Come pietra paziente |
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Un film di Atiq Rahimi.
Con Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Massi Mrowat, Hassina Burgan
Titolo originale Syngué Sabour.
Drammatico,
durata 103 min.
- Francia, Germania, Afghanistan 2012.
- Parthénos
uscita giovedì 28 marzo 2013.
MYMONETRO
Come pietra paziente
valutazione media:
3,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La pietra che ascolta con pazienza i segreti delle donne
di Natalia Aspesi La Repubblica
In una stanza spoglia un uomo è disteso a terra, nell'immobilità assente del coma, la giovane moglie inginocchiata accanto a lui amorevolmente lo assiste e sempre più crudelmente gli parla: fuori le cannonate, le macerie, la polvere, i carri armati, i morti, di Kabul. La meraviglia sconvolgente di Come pietra paziente, nasce da queste immagini dolenti e miserabili, dal lungo monologo angosciato e feroce della donna che raccontando se stessa racconta tutta la sofferenza, l'umiliazione, la ribellione di milioni di donne; dal viso di emozionante bellezza dell¿attrice iraniana Goldhifeth Farahani, che l'impenetrabile burka cancella, ogni volta che con gesti antichi di rabbia e sottomissione lei ci si imprigiona. Il film diretto dall¿afgano Atiq Rahimi, che vive in Francia da 30 anni (sceneggiato con Jean-Claude Carrière), è tratto dal suo romanzo Pietra di pazienza vincitore del Goncourt nel 2008 (Einaudi), ed è una di quelle opere straordinarie che ogni tanto il cinema sa dare, incantandoci e costringendoci a pensare al dolore del mondo, e in questo caso all¿oppressione delle donne cui tutto viene negato in società patriarcali, dominate dalla frustrazione sessuale e dalla tirannia religiosa. «Chi non sa fare l¿amore fa la guerra», dice la sapiente padrona di un bordello che con quel lavoro si è liberata, imparando a conoscere la fragilità maschile. Lo dice alla nipote, la moglie dell¿uomo in coma, che le ha affidato le sue due bambine. E la vita va avanti, va avanti la guerra che dopo 25 anni nessuno sa più di chi contro chi: la guerra entra in casa, ed è un mujahid feroce e armato che non violenta la giovane donna solo perché lei si dichiara prostituta, cioè indegna di un buon musulmano, ed è un mujahid giovane e timido che si lascia travolgere da un impensabile sentimento d'amore. Si dice che esista una pietra così paziente da ascoltare tutto ciò che le donne debbono tacere, sino a quando, piena di quelle disperate rivelazioni, scoppia in mille pezzi, liberando le sue confidenti. Ecco, per la giovane moglie, il marito vivo e senza vita, diventa la sua pietra paziente. A cui confida i ricordi di un¿infanzia dolente, con un padre che amava solo le sue quaglie da combattimento e pagava i debiti vendendo le figlie, dell¿arida prima notte di nozze, senza una parola, senza un gesto, lei vergine, ma con la paura di non poterlo dimostrare; della terribile suocera che non restando lei incinta, voleva cacciarla condannandola al disprezzo e all¿abbandono di tutta la comunità. E se i gesti della donna verso quel corpo inanimato continuano a essere soccorrevoli, a poco a poco la parola che le è stata tolta in quanto donna, diventa un fiume liberatorio e vendicativo; e quel suo corpo maledetto e sempre occultato perché peccaminoso, perché impuro, prende la sua rivincita, si dichiara, sboccia, rivendica i suoi diritti. Le è sempre stato proibito, ma adesso lei si sente libera di baciare il marito sulla bocca, di accarezzare il suo corpo che, come pietra paziente, accoglie inerte quei gesti negati quando potevano essere condivisi nella reciproca gioia. Sì, grida la giovane donna a se stessa, a quell'uomo che da sedici giorni è in coma, al mondo, anche lei ha un corpo, anche lei ha desiderato, anche lei si è data piacere: e soprattutto può finalmente rivelargli il suo terribile segreto, la colpa che l'ha salvata. Fino a quel momento.
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