NAPOLI VELATA ovvero NAPOLI SVELATA 6 Gennaio 2018 Confesso: sono di parte adoro Ozpetek anche quando non inventa storie per compiacere il pubblico ma pare crearle per se stesso per potere esprimere attraverso un film tutta la passione per gli uomini per i luoghi per le storie tragiche che lo coinvolgono e lo affascinano come accade nel suo ultimo film “Napoli velata” . La storia che il regista ci racconta è in bilico tra un profilo psichiatrico e un thriller ambientata in una Napoli assolutamente stereotipata dove il regista ha voluto mescolare tutto in abbondanza : i luoghi antichi e misteriosi tipo antro delle sibille dove la zia e le amiche della protagonista raccolgono pezzi di antiquariato simili a reperti degli scavi di Pompei, case antiche dove pare che il tempo si sia congelato e che gli avvenimenti accaduti e vissuti dai suoi abitanti siano stati per sempre immobilizzati come inghiottiti dalla lava sgorgata dal Vesuvio in eruzione ed abbattutasi sugli antichi abitanti di Pompei. Ed ancora i personaggi che abitano e popolano questa dolorosa magica stupefacente città sembrano essere tutti rigorosamente omosessuali o donne di dubbia moralità ( vedi le premiate nella scena finale che parrebbero essere le responsabili dell’ atroce delitto del giovane Andrea) o lo stereotipo dell’indovina occupante una caverna -antro a cui Adriana si rivolge nel tentativo di dare risposta alla sua angoscia E il gioco della tombola specchio della napoletanità che si svolge su una grande terrazza alle cui spalle si erge il Vesuvio simbolo perpetuo della città un “femminiello” estrae da un cesto una serie di numeri che vengono interpretati in uno sguaiato e volgare dialetto partenopeo E l’immagine dell’utero sezionato custodito nella affascinante Farmacia dell’Ospedale degli Incurabili (altro luogo icona di Napoli) e la rappresentazione del rito pagano della figliata dei Femminielli Tutto è esasperato provocatorio intenso e stupefacente come lo è la città di Napoli dove ancora oggi esiste una scissione ed una sovrapposizione di cultura e di tradizione di antico e di moderno di reale e di fantastico: Napoli è anche questo, Napoli è tutto questo. Tuttavia l’immagine di Napoli che esce dal genio di Ozpetek non è quella di una città decadente ma di un luogo dalle cui viscere a causa del magma sotterraneo di cui la città è permeata erompe un’ energia dilagante una travolgente vitalità La narrazione avviene come a scatti tra luci ed ombre ; impronunziabili segreti di famiglia celati da bugie che determinano il blocco della coscienza di Adriana la protagonista del film che vive in uno stato di congelamento di sentimenti che toglie aria e gioia alla sua vita e da un male oscuro che viene acuito da un lavoro che la fa vivere in mezzo ai morti ( Adriana è un anatomopatologa che compie autopsie sui cadaveri) e sarà proprio durante un esame di un cadavere in sala anatomica che lei riconoscerà da un tatuaggio sul corpo il suo giovane amante, amante conosciuto la sera prima e da cui è stata travolta da un ondata di irrefrenabile passione mai vissuta prima. Questo trauma risveglierà in lei il primo trauma rimosso dell’ omicidio compiuto dalla propria madre sul padre e del suicidio della stessa tutto accaduto davanti ai suoi occhi bambini. La trama è volutamente contorta. Ozpetek ha fatto di tutto per confondere le carte aggiungendo e sottraendo ma nonostante i suoi sforzi la scena iniziale è rivelatrice di tutta la storia. Sospeso tra il personaggio di Adriana la protagonista del film e del matematico John Nash del film A Beautiful mind, entrambi preda di allucinazioni , il film si rivela già dalla prima scena. Una scena che viene girata su quel capolavoro di scalinata a struttura ellissoidale progettata dall’architetto Giulio Ulisse Arata per il prestigioso Palazzo Mannajolo . La scena finale dove il regista pone la conclusione del film è un ulteriore omaggio alla città, essa si svolge infatti nella Cappella Sansevero altro gioiello del patrimonio artistico internazionale dove è custodita la statua del Cristo velato (da cui presuppongo faccia riferimento il titolo del film )di Giuseppe Sanmartino . Insomma un film potente esasperato contradittorio ingestibile come la città in cui si svolge come il suo autore come la vita. Elena
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