Come pietra paziente |
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Un film di Atiq Rahimi.
Con Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Massi Mrowat, Hassina Burgan
Titolo originale Syngué Sabour.
Drammatico,
durata 103 min.
- Francia, Germania, Afghanistan 2012.
- Parthénos
uscita giovedì 28 marzo 2013.
MYMONETRO
Come pietra paziente
valutazione media:
3,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quanto è bella e sapiente questa pietra pazientedi M.BarenghiFeedback: 80 | altri commenti e recensioni di M.Barenghi |
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sabato 4 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La "pietra paziente" di Atiq Rahimi -regista di questo splendido film nonché autore dello script da cui è tratto- è un ciottolo al quale, secondo una leggenda locale, le donne afghane confidano tutti i turbamenti che popolano la loro condizione di repressione, isolamento e solitudine, scaricando sul sasso le proprie tensioni fino a quando è la pietra stessa a sbriciolarsi non riuscendo più a sostenere il peso di questi segreti. Ed è proprio come una pietra paziente che una zia, "che sa delle cose della vita", consiglia alla nipote -la più che stupenda protagonista della vicenda- di trattare il marito, giacente da giorni in totale catalessi a seguito di una pistolettata al collo guadagnatasi in modo del tutto gratuito durante una lite con un commilitone. La vicenda si svolge quasi interamente in interni (la camera in cui giace l'uomo, teatro delle confessioni della moglie) con fugaci incursioni nei dintorni (il cortile, coabitato con una famiglia di vicini, lo scantinato, dove tutto il rione si rifugia durante i bombardamenti, la casa della spregiudicata zia, ultimo appiglio di salvataggio per la protagonista che le affiderà le due figliole): un impianto scenico dunque sostanzialmente teatrale, reso allo spettatore con grande rigore estetico ed una fotografia sempre strepitosa. Un "kammerspielfilm" all'afghana, che lascia lo spettatore inizialmente sospettoso per il timore che si vada dipanando la solita vicenda privata di calamità ricorrenti ed ineluttabili, così frequenti nel cinema centroasiatico di questi ultimi anni (Vv. anche lo splendido e terribile "Alle cinque della sera"). Invece nella storia entrerà anche un giovane miliziano, con cui la donna intreccerà una relazione a metà strada fra paura, affetto e protezione, e che sarà presente nel momento dello sgretolamento della pietra paziente. Il finale è "aperto", ma si esce con l'anima leggera. Il film avvince lo spettatore a suon di immagini che troverebbero una degna collocazione in un museo della fotografia o delle belle arti, trascinandolo fino in fondo all'interno di una storia che avrebbe anche potuto essere molto lontana da lui per connotazione culturale o geografica, e che invece gli provocherà forti emozioni, e non solo visive.
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