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Rassegna stampa di Nicole Kidman

Nicole Kidman (Nicole Mary Kidman) è un'attrice statunitense, produttrice, produttrice esecutiva, è nata il 20 giugno 1967 a Honolulu, Hawaii (USA). Nicole Kidman ha oggi 57 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.

TIZIANO SOSSI
MYmovies.it

Figlia di un biochimico oltre che psicologo e di una convinta femminista. La famiglia si sposta a Washington DC per le esigenze di lavoro del capo famiglia e tre anni più tardi Nicole si trova a Sydney in Australia che diventa la sua patria adottiva. La ragazza è alta con una pelle bianca simile alla porcellana, capelli rossi e sicura di sé. Inizia a studiare mimo all'età di 8 anni dopo 5 anni di danza classica. A 10 anni il debutto a teatro e nel 1983 il primo film per la tv, Chase through the night. Al cinema debutta con un film prodotto dal regista George Miller, Bush Christmas. Ma deve aspettare il 1989 e il suo ottavo ruolo al cinema e molta televisione per ottenere la sua prima porzione di popolarità. Interpreta infatti Rae Ingram, moglie coraggiosa di Sam Neill che deve tenere testa al maniaco Billy Zane nel thriller Ore 10: calma piatta di Philip Noyce. Un film girato interamente su una barca come il film d'esordio del 1962 di Roman Polanski Il coltello sull'acqua. È il 1990 quando le porte di Hollywood si spalancano per lei con Giorni di tuono, mediocre film di Tony Scott. Questo film è importante per due ragioni, per gli incassi e per il primo incontro della futura coppia Nicole Kidman-Tom Cruise. Quando i due recitano di nuovo insieme in Cuori ribelli saranno già marito e moglie (il matrimonio avviene alla vigilia di Natale del 1990). È il 1992 ma nel frattempo la Kidman non tradisce il suo paese natale e recita in Flirting con Thandie Newton, oltre ad essere al fianco di Dustin Hoffman in Billy Bathgate di Robert Benton. Elegante e delicata, recita con consapevolezza e intelligenza. Le sue donne al cinema sono al tempo stesso fragili e forti, e si dimostrano coraggiose di fronte a ogni avversità. Nel 1993 è al fianco di Michael Keaton in My Life - Questa mia vita un melodramma da dimenticare e recita con Alec Baldwin e Bill Pullman nell'inquietante thriller Malice - il sospetto. Due anni dopo ottiene un grande successo con Batman Forever e guadagna il Golden Globe per l'eccellente interpretazione in Da morire di Gus Van Sant. Il ruolo della ragazza arrivista e senza scrupoli che arriva al delitto è reso, come richiesto da copione, in maniera satirica. Un altro ruolo importante lo ottiene grazie alla regista Jane Campion che la vuole nel suo adattamento del romanzo Ritratto di signora, opera dello scrittore Henry James. Grande interpretazione che convince Stanley Kubrick a chiamarla nel suo ultimo capolavoro Eyes Wide Shut al fianco del consorte Tom Cruise. Prima però si concede un film d'azione con George Clooney dal titolo The Peacemaker. La crisi del rapporto con Cruise inizia proprio sul set di Eyes Wide Shut dove i due devono ricorrere a un analista. Nel febbraio del 2001 è la separazione, i due hanno due figli adottivi. Apre ufficialmente il Festival di Cannes nello stesso anno con il film musicale Moulin Rouge dell'australiano Baz Lurham al fianco di Ewan McGregor e in The Hours ha il ruolo della scrittrice Virginia Woolf al fianco di Julianne Moore e Meryl Streep. Grazie a questa sua ultima interpretazione drammatica, dove appare letteralmente irriconoscibile, ottiene il premio Oscar quale Miglior attrice. Nicole si è gettata a capofitto nel lavoro, operando un'accurata scelta dei copioni e interpretando almeno un paio di must, come The Others e Dogville (dove ha tenuto testa al genio eccentrico di Lars von Trier) oltre al deludente (ma non per suo demerito) La macchia umana. Non sempre le sue scelte sono state all'insegna dell'impegno e si contano nella sua filmografia parecchi scivoloni, come My Life, Amori e incantesimi, Birthday Girl. Solo che lei rimane Nicole in ogni pellicola: eterea e inarrivabile, col suo talento e la sua esperienza è tra le poche attrici a Hollywood in grado di salvare da sola anche un pessimo film.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Con la sua fragilità da vittima inerme, con la sua faccia bianca e tesa, con i suoi occhi infinitamente stanchi e delusi, in Dogville di Lars von Trier, Nicole Kidman conferma una straordinaria versatilità. La star australiana sa ormai usare a perfezione il suo corpo lungo e sottile, la sua gran bellezza, modellandoli per i personaggi più diversi.
Sopraffatta dalla crudeltà altrui e poi capace di vendetta spietata in Dogville, è stata in Moulin Rouge una seduttrice spettacolare, in The Others una occulta infanticida composta e severa, in Eyes Wide Shut una moglie misteriosa e sensuale;è stata persino una stupida accecata dall’ambizione di diventare una diva del giornalismo tv, una borghesuccia vanesia e amorale, in Da morire di Gus Van Sant. E anche se sul set di Dogville il sadismo del regista si è scontrato duramente con l’ego della protagonista, il risultato è stato eccellente ed è un peccato sapere che la coppia non si riformerà più.

LIETTA TORNABUONI
L'Espresso

Un giglio bianco, una candela accesa, un dipinto di Friedrich. Una di quelle giovani signore, mamme borghesi degli anni 1945-55, composte come Grace Kelly o Deborah Kerr, vestite di seta, ben pettinate, con le perle: belle e fredde, distanti eppure materne e capaci di occultare ardori carnali. La sua unica scena veramente erotica, Nicole Kidman l’ha interpretata con un bambino di dieci anni in Birth di Jonathan Glazer: nudi, la signora e il ragazzino che sosteneva d’essere la reincarnazione del marito di lei stanno seduti insieme nella vasca da bagno, si toccano, si accarezzano piano, si fanno scorrere l’un l’altro l’acqua addosso, si fissano negli occhi, si sorridono amorosamente. Nicole Kidman ha 38 anni, è bellissima, elegantissima, brava, d’una versatilità non comune. Nata alle Hawaii da una famiglia australiana, alta, sottile, con lineamenti fini, rossa di capelli e di pelle, ha cominciato a fare cinema a 22 anni, subito protagonista in Ore 10 calma piatta di Philip Noyce, thriller marino in cui fronteggiava da sola su una barca un bell’assassino psicopatico. Sopraffatta dalla crudeltà altrui e vendicatrice spietata in Dogville di Lars von Trier, in Moulin Rouge è stata una seduttrice spettacolare, in The Others una occulta infanticida, in Eyes Wide Shut di Kubrick una moglie misteriosa. È stata persino una stupida accecata dall’ambizione dì diventare una diva del giornalismo tv, una borghesuccia vanesia e amorale in Da morire di Gus Van Sant; è stata magnifica a trent’anni in Ritratto di signora di Jane Campion dal romanzo di Henry James, un memorabile quadro d’infelicità femminile; è stata brava nei film accanto all’ex marito Tom Cruise (Cuori ribelli, Giorni di tuono). Ma non è perché sia brava, perfezionista e dì ambizioni bene organizzate, che Nicole Kidman piace. Piace perché è bella, naturalmente. Perché non è una bellezza contemporanea: la sua grazia, i lineamenti delicati, gli occhi chiari sono senza tempo e senza luogo, possono assorbire tutti gli ideali e i modelli possibili (aristocratica settecentesca, romantica ottocentesca, clone, cyborg). Piace perché le spettatrici sono convinte, spiandola sullo schermo, di poter cogliere i segreti di uno chic sublime; e perché gli spettatori possono immaginare d’essere capaci di infrangere quella corazza dì remota freddezza.

SIMONETTA ROBIONY
La Stampa

Nicole Kidman è bellissima. Più bella da vicino che sullo schermo. Trovarle un difetto è impossibile. Solo lei ci riesce. «Sono troppo alta», dice. «Ogni tanto vorrei guardare il mio partner dal basso, alzando la testa verso di lui. Non mi è mai capitato». La prova che la sua vertiginosa altezza sia un problema? Quand’era la moglie diTom Cruise, e lo è stata per dieci anni, nelle serate pubbliche al fianco del marito, appariva a piedi nudi, tenendo in mano i sandali col tacco che si era appena sfilati. Ma Nicole Kidman è anche bravissima. Non oggi che ha vinto un Oscar per la sua interpretazione di Virginia Wooff in The Hours e s’è beccata premi e riconoscimenti un po’ dappertutto, ma bravissima fin da quando a14 anni esordì sulla Tv australiana nella serie Bush Christmas e subito dopo col film di Phil Noyce Calma piatta conquistò mezzo mondo. Non è un caso che Jane Campion, la regista di Lezioni di piano, quando la volle come protagonista di Ritratto di signora da Henry James, confessò: «Ci conosciamo da anni: io studiavo regia, lei recitazione nello stesso istituto. Era ancora un’adolescente ma era tanto ricca di talento che ci scambiammo la promessa di lavorare insieme». Bellissima e bravissima, dunque Nicole Kidman. In più colta, intelligente, sensibile, madre di due bambini adottati con l’ex marito Tom Cruise nonché forte di una famiglia d’origine affettuosa e partecipe che la segue sempre. È naturale, quindi, che avendo in mano tante carte da giocare, cerchi di interpretare ruoli difficili e complessi. Avere successo al botteghino non le basta vuole osare. E così, quando ha scelto di far teatro a Londra, ha fatto Blue Room, testo duro con molto nudo e molto erotismo. Mentre al cinema, dopo Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Kubrick, La macchia umana di Benton da Philip Roth, Dogville di Lars von Trier e Cold mountain di Minghella, ha scelto l’arduo Birth di Jonathan Glazer, in concorso alla Mostra di Venezia e adesso in uscita da noi il 17 dicembre perla Eagle Pictures. Un’altra sfida La storia di un bambino e di una donna lui sostiene di essere la reincarnazione del defunto amatissimo marito di lei, che gli crede e rinuncia a un nuovo matrimonio. È stato subito scandalo: il bambino, la donna adulta, il sesso tra loro. Troppo. La Kidman s’è difesa. «Mai pensato a scene erotiche tra me e il bambino. Mai tagliato neanche un fotogramma al montaggio. Ho un figlio della stessa età del piccolo protagonista. Siamo stati attentissimi a non turbarlo». Ma non è imbarazzante fingere attrazione per un ragazzino di dieci anni? «Mi ha aiutato il fatto che lui avesse uno sguardo da uomo. Ma soprattutto mi ha aiutato entrare nella testa di questa donna. Gli psicanalisti direbbero che non ha ancora elaborato il lutto. Io più semplicemente dico che un grande amore si dimentica a fatica. La mia protagonista crede alle bugie che il ragazzino le racconta perché ne ha bisogno. Nella vita non tutto è razionale: ci sono lacune, zone d’ombra A me piace esplorarle. Continuerò a farlo, ma non troppo a lungo. Recitare mi costa una consistente perdita di energie che in futuro vorrei dedicare ad altro». Intanto, prima che il futuro diventi presente, la Kidman, sorprendendo di nuovo, ha accettato di puntare, per una volta, sul suo corpo e, forte di un contratto miliardario, è diventata la testimonial della Maison Chanel, ha girato uno spot con Baz Lhurman sul leggendario profumo Numero 5, ha sfilato in passerella accanto a Karl Lagerfeld oscurando Naomi e ottenendo pagine e pagine sui giornali. Da Lo Specchio, 11 dicembre 2004

SILVIA BIZIO
La Repubblica

Divorziare le ha fatto proprio bene: Nicole Kidman è sbocciata come una primavera dopo essersi lasciata con Tom Cruise. Moulin Rouge, The Others, l’Oscar per The Hours‚ Cold Mountain, La macchia umana, Dogville: nessuno è più riuscito a fermare la rossa venuta dall’Australia, ormai grande dama di Hollywood, venerata da pubblico, critici e colleghi. Il ventaglio dei suoi talenti è aperto come la ruota di un pavone, le sue scelte sono tutte ispirate. Qualsiasi cosa faccia lascia un segno, e di cose ne fa tante: non c’è stagione senza un suo nuovo film. Questa volta la signora “15 milioni di dollari” (tanto è il suo cachet per ogni film) sta per apparire nella commedia di Frank Oz La donna perfetta, che dovrebbe uscire all’inizio di giugno.
La Kidman come musa e sexsymbol dell’uomo pensante: una svolta intellettuale insospettata dopo un inizio all’insegna dell’azione, da Ore 10: Calma Piatta di Philip Noyce, con cui era approdata in America, a Giorni di Tuono (1990), il suo primo film a fianco di Cruise, fino a The Peacemaker (1996) accanto a George Clooney. Alta, slanciata, elegante, la Kidman, 37 anni e due figli, Conner 10, e Bella 12. avrebbe potuto restare sul sicuro del cinema commerciale: la strada scelta da tante altre prima di lei, da Demi Moore a Meg Ryan o Sandra Bullock. E invece le sue scommesse avvengono all’insegna del cinema d’autore: da Eves Wide Shut di Kubrick, al musical Mulin Rouge e all’indipendente Birthday Girl.

REDAZIONE
Vanity Fair

Di persona è di una bellezza inquietante. La rossa lentigginosa di un tempo ha lasciato il posto a una Nicole color crema, dall’incarnato ai capelli biondo vaniglia. È talmente alta, e talmente magra, da sembrare un’illusione ottica. Quando la vedo, sprofondata su un divano d’albergo, noto subito la vita stretta come quella di una mannequin anni Cinquanta e le gambe lunghissime sopra tacchi di coccodrillo.
Negli ultimi anni Nicole Kidman ha interpretato la madre infanticida di The Others, la suicida Virginia Woolf in The Hours, la donna schiavizzata e seviziata in Dogville. Ora eccola in Birth, nei panni di una vedova che non sa rassegnarsi alla perdita dei suo amore. Tutti personaggi “disturbati“. È questo, le chiedo, ad attrarla?
«Non saprei», sospira, chiudendo gli occhi e sfiorandosi la fronte con il palmo della mano (quando l’avevo vista fare lo stesso gesto nel film Eves Wide Shut l’avevo trovata troppo teatrale: ora capisco che le viene naturale). «Di sicuro non scelgo i personaggi perché sono disadattati. Però credo siano esseri umani con cui mi trovo in sintonia».
Come ci si può aspettare da un’australiana che vive da quattordici anni a Los Angeles, non ha più un accento ben definito. Il suo inglese è neutro, ma pronto ad assumere qualsiasi intonazione geografica richiesta dal prossimo molo. I registi parlano sempre della sua flessibilità. Stephen Daidry, che l’ha diretta in The Hours, la definisce «attrice trasformista». Jonathan Glazer, che l’ha voluta in Birth‚ la definisce «malleabile», come a dire che non sarebbe nulla senza la mano di un regista a modellarla. Nicole non ci trova niente di male: «Il cinema è il mezzo di un regista. Tu devi solo chiedergli che cosa vuole da te. Fare l’attore significa adattarsi, fisicamente ed emotivamente. Se questo significa che devi essere bellissima, tanto di guadagnato. Ma se invece (levi essere l’esatto opposto, io sono disposta a fare anche quello».

PRESSBOOK

Si è inizialmente imposta all’attenzione del pubblico americano con l’acclamata interpretazione nell’avvincente thriller psicologico del 1989 di Phillip Noyce Ore 10: calma piatta (Dead Calm). Da allora, grazie alla sua versatilità espressiva, l’attrice si è affermata a livello internazionale vincendo numerosi premi.
Nel 2003 la Kidman si è aggiudicata un Academy Award, un Golden Globe, un BAFTA e un Orso d’argento al Festival di Berlino per il ritratto di Virginia Woolf in The Hours di Stephen Daldry. Nel 2002 ha ottenuto la prima candidatura agli Oscar con l’interpretazione nell’innovativo musical di Baz Luhrmann Moulin Rouge!. Per quel ruolo, e per quello interpretato nel thriller psicologico dell’autore/regista Alejandro Amenabar The Others, l’attrice ha ricevuto due candidature ai Golden Globe nel 2002, vincendo il premio come migliore attrice in un musical. Il primo Golden Globe lo ha conquistato con il ritratto straordinario e maliziosamente divertente di una donna ossessionata dall’idea di diventare una celebrità televisiva a tutti i costi, in Da morire (To Die For) di Gus Van Sant, e ha ricevuto altre tre candidature a questo premio: per l’interpretazione in Birth – Io sono Sean di Jonathan Glazer, per Ritorno a Cold Mountain (Cold Mountain) di Anthony Minghella e per Billy Bathgate – A scuola di gangster di Robert Benton.

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