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Rassegna stampa di Gian Vittorio Baldi

Gian Vittorio Baldi. Data di nascita 30 ottobre 1930 a Lugo di Romagna (Italia) ed è morto il 23 marzo 2015 all'età di 84 anni a Faenza (Italia).

ALFREDO BALDI

Esordisce come documentarista con Il pianto delle zitelle (1958), cui seguono altri validi documentari del genere cinema-verità: Vita dei cessati spiriti (1959), La casa delle vedove (1960), Luciano (1960). Nel 1962 dirige uno degli episodi di Le italiane e l'amore, ideato da Zavattini alla cui poetica è notevolmente vicino. Il suo primo lungometraggio, Luciano, una vita bruciata (1962), che riprende un personaggio del suo documentario e in cui egli sviluppa la narrazione collegandosi sia ai moduli neorealistici che a quelli pasoliniani, uscirà solo nel 1967. Fuoco! (1968) porta all'esasperazione gli schemi del cinema-verità, raccontando senza antefatti né conseguenze un drammatico e sanguinoso fatto di cronaca di cui è protagonista un sottoproletario disoccupato. Più che di cinema-verità si dovrebbe parlare in questo caso di attualità ricostruita, tanto il racconto è spoglio di ogni elemento di finzione, di ogni fattore esterno di disturbo. La notte dei fiori (1972) tenta con scarso successo di raccontare una vicenda a metà tra il reale e il fantastico. L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale (1975) narra un episodio di terrorismo compiuto in Emilia dalle squadracce fasciste repubblichine, ricostruendo efficacemente un clima di angoscia e di terrore. Nel 1988 ritorna alla regia con un filme coprodotto RAI: ZEN-Zona Espansione Nord, ambientato nel popolare quartiere di Palermo, documento drammatico del degrado sociale, cui si contrappongono solo una suora e un prete. Come produttore B. ha realizzato numerose importanti opere, tutte al di fuori di ogni logica commerciale: Trio (1967) di Gianfranco Mingozzi O, Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, 1967) di Jean-Marie Straub, Diario di una schizofrenica (1968) di Nelo Risi, Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini, Quatre nuits d'un rêveur (Quattro notti di un sognatore, 1972) di Robert Bresson.

GIAN PIERO BRUNETTA

Gian Vittorio Baldi è molto drammatico e costituisce quasi un esempio limite. Rappresentante della folta pattuglia di autori emiliano-romagnoli che si formano negli anni Cinquanta ed emigrano poco alla volta, richiamati dall'esempio felliniano e antonioniano, di cui vedremo altri esponenti tra poco, Baldi lavora come documentarista, prima di esordire nel lungometraggio nel 1962 con Luciano, la cui uscita pubblica avviene solo cinque anni dopo. I suoi lungometraggi per lo più sono passati direttamente dalla moviola e dal laboratorio di stampa all'archivio, senza quasi avere la possibilità di incontrare il pubblico. L'opera di Baldi, nel suo complesso, è la più invisibile e la meno vista di quella di tutti gli altri autori che hanno esordito nello stesso periodo. Pasoliniano il primo film che segue un ragazzo di vita nelle sue tappe obbligate e che non lascia tracce forse per l'eccessivo carattere documentaristico. Fuoco! del 1968, a cui segue La notte dei fiorì del 1971, ha la forma di un reportage giornalistico in diretta, in cui il regista esperimenta le possibilità estreme d'uso della macchina da presa a mano. La macchina e la sua mobilità sono determinate dalla dinamica del personaggio più che dalla mano del regista: la follia del protagonista si comunica fisicamente alla macchina che ne trascrive il senso come su un tracciato.

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