Be My Voice

Film 2021 | Documentario, +13 90 min.

Anno2021
GenereDocumentario,
ProduzioneSvezia
Durata90 minuti
Regia diNahid Persson
AttoriMasih Alinejad .
Uscitalunedì 7 marzo 2022
TagDa vedere 2021
DistribuzioneTucker Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,67 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Nahid Persson. Un film Da vedere 2021 con Masih Alinejad. Genere Documentario, - Svezia, 2021, durata 90 minuti. Uscita cinema lunedì 7 marzo 2022 distribuito da Tucker Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,67 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 3 marzo 2022

La giornalista e attivista Masih Alinejad ha esortato le donne iraniane a ribellarsi contro l'hijab forzato sui social media. Il suo appello all'azione è diventato uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell'Iran di oggi. In Italia al Box Office Be My Voice ha incassato 16,9 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
3,67/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,30
PUBBLICO 4,20
CONSIGLIATO SÌ
La storia e le battaglie di Masih Alinejad in un instant movie ricco di passione e preziose testimonianze.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
mercoledì 23 febbraio 2022
Recensione di Raffaella Giancristofaro
mercoledì 23 febbraio 2022

La regista Nahid Persson, nata a Shiraz ma residente in Svezia, contatta la connazionale Masih Alinejad, giornalista che vive col marito a New York, per girare un film inchiesta su di lei. Nata nel 1976 a Ghomi Kola, piccolo villaggio dell'interno iraniano, è stata attratta dall'indipendenza fin da piccola. Dopo gli studi e l'attività di giornalista parlamentare a Teheran, Masih è espatriata nel 2009. Nel 2014 ha lanciato My Stealthy Freedom, pagina Facebook nella quale invitava le donne iraniane a liberarsi del velo, filmandosi. Dal 2015 ha un proprio spazio in farsi, Tablet, all'interno di Voice of America, broadcaster governativo di news che trasmette in quarantasette lingue. Perché con oltre sei milioni di follower solo su Instagram, inevitabilmente Masih è diventata la cassa di risonanza di migliaia di iraniani, per lo più donne, che si ribellano alla dittatura della Repubblica Islamica inviando a lei foto e video e pagando un prezzo altissimo: minacce, arresti, torture, persecuzione, carcerazione.

Attraverso il suo accesso libero ai media, urla e (di)mostra al mondo la costante violazione dei diritti umani e sprona i leader mondiali a non legittimare la dittatura, a non stringere le mani dei capi politici e religiosi del suo Paese, che ha persino citato in una causa. Eloquio da mitragliatrice, Masih esibisce con fierezza una folta chioma di ricci, simbolo della sua lotta all'obbligo dell'hijab, adornata spesso da un fiore. Nel film si intravede anche il suo libro, pubblicato in italiano nel 2020 da Nessun dogma come "Il vento tra i capelli - La mia lotta per la libertà nel moderno Iran".

Vincitore nel 2021 del festival di film d'inchiesta Pordenone Docs - Le voci del documentario, Be My Voice ha il suo punto di forza nella quantità di informazioni che la sua instancabile protagonista veicola, nell'energia che oppone a un sistema di potere cieco e arcaico.

Il suo cuore è nel montaggio di immagini per lo più girate da fotocamere di cellulari, veri coprotagonisti del film, e che, in quanto uniche testimonianze del presente, in un Paese che ha censurato i social e la rete, interessano maggiormente la regista e il pubblico. Immagini insostenibili, che costituiranno la memoria di una repressione implacabile e sottorappresentata.

Oltre a ciò il film certifica anche un passaggio di testimone tra due donne iraniane di generazioni diverse che hanno trovato nei media la loro costosa libertà: Nahid Persson ha dedicato molti suoi film all'Iran ("una terra brutale"); nata nel 1960, quindi ha vissuto in pieno la rivoluzione del 1979 ("non avremmo mai immaginato che sarebbe stato il clero reazionario e misogino, a prendere il potere"), come ci ricordano alcune sequenze di dimostrazioni di piazza di allora contro Khomeini ("se non obbediscono alla legge, le scortichiamo vive").

Già autrice di The Queen and I (intervista a Farah Diba, ultima imperatrice e moglie dello scià di Persia) e del più autobiografico My Stolen Revolution, qui pedina le giornate frenetiche, iperconnesse e psicologicamente dilanianti di Masih. L'unica presenza concessa è quella del marito di Masih, Kambiz Foroohar, anche lui giornalista politico, presente sia nei momenti di esaltazione della consorte, che in quelli, altrettanto frequenti, di disperazione, paura e senso di colpa per le minacce subite dai propri familiari e connazionali.

Tra i tanti volti di incarcerati, oppressi, picchiati, spiccano quelli di Ali, l'amato fratello "alleato" di Masih, a sua volta incarcerato, e quello dell'attivista Raheleh Ahmadi, sostenitrice dei diritti delle donne, mentre viene ricordato il collega dissidente Ruhollah Zam, giustiziato tramite impiccagione nel 2020.

Alla frustrazione delle intimidazioni e alla solitudine dell'esilio che la tiene lontana dalla sua famiglia, Masih, cresciuta in campagna, risponde ostinatamente con la traboccante vitalità dei frutti e fiori del suo giardino di Brooklyn, un fazzoletto di terra con girasoli e altre piante, di cui ognuna rappresenta uno dei suoi cari lontani. Da lì trae la forza di vivere e lottare, dal profumo del basilico i ricordi delle proprie radici ("se ognuno di noi piantasse un seme, il mondo sarebbe pieno di fiori", dice). Dedicato "a tutti i prigionieri politici e a tutte quelle persone che vivono in quella grande prigione che si chiama Iran".

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 26 agosto 2024
The Adrenalin Addict

"Se tutti piantassimo un seme, noi oggi saremmo un giardino di fiori"..."Sono più forte (di loro) senza arrestare nessuno!". Sono queste due delle frasi più significative pronunciate da Masih Alinejad in questo lungometraggio. Frasi che nascondono una rabbia e un dolore che, giorno dopo giorno, le crescono dentro fino a darle la forza di farsi voce del suo popolo in tutto il mondo, senza paura, senza [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
domenica 6 marzo 2022
Elisabetta Pieretto

«Ci sono le persone che passano inosservate. E poi c'è Masih Alinejad». È il WhatsApp che mi ha scritto un'amica giornalista appena terminata l'intervista in diretta di Diego Bianchi a Masih, l'ultimo appuntamento in schedule per lei di una due giorni fitta nella capitale.

È atterrata arrivando direttamente da New York - dove adesso vive dopo aver chiesto asilo politico - per intraprendere un tour che nel giro di sette giorni la porterà a incontrare il pubblico di sette città, su e giù per l'Italia.

Per Masih viaggiare non è un problema, così come non dormire. È un vulcano che sembra non esaurire mai le energie. È venuta in Italia a promuovere Be My Voice, il documentario diretto da Nahid Persson che racconta come è diventata un'attivista politica che su Instagram conta 6.7 milioni di follower.

C'è anche Nahid nel tour e mentre Masih è sul palco di Propaganda, Nahid, sul fondo, riprende con il suo telefonino. Da quando si sono rincontrate in hotel il giorno prima (erano almeno due anni che non si vedevano) non si sono abbandonate un momento e, soprattutto, Nahid non ha smesso un momento di riprendere. Sta girando il suo nuovo documentario, ancora un tema di mancata libertà, ancora una storia sull'Iran, perché, mi dice mentre aspettiamo che Masih ci raggiunga dopo la sua intervista, è il modo migliore che ho di far sentire la mia voce.

Ci raggiunge Masih, visibilmente provata dal suo intervento, non perché sia stato difficile (sembra nata per tenere discorsi in pubblico) ma perché è evidente che ci mette anima e corpo in quello che fa e che rappresenta, nella battaglia che porta avanti. D'istinto va verso Nahid che la abbraccia, poi viene verso di me e anch'io faccio lo stesso. Mi sembra di conoscerla da una vita e invece sono passate solo trentasei ore da quando l'ho incontrata per la prima volta. Quando stai accanto alle persone che mordono la vita il tempo sembra viaggiare a una velocità quintuplicata.

Mentre in macchina torniamo verso l'hotel, Masih e Nahid parlano fitto fitto in farsi, forse è solo una mia fantasia ma ho come l'impressione che siano più felici quando parlano nella loro lingua, rispetto all'inglese. La lingua materna si dice sia la lingua delle emozioni, no? Mi convinco di questo anche perché con la scusa del mio isolamento linguistico posso staccare la testa dalla tabella serrata di questi due giorni e lasciare andare i pensieri, un esercizio quasi ginnico di rilassamento. Riavvolgo il nastro e ripenso alla sera prima, all'anteprima a Roma.

FOCUS
venerdì 4 marzo 2022
Ilaria Ravarino

È in Italia, nonostante tutto. Nonostante le minacce di morte. E quelle di rapimento. A 45 anni Masih Alinejad, giornalista e attivista iraniana, da 13 esule a New York, è diventata il volto e la voce della resistenza delle donne del suo paese (e non solo) contro la dittatura della Repubblica Islamica in Iran. Prima con la sua campagna “My Stealthy Freedom”, che invitava le donne iraniane a liberarsi dell’hijab, poi con “i mercoledì bianchi”, nei quali bastava impugnare una sciarpa bianca in strada per manifestare contro il regime, infine con il suo “My Cam is My Weapon”, con cui il cellulare si faceva arma di difesa contro gli abusi della polizia, la voce di Alinejad è diventata sempre più forte e autorevole, fino a spaventare quelli che, adesso, le danno la caccia. «L’FBI mi sconsiglia di venire in Italia e Europa, dicono che vogliono rapirmi. Mio fratello è stato condannato a otto anni di prigione, mia sorella mi ha disonorata in pubblico, il regime ha minacciato con dieci anni di prigione chi mi spedisce i suoi video. Ma io rappresento l’Iran. Non posso fermarmi. Se hanno paura di me, vuol dire che qualcosa sta funzionando». 

È in Italia per accompagnare il documentario Be My Voice, della cineasta iraniana dissidente Nahid Persson (al cinema dal 7 marzo per Tucker Film, in collaborazione con Pordenone Doc Fest) che racconta per la prima volta la sua storia, quella di una piccola rivoluzione cominciata nella cucina di casa. «Ho iniziato a ribellarmi in casa, perché mio fratello poteva fare cose che a me erano proibite - racconta - come cantare, andare in bici e allo stadio o portare i capelli al liberi vento. E tutto solo perché era maschio. Un giorno, dato che lui aveva paura del buio e io no, gli dissi: io ti accompagno di notte in bagno, ma tu in cambio mi insegni a guidare la bici. E così lui mi ha restituito i miei diritti».

Quando parla di dritti, Alinejad usa parole ed esempi precisi. «La mia non è una lotta contro un pezzo di tessuto, l’hijab, ma contro uno dei pilastri dell'aparthaid di genere. Faccio un esempio. Da poco tempo una 17enne è stata decapitata dal marito per una questione, lui dice, “di onore”. Gli hanno dato 8 anni di prigione. Le donne che manifestano contro il velo vengono condannate anche a 24 anni». 

Capelli ricci e lunghi, un fiore come unico ornamento, Alinejad quando parla, si infervora, gesticola, è un fiume in piena. Ogni giorno riceve centinaia di mail, i suoi follower sui social superano ormai i sei milioni («C'è gente che mi manda video dalla prigione, per cui rappresento l’unica speranza, e persino chi mi manda video prima di essere condannata a morte»), ma la frustrazione più grande non è quella di non poter rispondere a tutti. A fare male, piuttosto, è la sensazione di non essere ascoltata da chi dovrebbe e potrebbe farlo: l’Occidente. «L’Occidente ha paura di tagliare i ponti con l’Iran perché teme che diventi una nuova Corea del Nord. I paesi democratici vogliono l’Iran nelle Nazioni Unite, per poter monitorare il regime, ma è una follia. La nuova campagna che sto lanciando, "Lasciateci parlare", si rivolge a tutte le donne del Medio Oriente, e non è solo contro il velo obbligatorio, ma anche contro il menefreghismo dell’Occidente. Noi non siamo islamofobiche, noi abbiamo il diritto di essere spaventate dall’Isis».

La battaglia, come racconta anche il documentario di Persson, non è di quelle che non lasciano segni. Le minacce di morte e di rapimento, le ripercussioni sulla famiglia, i genitori che le hanno voltato la schiena: «Io so che mio papà mi ama, ma la pressione sociale lo ha convinto a mettersi contro di me. Succede a tanti uomini. Dobbiamo fargli capire che devono unirsi a noi, che solo insieme possiamo cacciare l’Isis. Accanto a me ho mio marito e mio figlio, ma anche altri hanno scelto di partecipare. Abbiamo bisogno di una rivoluzione femminista con il supporto degli uomini». 

La domanda più grande, e dolorosa, è una: vale davvero la pena mettere a rischio la propria vita per una battaglia di cui si potrebbe non vedere la fine? La risposta arriva diretta e sicura: «Certo. E spero che che questo film possa dimostrare ai più giovani che si può fare una rivoluzione anche dopo una rivoluzione (quella islamica, ndr). Cambiare è possibile, ma abbiamo bisogno dell'attenzione del mondo. Il popolo può sfidare il regime, ma il regime va avanti anche grazie al supporto della politica occidentale. Il film ha già ricevuto grande attenzione, ma ancora manca la sorellanza con le donne dell’occidente. Ecco, io vorrei che Be My Voice attirasse l'attenzione delle femministe di tutto il mondo. Abbiamo bisogno di voi. Non del vostro silenzio».

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 8 marzo 2022
Giovanna Asia Savino
Cineclandestino

È un urlo di ribellione quello che la regista iraniana Nahid Persson (classe 1960) sceglie di raccontare in Be My Voice, vincitore del Premio del Pubblico al Pordenone Docs Fest. Il documentario segue da vicino le vicende della nota attivista politica, giornalista, blogger e scrittrice iraniana Masih Alinejad, residente a Brooklyn da diversi anni, che guida un movimento di donne iraniane che vogliono [...] Vai alla recensione »

lunedì 7 marzo 2022
Chiara Zuccari
Sentieri Selvaggi

Era il 1994 quando Masih Alinejad è stata arrestata per la prima volta per aver protestato contro il governo iraniano. Ribelle e anticonformista fin da bambina, la carcerazione non è servita a sopire il suo animo rivoluzionario. Una volta diventata giornalista parlamentare, ha usato la propria posizione per rimettere in discussione le leggi che vorrebbero le donne completamente assoggettate alla volontà [...] Vai alla recensione »

sabato 5 marzo 2022
Gabriele Porro
Cult Week

È una rivolta tutta al femminile quella che racconta in Be my voice (2019, ma solo ora in uscita in Italia) Nahid Persson, regista iraniana esule da 40 anni in Svezia che non ha mancato di documentare in tutti questi anni l'opposizione delle donne al regime degli ayatollah, da Khomeini in avanti, nelle fasi di maggior o minore oscurantismo e riformismo del governo e delle istituzioni, e tra gli alti [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 marzo 2022
Manuela Poidomani
La Rivista del Cinematografo

Tante volte la bandiera agitata al vento è stata protagonista di scontri militari, simbolo di unificazione tra uomini uniti dallo stesso scopo o addirittura dal medesimo destino. Ma a differenza di un contesto bellico nel quale il primigenio significato indicava una resa incondizionata, in Be My Voice il velo bianco sventolato in cielo sullo sfondo di paesaggi islamici, da sole donne riprese di spalle, [...] Vai alla recensione »

martedì 1 marzo 2022
Caterina Bogno
Film TV

Quando Masih Alinejad incontra l'iraniana Nahid Persson, volata negli Usa dalla Svezia per fare un film sul suo impegno di attivista, nota in primis la chioma di lei, riccia e folta quanto la sua: «Inizieremo una rivoluzione dai capelli!». Una rivoluzione dai capelli Alinejad, letteralmente, l'ha fatta, invitando le donne del suo Iran a manifestare contro l'obbligo di vestire l'hijab e innescando un [...] Vai alla recensione »

NEWS
NEWS
lunedì 14 febbraio 2022
 

La giornalista e attivista Masih Alinejad ha esortato le donne iraniane a ribellarsi contro l'hijab forzato sui social media. Il suo appello all'azione è diventato uno dei più grandi atti di disobbedienza civile nell'Iran di oggi. Vai all'articolo »

TRAILER
giovedì 10 febbraio 2022
 

La storia di Masih Alinejad, diventata la voce delle donne iraniane nelle battaglie di civiltà. Dal 7 marzo al cinema. Guarda il poster e il trailer »

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