Un viaggio in India che è anche un percorso interiore su quanto il vissuto passato influisca sul presente. Documentario, Italia2020. Durata 60 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio fantasioso e inconsueto alla ricerca di un'antica leggenda indiana, che parte dalla Sardegna e arriva fino alle pendici dell'Himalaya. Espandi ▽
Stefano Deffenu nel 2011 fece un viaggio in India con l’obiettivo di cambiare se stesso avendo cambiato mondo. Fece tantissime riprese video che gli vennero rubate da un bambino. Tre anni dopo se le vide recapitare in un pacco privo di mittente. Trascorsi altri tre anni il regista ha trovato la forza per vedere quelle immagini e suddividere la narrazione in capitoli con un prologo ed un epilogo. Alla base del viaggio con un amico c’era la ricerca dei misteriosi Ananda, dei bambini che avevano sovvertito le regole imposte dagli adulti ribellandovisi e creando una comunità. Ananda è un percorso nell’India contemporanea che, alla disordinata curiosità del turista quasi per caso, aggiunge una ricerca interiore sul proprio vissuto di fratello gemello. Recensione ❯
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La storia e le battaglie di Masih Alinejad in un instant movie ricco di passione e preziose testimonianze. Documentario, Svezia2021. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La giornalista e attivista Masih Alinejad ha esortato le donne iraniane a ribellarsi contro l'hijab forzato sui social media. Il suo appello all'azione è diventato uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell'Iran di oggi. Espandi ▽
Vincitore nel 2021 del festival di film d’inchiesta Pordenone Docs - Le voci del documentario, Be My Voice ha il suo punto di forza nella quantità di informazioni che la sua instancabile protagonista veicola, nell’energia che oppone a un sistema di potere cieco e arcaico. Il suo cuore è nel montaggio di immagini per lo più girate da fotocamere di cellulari, veri coprotagonisti del film, e che, in quanto uniche testimonianze del presente, in un Paese che ha censurato i social e la rete, interessano maggiormente la regista e il pubblico. Immagini insostenibili, che costituiranno la memoria di una repressione implacabile e sottorappresentata. Già autrice di The Queen and I e del più autobiografico My Stolen Revolution, Nahid Persson pedina qui le giornate frenetiche, iperconnesse e psicologicamente dilanianti di Masih. L’unica presenza concessa è quella del marito di Masih, Kambiz Foroohar, anche lui giornalista politico, presente sia nei momenti di esaltazione della consorte, che in quelli, altrettanto frequenti, di disperazione, paura e senso di colpa per le minacce subite dai propri familiari e connazionali. Recensione ❯
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Un docufilm che nasce da una comunità di persone provenienti da tutto il paese, unite dal piacere
per il proprio lavoro e dal senso di appartenenza alla Città Morandiana di Colleferro. Espandi ▽
Città Novecento, serie di docu-film prodotta da Filmedea e curata da Dario Biello, è un viaggio tra il lavoro e l'innovazione tecnologica. Alessandro Haber racconta più di un secolo di progresso e sviluppo delle città, attraverso la fiction ambientata in una fabbrica e il suo centro abitato, dal Villaggio Operaio liberty, al piano di Riccardo Morandi, dall'evoluzione urbanistica e sociale alla città razionalista degli anni '30, fino alla Città Aziendale del dopoguerra.
E in questa prima puntata, presentata alla 16ª edizione della Festa del Cinema di Roma, la prima Città di Fondazione presa in esame è Colleferro, la città-fabbrica progettata attorno all'industria Bombrini Parodi Delfino, sorta nel 1912 nel comune laziale.
Città Novecento ha questo merito e cioè quello di farci ragionare su quanto città e uomini producano un unico movimento, che riscrive costantemente la Storia dell'essere umano. Recensione ❯
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La straordinaria storia di un uomo, Amin, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent'anni. Espandi ▽
Flee è la storia di un incontro: del regista Jonas Poher Rasmussen con quello strano ragazzo che, sul treno che portava entrambi a scuola, sedeva solo con lo sguardo fisso davanti a sé; e di quello stesso ragazzo di origine afghana, di nome Amin, che nel corso degli anni ha trovato di raccontare all’amico la sua storia. Flee è un documentario d’animazione, genere oggi molto frequentato, che usa il tratto a disegno per mettere una distanza tra l’obiettivo della macchina da presa e l’intimità del protagonista. Rasmussen lavora in maniera semplice ed elementare, come in fondo dimostra anche l’ultima inquadratura del film, che trova il fotorealismo nel momento in cui si congeda dallo stesso Amin. Costretto ad abbandonare il suo paese da ragazzino, Amin ha perduto l’idea di casa, di protezione, di sicurezza… L’animazione diventa così una fase di passaggio, la strada necessaria da percorrere – dopo tutte le miglia consumate, dopo tutte le partenze e i ritorni – per arrivare finalmente nella propria casa. Recensione ❯
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Un ritratto struggente e intenso di una comunità di amici che si ritrova insieme molti anni dopo per celebrare la vita e la morte prematura dell'amico più emblematico del gruppo. Espandi ▽
Nel 2018 Mauro Fagioli moriva a 47 anni. Da tempo era recluso all’ultimo piano di un palazzo della Roma bene dove esercitava la sua unica attività, portare a termine il film dei suoi sogni con materiali raccolti nell’arco di vent’anni: ore e ore di girato peripatetico cui avevano partecipato volontariamente tutti i suoi amici. Quegli stessi amici si ritrovano sul terrazzo condominiale del palazzo per celebrare la veglia funebre di Fagioli, ricordandone l’impresa mancata. Il documentario di Federica Di Giacomo racconta dal di dentro un mondo specificatamente romano: quello degli aspiranti cinematografari e della corte che si crea loro attorno. E pone infinite domande sull’arte e la sua necessità, sul rapporto fra ego e creazione, sulla differenza fra talento e velleità, sulla capacità di rimanere autentici e concreti di fronte alle sirene di una vocazione mai confermata, lasciando al suo racconto, che cresce nel segno dell’incompiutezza, la possibilità di dipanarsi con calma e precisione per la durata della rielaborazione del lutto. Recensione ❯
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Un accorato e potente documentario su Vincenzo Agostino, monumento vivente al dolore di Palermo. Documentario, Italia2022. Durata 65 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Vincenzo Agostino da ormai trentuno anni si batte con forza e determinazione nella richiesta di verità e giustizia sull'uccisione da parte della mafia del proprio figlio e della nuora. Espandi ▽
Io so chi siete: il documentario del regista Alessandro Colizzi e della sceneggiatrice Silvia Cossu, prende il titolo dalle parole che Ida Castelluccio, prima di morire per via di una pallottola nel cuore, urla agli assassini del marito. Da quel momento l'omicidio Agostino rimane avvolto per troppi anni nel mistero e nel silenzio, e da pochi anni è stato ripreso e ridiscusso in processo. a a muoversi nell'immobilità e a urlare a gran voce la necessità di un cambiamento, in Sicilia ci sono da anni i parenti delle innumerevoli vittime di omicidi a stampo mafioso; figli, genitori e nipoti di persone che si sono battute nel silenzio contro Cosa Nostra. Uno di questi è Vincenzo Agostino, vero e proprio “monumento vivente al dolore di Palermo” come viene definito nel documentario. Io so chi siete è un documentario privo di particolari picchi registici o pretese estetiche, è potente l'impatto. Perché il punto centrale è davvero l'urgenza del messaggio e della storia raccontata che, molto più che sulle immagini o sulle interviste riportate, passa attraverso il corpo e gli occhi di Vincenzo Agostino. Recensione ❯
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Un documentario che non si ferma a ricordare il passato ma affronta il presente senza falsi pudori. Documentario, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio caratterizzato dalle memorie di 14 tra le più storiche sale cinematografiche del nostro Paese. Espandi ▽
La cosiddetta magia della sala cinematografica viene testimoniata e liberata da qualsiasi tentativo di retorica da esercenti e spettatori che la conoscono per averla sperimentata nelle forme più diverse. Formisano e i suoi intervistati non si auto-esonerano dall’affrontare la realtà attuale ma dedicano spazio al propblema nell’ultima parte del documentario. Prima giustamente ricostruiscono la storia di 14 sale in diversi luoghi d’Italia per riaffermarne la centralità, nella consapevolezza di esperienze vissute tutte in prima persona senza alcuna nota di pietistica nostalgia. Si tratta di una presa d’atto corale di quanto la sala cinematografica costituisca un fondamentale elemento di aggregazione sin dalle sue origini e di conseguenza, come si evidenzia nel finale, un’eventuale sua scomparsa o forte contrazione nel numero possa di fatto impoverire non solo il comparto specifico ma la stessa trama del tessuto sociale nazionale. Recensione ❯
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Un raro documento di storia di cinema e riflessione sul senso e l'uso delle immagini
. Documentario, Italia2021. Durata 76 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di un operatore cinematografico rimasto in Albania dopo la guerra. Espandi ▽
Dopo l’occupazione italiana dell’Albania, il 7 aprile 1939, molti coloni italiani si trasferiscono a lavorare nel Paese. Quando la Germania prende il controllo del Paese i militari fuggono in montagna e gli italiani sono costretti a lavorare per i tedeschi. Infine, con la liberazione il regime comunista trattiene alcuni connazionali, tra cui un operatore cinematografico per l’Istituto Luce: Alfredo C. Dopo questi dati, sinteticamente riassunti dalle didascalie iniziali, Sejko rimette in scena quell’operatore e lo fa muovere all’interno di un deposito di pellicole. Qui ripristina una vecchia moviola, riassembla un proiettore e riporta letteralmente alla luce le preziose immagini raccolte tra il ’39 e il ’43.
Testimone di fatti storici e di svariati eventi di propaganda politica legati sia al regime fascista che a quello successivo, comunista, la voce extra diegetica di Alfredo C. diventa il passe-partout per riflettere sul senso e l’uso delle immagini, la responsabilità di chi filma e di chi le legge. “Ridare movimento al fotogramma” per riscoprirne i significati è l’intenzione che muove il film, che è al tempo stesso anche raro documento di storia del cinema pre digitale. Recensione ❯
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Un'ampia carrellata che prova a raccontare una delle figure artistiche più importanti degli ultimi 50 anni. Documentario, Italia2021. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un emozionante viaggio all'interno della vita e della carriera del più importante uomo di spettacolo italiano. Espandi ▽
All’inizio era un altro progetto. Nel 2018 Edoardo Leo avrebbe dovuto realizzare un documentario su A me gli occhi, please, lo spettacolo che nel 1976 ha cambiato il recente panorama teatrale, con Proietti che è stato seguito per due anni nei camerini, durante le prove e gli spettacoli. Poi, dopo la morte dell’attore il 2 novembre 2020, si cambia strada. Il racconto di questo lavoro è dichiaratamente insufficiente per mostrare quello che ha lasciato Proietti nella sua carriera di oltre 50 anni. Dentro a Luigi Proietti detto Gigi ci sono tre documentari.
Dei tre documentari il primo è quello più compiuto, il secondo è quello più classico, il terzo è quello invece del rimpianto. Una carrellata ampia, segnata da una voce-off che in alcuni momenti è apparsa troppo insistente ma utilizzata da Edoardo Leo per sottolineare quello che è stato il suo rapporto con Proietti e quella che è la sua visione su di lui. In più, anche se ci sono molte informazioni sul suo legame con Roma, non ne è emerso in pieno il rapporto viscerale di dipendenza. C’è tantissimo di Proietti in questo lavoro ma si voleva vedere ancora di più. La sua figura è ancora molto viva e presente nel nostro immaginario. Proprio per questo, forse il valore di Luigi Proietti detto Gigi aumenterà nei prossimi anni. Recensione ❯
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Un racconto corale sobrio e conciso che è anche indagine antropologica. Documentario, Italia2022. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Documentario girato in Polesine, nella memoria dell'alluvione che lo sommerse nel 1951. Espandi ▽
Il 14 novembre 1951 il fiume Po straripò a Occhiobello, un piccolo Comune in provincia di Rovigo, causando l'allagamento del Polesine, regione già poverissima. Una catastrofe ambientale che fece centodue vittime e oltre centomila sfollati e che ebbe come effetti l'immediata evacuazione della zona, l'emigrazione coatta in cerca di lavoro, una ricostruzione e un ritorno difficili. Alcuni anziani, allora bambini, intervistati oggi ricordano quei fatti, rievocando ricordi, choc, lutti ma anche episodi di un'esistenza oltre l'essenziale, in simbiosi con il fiume.
Scritto da Andrea Segre e dal giornalista e scrittore asolano Gian Antonio Stella, Po mette in dialogo, nel montaggio di Luca Manes e Chiara Russo, alcuni testimoni oculari dell'alluvione con i filmati in pellicola e le fotografie di Archivio Luce, Archivio storico Luce Cinecittà e Rai Teche (in una scena si riconosce anche un giovane Corrado Mantoni, nella sua prima veste di annunciatore radiofonico).
In questo racconto corale sobrio e conciso c'è chi confessa di non aver mai visto una forchetta prima che gli venisse offerta della carne; chi ha ancora i brividi a ripensare alla solitudine dello sfollamento, lontano dai familiari, o al bagno "collettivo" effettuato nella stessa acqua. Ma anche la compostezza di chi visita le tombe dei fuggiaschi su un camion travolto dall'acqua a Frassinelle Polesine e la dignità di chi non si vergogna di aver patito la fame, ricordando una madre pronta a bollire la testa di un animale infetto, pur di mettere qualcosa a tavola. Recensione ❯
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Un viaggio nella memoria famigliare della regista ma anche nella Storia della Rivoluzione iraniana. Documentario, Norvegia, Iran, Svizzera2020. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una storia d'amore, due modi di intendere la vita e la fede, una figlia divisa tra un padre laico e una madre religiosa praticante negli anni che hanno cambiato la storia dell'Iran. Espandi ▽
Hossein, iraniano occidentalizzato, sposa Tayl, una donna del suo Paese che non ha mai lasciato la famiglia di origine. Insieme si trasferiranno in Svizzera, conducendo una vita lontana anni luce da quella che avrebbero vissuto in Iran, anche se il rapporto fra marito e moglie mostra qualche segno di disparità anche in terra straniera. Quando la coppia tornerà a Teheran le tradizioni avranno tuttavia il sopravvento e le difficoltà per Tayl aumenteranno: la sua casa diventerà una prigione dorata per sottrarsi alla quale, e per recuperare la propria identità e indipendenza, la donna si unirà ai movimenti fondamentalisti che hanno preso piede nel suo ritrovato Paese. Radiograph of a family ricrea le difficoltà di una donna mediorientale calata in due culture diverse ma in qualche misura discriminatorie nei confronti del genere femminile, e soprattutto apre uno squarcio su una realtà poco conosciuta in occidente: la militarizzazione delle donne nell'esercito della Rivoluzione iraniana del 1979. La regista contestualizza i documenti personali lasciati dai suoi genitori con filmati d'archivio e Radiograph of a family compie un viaggio nella memoria famigliare ma anche nella Storia, ricostruendo quelle dinamiche esplosive che ancora oggi sfociano in violenza e ribellione, sia all'interno del nucleo domestico che sui campi di battaglia. Recensione ❯
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La vita quotidiana nei territori occupati della Cisgiordania si apre al cambiamento grazie all'azione di un gruppo di giovani palestinesi. Espandi ▽
Quante volte abbiamo visto immagini dei territori occupati della Cisgiordania, della West Bank segnata dai posti di blocco, dei soldati israeliani che pattugliano lande semideserte, spesso prendendosela con ragazzini inermi o con anziani pastori che rivendicano il diritto di far pascolare gli animali sulle loro terre? La questione palestinese è uno stallo perenne, una condizione che dopo vari decenni è quasi istintivo – colpevolmente – considerare, se non naturale, almeno strutturale, parte del mondo che l’ha creata e alla quale appartiene. Sarura mostra immagini di oggi, del 2009 e degli anni intercorsi tra la prima e la cosa visita dei registi. A parte la grana del digitale, meno definita e netta, nulla pare cambiato. In realtà ciò che è cambiata è la storia di At-Tuwani e del vicino villaggio di Sarura, sgomberato dagli israeliani. E sono cambiate le teste delle persone che lì vi abitano: oltre a resistere allo sgombero con la creazione di un comitato di lotta popolare, con azioni pacifiche contro il governo israeliano e con registrazioni audio e video delle violazioni dei diritti dei palestinesi, da qualche tempo si è cominciato anche a restaurare Sarura e le sue grotte. Recensione ❯
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Il ritratto dello scalatore Marc-André Leclerc, personalità unica che ha cambiato il modo di fare alpinismo. Documentario, USA2021. Durata 92 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il ritratto intimo di uno scalatore visionario, guidato solo dal suo amore per la montagna. Espandi ▽
Peter Mortimer e Nick Rosen hanno seguito per due anni Marc-André Leclerc, giovane alpinista canadese le cui scalate in solitaria prive di qualsiasi ausilio tranne due ramponi da ghiaccio hanno rappresentato un sostanziale mutamento del modo di fare alpinismo. Quello che si vede nel film (e sono riprese spettacolari) è quanto ha concesso alla comunicazione mantenendo però sempre fede alla sua linea di condotta tanto da sparire quando aveva finalmente ricevuto un’offerta da uno sponsor. Sembrerebbe impossibile che un bambino affetto da ADHD (disturbo da deficit di attenzione che comporta iperattività) abbia potuto divenire un atleta attento ad ogni minimo dettaglio. Si può ammirare il coraggio oppure lo si può considerare incosciente. C’è un misto di entrambe le cose che sono legittime per chi non ha provato stimoli analoghi, spinte come la sua ad andare e provare. Recensione ❯
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Per far fronte al trauma quotidiano di vivere in una zona di guerra, Anna e i suoi quattro figli girano un film sulla loro vita in questo ambiente surreale. Espandi ▽
Anna, madre single, insieme ai suoi quattro figli, vive al confine della zona di guerra di Donbas, in Ucraina. Nonostante il mondo esteriore sia pieno di bombardamenti e di caos, la famiglia riesce a mantenere la propria casa un rifugio sicuro, pieno di gioia e di vitalità. Ciascun membro della famiglia ha una passione per il cinema, passione che li spingerà a riprendere alcune scene della propria vita quotidiana durante il periodo di guerra. Per Anna e i suoi bambini, la conversione del trauma in arte è il modo migliore per rimanere umani. Recensione ❯
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Un'interessante commistione di osservazione antropologica, fiction e documentario scientifico. Documentario, Italia2021. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
L'area che comprende il Vesuvio e i Campi Flegrei è la più densamente abitata d'Europa. In caso di eruzione i risultati sarebbero catastrofici. Espandi ▽
Come si affronta la quotidianità quando si vive tra due vulcani? È il caso degli abitanti del territorio che si estende tra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Area tra le più intensamente popolate d’Europa, universalmente nota per la storica eruzione di Pompei del 79 d.C. e che potrebbe rivivere “in qualsiasi momento” quel fenomeno. Presentato fuori concorso al Noir Film Festival 2021, da un soggetto di Matteo Billi e dello stesso Troilo, Vesuvio pratica un’interessante commistione di osservazione antropologica, fiction, documentario scientifico. Il tocco di Troilo è tutt’altro che allarmista, anzi applica una leggerezza: la macchina da presa (di Valerio Coccoli) in assonanza col tema effettua piccoli movimenti oscillatori, mentre riprese col drone di Cosimo D'Auria mostrano un ambiente naturale e urbano inedito, come quello di una solfatara chiamata “Purgatorio”, avvolta da spirali di vapore e luce lunare. Recensione ❯
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