C'era una volta... a Hollywood |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch.
continua»
Titolo originale Once Upon a Time in Hollywood.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 settembre 2019.
MYMONETRO
C'era una volta... a Hollywood
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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noioso-deludente-disturbante gioco di prestigiodi carloalbertoFeedback: 51365 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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martedì 24 settembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Come un buon prestigiatore Tarantino allestisce il classico spettacolo del gioco degli specchi grazie all’abusato marchingegno del film girato sui film, che genera molteplici immagini caleidoscopiche che si riflettono l’una nell’altra, rinviando, nella fattispecie, dal Di Caprio attore al Di Caprio che interpreta un attore di telefilm popolari, che a sua volta interpreta il ruolo del cattivo nei western della Hollywood degli anni ’60, che a loro volta si rispecchiavano negli spaghetti-western di Corbucci e di Leone in Italia. Pitt interpretando la controfigura di Di Caprio, lo stuntman amico-lacchè inseparabile che vive una vita miserrima ma forse più divertente della sua, duplica l’immagine del protagonista nella vita e sul set, moltiplicando l’effetto all’infinito. L’installazione di un ultimo specchio, rappresentato dalla tragica storia di cronaca nera che coinvolse Sharon Tate, dovrebbe coinvolgere, quale unico elemento realistico della pellicola, lo spettatore in sala, conducendolo ipnoticamente in una dimensione temporale parallela ove il protagonista ed il personaggio si fondono in un finale catartico. Basta un cammeo di Al Pacino, il duo protagonista Pitt-Di Caprio e la firma di Tarantino per realizzare un prodotto commercialmente valido e artisticamente pretenzioso da presentare alla Mostra del cinema di Venezia? Ovviamente la risposta è si. Poi tutto segue di routine. Il battage pubblicitario gratuito fatto da interviste televisive compiacenti a questo o a quell’attore e dalle retrospettive sull’autore mandate in onda sui canali nazionali la settimana prima dell’uscita nelle sale, farà il resto. C’era una volta a Hollywood ha il merito di far riflette su cosa sia diventata oggi Hollywood: la più potente macchina dello spettacolo globalizzato. Quale era la necessità artistica di fare gossip sulla vita privata di Polanski e di tirare in ballo la tragica fine di Sharon Tate? Nessuna. E’ stata una scelta cinica e di cattivo gusto, con la quale, tuttavia, il maestro Tarantino ha dimostrato di essere molto simile a uno dei suoi personaggi trash, lasciandosi coinvolgere nel suo stesso gioco di rimandi e di rinvii, così che il cinismo del prestigiatore-regista si riflette nel cinismo del bounty killer e così via. Il gioco di prestigio è riuscito a metà. Lo spettacolo esteticamente compiuto rimane sulla scena. L’ultimo specchio ha prodotto l’effetto opposto a quello sperato perché lo spettatore non si può rendere complice di un’operazione immorale e disturbante e ne resta distaccato. Alla fine rimane la sensazione di squallore e la consapevolezza di essersi annoiati per più di due ore, irretiti consumatori dell’ennesimo prodotto pseudoartistico sfornato da quella formidabile industria dell’intrattenimento che è oggi Hollywood.
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