell'identità, del rischio di distruzione e morte.
Ci troviamo in un villaggio vicino a Kabul, in Afghanistan, in una zona di guerra, tra bombe che esplodono su case vicine e raffiche di kalashnikov. In una casa miserabile,una giovane donna accudisce suo marito, un mujahidin in coma. Ha dovuto affidare i suoi figli a una parente che gestisce una casa di tolleranza, esce di casa per procurarsi cibo e farmaci a rischio della vita. La donna (interpretata da una eccezionale e splendida Farahani) si è sposata ancora minorenne in assenza del marito,impegnato altrove in combattimenti, davanti alla sua foto e al suo fucile. Ma, adesso che il marito giace incosciente, si sente libera, un po' per volta, di confessare vissuti e segreti che aveva tenuto gelosamente nascosti. Questo processo di progressiva liberazione (simile per certi versi a un insieme di sedute psicoanalitiche) si accompagna alla relazione con un altro uomo, un giovane combattente che la reclama come "preda di guerra" ma che nel rapporto con lei riesce a esprimere tenerezza e non solo possesso.
Il percorso di consapevolezza della donna procede di pari passo con lo svelamento della parola, del discorso, fino alla confessione di un segreto che provoca un'autentica deflagrazione...
"Come pietra paziente" è un lavoro che esplora il rapporto tra "dentro" (l'interiorità della protagonista, il suo corpo che deve essere dissimulato dal burka, la femminilità negata) e il "fuori" (la guerra, il predominio maschile, l'ideologia fondamentalista) in modo sottile, grazie alle parole, alla voce che la protagonista recupera e dipana.
Una voce che diventa connessione di senso e affermazione di una nuova identità in un contesto che attribuisce alle donne valore solo in quanto riproduttrici (di uomini, preferibilmente).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
maria f.
|
martedì 25 febbraio 2014
|
evviva i buoni film!
|
|
|
|
Che emozione avere avuto l’opportunità di vedere quest’opera.
Dai dialoghi ma soprattutto dall’intensità dei monologhi della donna afgana si percepisce quanto per il regista l’argomento della condizione femminile sia imprescindibile e imperativo.
La protagonista, donna quasi bambina, sposa un eroe di guerra molto più vecchio di lei, mai conosciuto prima, mai visto, ciononostante le sue attese come tutte le spose sono tali da sperare che il suo uomo riempirà tutta la sua esistenza. Non è così.
La sua vita scorre al fianco di questo padrone in modo invisibile e questa condizione mortificante, umiliante le fa accumulare in dieci anni di vita insieme tanta sofferenza e dolore.
[+]
Che emozione avere avuto l’opportunità di vedere quest’opera.
Dai dialoghi ma soprattutto dall’intensità dei monologhi della donna afgana si percepisce quanto per il regista l’argomento della condizione femminile sia imprescindibile e imperativo.
La protagonista, donna quasi bambina, sposa un eroe di guerra molto più vecchio di lei, mai conosciuto prima, mai visto, ciononostante le sue attese come tutte le spose sono tali da sperare che il suo uomo riempirà tutta la sua esistenza. Non è così.
La sua vita scorre al fianco di questo padrone in modo invisibile e questa condizione mortificante, umiliante le fa accumulare in dieci anni di vita insieme tanta sofferenza e dolore.
Durante la guerra che ha distrutto ogni cosa e li ha affamati, oltre a dover badare alle loro bambine, da buona moglie assiste amorevolmente quel che è rimasto del corpo del suo uomo in coma, riservandogli la sua completa attenzione e approfittando della sua immobilità, si apre finalmente a lui con tanta disinvoltura e audacia cosa che mai e poi mai per nessuna ragione le sarebbe stato consentito.
Lui diventa la sua pietra paziente.
Lo mette a parte dei suoi desideri, delle sue speranze, di come avrebbe voluto fosse stato il loro rapporto, di aver finalmente scoperto quanta felicità si può provare se il sesso è desiderio da ambo le parti di rendere appagato l’amante, e che, lei stessa sta provando queste sensazioni con un giovane che proprio come lei è inesperto a quegli approcci e oggetto di abusi e pertanto bisognoso di amore autentico e generoso.
Manifesta poi al suo uomo morente che un giorno tutto ciò vorrebbe sperimentarlo con lui, e di essere convinta comunque che lui la stia ascoltando. Conclude poi, con rabbia e rammarico che non sarebbe forse mai riuscito ad abbandonare quella sua natura animalesca e brutale.
Gli uomini che non sanno fare l’amore, fanno la guerra.
Questo film ci racconta le condizioni di sottomissione che sono inflitte a una parte di popolazione debole perché senza voce, la medesima condizione di sudditanza la troviamo per estensione anche in occidente e non solo, e in quelle fasce sociali, che sono accomunate per non aver voce, non esistere, essere invisibili.
Eroi ed eroine silenziosi, soldati semplici di guerre non guerreggiate, rappresentati per lo più da donne amate di un amore malato, persone vessate sul lavoro, bambini abusati, migranti trattati come clandestini.
Ringrazio la sensibilità e l’intelligenza del regista e della magnifica attrice che hanno avuto il coraggio di trattare un argomento così difficile e delicato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maria f. »
[ - ] lascia un commento a maria f. »
|
|
d'accordo? |
|
erostrato
|
domenica 13 ottobre 2013
|
c'è sempre chi è pronto a demolire opere da vedere
|
|
|
|
chi disprezza questo film, come lo potrebbe rappresentare? Come si racconta la vita giornaliera di una donna aghana? Come i suoi desideri? I suoi poteri? Come le sue rinunce? come il rapporto con il sesso e con l'altro sesso? beh! meglio dare all'occidentale dell'ignorante e all'opera cinematografica della telenovela.
Lasciate perdere questi giudizi e recatevi a vedere il film e se vi piace non sentitevi ignoranti. nel frattempo aspettiamo consigli dai detrattori.
|
|
[+] lascia un commento a erostrato »
[ - ] lascia un commento a erostrato »
|
|
d'accordo? |
|
misesjunior
|
venerdì 2 agosto 2013
|
roba da telenovela
|
|
|
|
Credevo che eravamo in Afganistan!
|
|
[+] lascia un commento a misesjunior »
[ - ] lascia un commento a misesjunior »
|
|
d'accordo? |
|
misesjunior
|
venerdì 2 agosto 2013
|
una telenovela a misura dell'occidentale ignorante
|
|
|
|
I talebani andavano combattuti ovviamente dove si trovavano, ma se dobbiamo combattere l'infiltrazione di costumi islamici che non ci piacciono facciamolo culturalmente sul serio in casa nostra. Questo film invece è una truffa (nel senso che non aiuta a capire affatto di cosa si aprla) per consolare i multiculturalisti che però non possono accettare l'islamismo. Solo i francesi premiano questo tipo di film, ideologici fino al midollo.
Il film è una versione arbitraria/falsa del vissuto di soggetti che hanno tutt'altra visione del mondo rispetto alla nostra. Quindi è una falsificazione della realtà, adatta a soddisfare le nostre aspettative buoniste e/o pseudofemministe (mi riferisco a quelli/e che si proclamano tali).
[+]
I talebani andavano combattuti ovviamente dove si trovavano, ma se dobbiamo combattere l'infiltrazione di costumi islamici che non ci piacciono facciamolo culturalmente sul serio in casa nostra. Questo film invece è una truffa (nel senso che non aiuta a capire affatto di cosa si aprla) per consolare i multiculturalisti che però non possono accettare l'islamismo. Solo i francesi premiano questo tipo di film, ideologici fino al midollo.
Il film è una versione arbitraria/falsa del vissuto di soggetti che hanno tutt'altra visione del mondo rispetto alla nostra. Quindi è una falsificazione della realtà, adatta a soddisfare le nostre aspettative buoniste e/o pseudofemministe (mi riferisco a quelli/e che si proclamano tali). La cosa non deve sorprendere, dal momento che gli intellettuali del Terzo Mondo la sanno lunga sulle mode progressiste dalle nostre parti, a partire del "realismo magico" in poi. Insomma, la protagonista sembra inventata dalla Cavarero, o giù di lì!
Noi ci commoviamo tanto, ma non dalla condizione del marito cattivo ridotto in coma, anzi! Ci rendiamo disponibili a subire le storie che la moglie gli racconta, peccati inclusi, fino a cornificarlo in presenza sua, ltanto è incosciente e non la ascolta. Il tipo era cattivo e certo se lo merita, anche se è un eroe di guerra, ma si sa, chi fa la guerra è pure sempre uno che non sa amare, ecc., ecc. Peccato che LUI alla fine si sveglia!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a misesjunior »
[ - ] lascia un commento a misesjunior »
|
|
d'accordo? |
|
miapia
|
domenica 12 maggio 2013
|
ma censurate???
|
|
|
|
Avevo lasciato un commento al film, in verità in controtendenza con gli altri (l'ho giudicato noiosissimo e furbo), ma dopo essere stato regolarmente pubblicato, da tempo é
, sparito. Qual é la politica del sito sui commenti? Vengono eliminati per quale motivo?
|
|
[+] lascia un commento a miapia »
[ - ] lascia un commento a miapia »
|
|
d'accordo? |
|
m.barenghi
|
sabato 4 maggio 2013
|
quanto è bella e sapiente questa pietra paziente
|
|
|
|
La "pietra paziente" di Atiq Rahimi -regista di questo splendido film nonché autore dello script da cui è tratto- è un ciottolo al quale, secondo una leggenda locale, le donne afghane confidano tutti i turbamenti che popolano la loro condizione di repressione, isolamento e solitudine, scaricando sul sasso le proprie tensioni fino a quando è la pietra stessa a sbriciolarsi non riuscendo più a sostenere il peso di questi segreti. Ed è proprio come una pietra paziente che una zia, "che sa delle cose della vita", consiglia alla nipote -la più che stupenda protagonista della vicenda- di trattare il marito, giacente da giorni in totale catalessi a seguito di una pistolettata al collo guadagnatasi in modo del tutto gratuito durante una lite con un commilitone.
[+]
La "pietra paziente" di Atiq Rahimi -regista di questo splendido film nonché autore dello script da cui è tratto- è un ciottolo al quale, secondo una leggenda locale, le donne afghane confidano tutti i turbamenti che popolano la loro condizione di repressione, isolamento e solitudine, scaricando sul sasso le proprie tensioni fino a quando è la pietra stessa a sbriciolarsi non riuscendo più a sostenere il peso di questi segreti. Ed è proprio come una pietra paziente che una zia, "che sa delle cose della vita", consiglia alla nipote -la più che stupenda protagonista della vicenda- di trattare il marito, giacente da giorni in totale catalessi a seguito di una pistolettata al collo guadagnatasi in modo del tutto gratuito durante una lite con un commilitone.
La vicenda si svolge quasi interamente in interni (la camera in cui giace l'uomo, teatro delle confessioni della moglie) con fugaci incursioni nei dintorni (il cortile, coabitato con una famiglia di vicini, lo scantinato, dove tutto il rione si rifugia durante i bombardamenti, la casa della spregiudicata zia, ultimo appiglio di salvataggio per la protagonista che le affiderà le due figliole): un impianto scenico dunque sostanzialmente teatrale, reso allo spettatore con grande rigore estetico ed una fotografia sempre strepitosa. Un "kammerspielfilm" all'afghana, che lascia lo spettatore inizialmente sospettoso per il timore che si vada dipanando la solita vicenda privata di calamità ricorrenti ed ineluttabili, così frequenti nel cinema centroasiatico di questi ultimi anni (Vv. anche lo splendido e terribile "Alle cinque della sera"). Invece nella storia entrerà anche un giovane miliziano, con cui la donna intreccerà una relazione a metà strada fra paura, affetto e protezione, e che sarà presente nel momento dello sgretolamento della pietra paziente. Il finale è "aperto", ma si esce con l'anima leggera.
Il film avvince lo spettatore a suon di immagini che troverebbero una degna collocazione in un museo della fotografia o delle belle arti, trascinandolo fino in fondo all'interno di una storia che avrebbe anche potuto essere molto lontana da lui per connotazione culturale o geografica, e che invece gli provocherà forti emozioni, e non solo visive.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a m.barenghi »
[ - ] lascia un commento a m.barenghi »
|
|
d'accordo? |
|
rfmcenci
|
venerdì 3 maggio 2013
|
recensione: come pietra paziente
|
|
|
|
Implicitamente la trama racconta un’altra storia: il marito rappresenta le istituzioni, gli usi ed i costumi mussulmani, è un eroe di guerra, ottusamente timorato di Dio, sempre disposto a sacrificare la propria vita in nome della vittoria finale. E la moglie chi è? La moglie non è l’occidente, perché una donna dalla mentalità occidentale non potrebbe mai accettare una vita di segregazione, ma non è neanche l’Islam, poiché tradisce il marito, gli mente spudoratamente e prega per la sua morte.
[+]
Implicitamente la trama racconta un’altra storia: il marito rappresenta le istituzioni, gli usi ed i costumi mussulmani, è un eroe di guerra, ottusamente timorato di Dio, sempre disposto a sacrificare la propria vita in nome della vittoria finale. E la moglie chi è? La moglie non è l’occidente, perché una donna dalla mentalità occidentale non potrebbe mai accettare una vita di segregazione, ma non è neanche l’Islam, poiché tradisce il marito, gli mente spudoratamente e prega per la sua morte. Allora forse il messaggio implicito che il regista Rahimi tenta di trasmettere è che la moglie è la voglia di libertà, trattenuta da una camicia di forza che si chiama tradizione, impossibile da scrollarsi di dosso, che costringe le donne emancipate arabe a vivere una vita nella vergogna, considerate uno scarto della società “civile”.
Analizzando la resa il primo aspetto che risalta è il mutare dei colori dall’inizio alla fine del film: nella parte iniziale le tinte sono di un pallido verde/azzurro, colori che indicano speranza, in questo caso la speranza della moglie che vuole indietro suo marito, la speranza riposta nella fine delle ostilità o nel cambiamento della situazione femminile nella cultura araba. Nella seconda parte invece, da quando la donna inizia a prendere “possesso” del suo corpo, a decidere della sua vita, si passa ad un rosso acceso, colore che notoriamente indica determinazione, sicurezza, autostima. Il dialogo con il marito è un lungo monologo nel quale la donna tradisce le intenzioni del regista: se il marito è la pietra paziente, perché la moglie gli racconta avvenimenti che egli già conosce? Da ciò si deduce che il dialogo con il marito, che infatti a tratti risulta forzato, è solo un espediente: la protagonista sta palesemente parlando al pubblico per introdurlo nella narrazione e per guidarlo attraverso di essa. La regia non brilla, indugiando sovente sul volto dell’uomo in coma invece di far provare compassione fa provare disgusto, le scene di sesso fulcro del film sono solo accennate, quasi il regista si vergognasse. Le riprese in movimento sono spesso ripetitive come lo sono quelle paesaggistiche che si limitano a pochissimi secondi di inquadratura di tetti e baracche. Il film è intervallato da una manciata di flashback che sarebbero potuti essere interessanti, ma sono talmente tanto caricati di pathos che risultano grotteschi.
Sebbene il film conceda alcuni spunti di riflessione, la sensazione che si prova è di arrampicarsi su uno specchio: analizzandolo si cerca di salvare il salvabile poiché la storia racconta una situazione di emarginazione, povertà e guerra notoriamente fonte di sdegno per un occhio occidentale, ma ciò che non emerge è la bravura del regista/sceneggiatore né la bravura degli attori o la resa della drammaticità della situazione. Per questi motivi il giudizio non può essere sufficiente. Voto: 5 su 10
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rfmcenci »
[ - ] lascia un commento a rfmcenci »
|
|
d'accordo? |
|
|