Un Jarmusch puro, in quello spleen esistenziale che non è mai pessimismo cosmico e sempre poetico struggimento. Commedia, Drammatico - USA, Irlanda, Francia2025. Durata 110 Minuti.
Una serie di ritratti intimi, osservati senza giudizio, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia. Espandi ▽
Una sorella e un fratello quarantenni si ritrovano a mantenere un padre squattrinato che li invita a visitarlo solo quando ha bisogno di un aiuto economico; due sorelle, anche loro over 40, vanno a prendere il the dalla madre, famosa scrittrice, e fanno a gara per sembrarle più riuscite di quello che sono; due gemelli, maschio e femmina, intorno alla ventina devono confrontarsi con la morte dei genitori, scomparsi in un incidente con l’aeroplanino che guidavano. Tre episodi ambientati tre Paesi – Stati Uniti, Irlanda, Francia – e collegati da pochi dettagli: un Rolex forse vero, forse falso; un modo di dire; un gruppo di skaters che sfreccia accanto ai protagonisti; l’insolita propensione a brindare con un the o un caffè; e soprattutto il disagio nell’abitare in quel non-luogo dell’anima definito Desolandia.
Jim Jarmusch crea un trittico circolare che fa leva su tutte le sue cifre autoriali, dal tono laconico alla lentezza ipnotica del racconto, dalle lunghe conversazioni in macchina allo straniamento dei suoi protagonisti, per raccontare in modo non scontato i legami famigliari che ci tengono ancorati ad antiche abitudini e rancori, ma che sono anche fonte di conforto e radici esistenziali. Recensione ❯
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I fratelli Dardenne, scavando nell'umanità delle proprie protagoniste, offrono uno spazio a una speranza. Drammatico, Belgio, Francia2025. Durata 104 Minuti.
Le storie di cinque ragazze madri che si trovano ad affrontare difficoltà diverse ma solo apparentemente insuperabili. Espandi ▽
Jessica, Perla, Julie, Arianne e Naïma sono cinque adolescenti che hanno trovato rifugio ed assistenza, ognuna per motivi diversi, in una casa rifugio per ragazze madri. Se ne seguono i percorsi che le vedono rischiare di arrendersi o cercare di superare le difficoltà che stanno alla base della loro scelta di dare alla luce una creatura.
Il film trae origine da un’indagine che i due registi hanno compiuto in una ‘maison maternelle’ nella zona di Liegi avendo in mente di realizzare un film con al centro una sola giovane madre. Le storie che hanno potuto ascoltare nel corso di quella visita li hanno spinti a scrivere una sceneggiatura in cui si seguono cinque storie tenendo sempre come punto di riferimento il centro di assistenza al quale le giovanissime protagoniste finiscono con il fare ritorno.
I Dardenne si sono imposti, in questa occasione, di lasciare qualche spazio all’imperfezione in favore di una maggiore leggerezza. Recensione ❯
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A Parigi, Nino scopre di avere un tumore e, in attesa della terapia, affronta scelte cruciali sul futuro e i suoi legami, perdendosi nella città. Espandi ▽
A Parigi, Nino si reca in ospedale per un controllo di routine ma scopre all’improvviso di avere un tumore alla gola. Servirà iniziare una terapia invasiva entro tre giorni, un periodo durante il quale il ragazzo dovrà anche prendere decisioni sul suo futuro, per preservare la possibilità di avere figli e per ragionare su quale sia davvero il rapporto con le persone che lo circondano, dalla madre al migliore amico. Avendo perso le chiavi e non riuscendo a rientrare a casa, Nino si avventura per la città alla scoperta di sé. Il bell’esordio nel lungometraggio della regista francese Pauline Loquès non è un “film sulla malattia”, nonostante ne abbia tutte le premesse. Ha più a che fare con lo sgomento che precede la realizzazione, e nel comprimere la finestra temporale a pochi giorni e nell’immaginare un protagonista schivo e reticente, Loquès firma uno studio di momenti fugaci, in perenne controtempo. Ricco di sfumature e di sottili trovate narrative, Nino è una piccola opera che contiene moltitudini. Recensione ❯
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Una sofisticata opera di contrasti. Una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Drammatico, Francia2025. Durata 98 Minuti.
Nel 1899, una giovane insegnante arriva in un remoto villaggio alpino e porta modernità, ma si scontra con credenze oscure e misteri nascosti. Espandi ▽
È una notte tempestosa dell’inverno 1899 quando Aimée, una giovane ed emancipata insegnante, arriva in un villaggio innevato sperduto tra le Alpi italo-francesi. Aimée inizia a diffondere una certa modernità di pensiero laddove ancora resistono oscure credenze. Ma nulla è come sembra.
L’esordio nel “lungo” di finzione di Louise Hémon è una sofisticata opera di contrasti, polarizzata tra il nero assoluto e il bianco abbacinante, tra i silenzi e i suoni/musiche assordanti, tra la civiltà e la forza irresistibile della wilderness, tra il buio delle antiche credenze e la luce della ragione.
Intersezione fra generi e filoni consolidati - horror, thriller, feminist movie, sensual drama - senza dimenticare il documentario antropologico e sul folklore di cui è già composta parte della filmografia di Hémon, L’engloutie è soprattutto una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Recensione ❯
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Due sorelle affrontano il ritorno del padre regista e l'arrivo di una star americana che sconvolge gli equilibri della loro fragile famiglia. Espandi ▽
Nora (nome ricorrente nella drammaturgia internazionale) è un’attrice di teatro che soffre di attacchi di panico ogni volta che deve entrare in scena. Ha una relazione con un collega sposato, non ha figli ed è legata solo a sua sorella Agnes e alla di lei famiglia. Gustav, il padre di Nora e Agnes, è un famoso regista che dopo il divorzio ha lasciato la Norvegia (e la famiglia) per tornare nella nativa Svezia. Ora però è tornato per il funerale della ex moglie, e per chiedere a Nora di interpretare la protagonista della sua ultima sceneggiatura, a suo dire la più riuscita e personale, che dovrebbe essere ambientata proprio nella casa dove Nora e Agnes sono cresciute.
In Sentimental Value il regista e sceneggiatore norvegese Joachim Trier fa una cosa difficilissima: imprimere la propria cifra stilistica personale e inconfondibile ad un argomento già molto frequentato dal cinema mondiale (compreso quello nordico), ovvero la complessità dei rapporti famigliari.
La regia di Trier si muove con la consueta morbidezza e fluidità nelle transizioni fra gli spazi e i sentimenti, spesso interrotta da schermi al nero e brusche frenate musicali, e riproduce la natura caleidoscopica dei rapporti, mantenendo una raffinatezza compositiva rarefatta ed essenziale, ma mai algida o priva di pathos. Recensione ❯
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In un futuro dove i sogni sono aboliti, un "Fantasticatore" viene riportato in vita con pellicola e rivive più vite, fino alla fine del mondo (e del cinema). Espandi ▽
In un tempo imprecisato, l’umanità ha scoperto che rinunciando ai sogni potrà vivere per sempre. Alcuni individui, denominati fantasmers, ossia “Fantasticatori”, continuano a sognare e, pur consumandosi nel farlo, acquisiscono il potere di viaggiare nel tempo, specie se direzionati dai “Grandi Altri”. Una di questi ultimi trova un Fantasticatore in una sala dell’oppio e gli ridà vita innestandogli della pellicola cinematografica: la creatura ritornerà giovane e vivrà storie differenti, fino alla fine del mondo (e del cinema). L’ambiziosissimo Bi Gan lascia briglia sciolta a una visione ermetica e immaginifica sulle “magnifiche sorti e progressive” del cinematografo, ri-raccontando la storia del cinema attraverso i suoi capolavori. Ma Bi non è mai un imitatore: il suo è un sogno che genera sogni e che prova a digerire e risputare un secolo abbondante di cinema in forme nuove, mantenendo un’aura di romanticismo onirico che giustifica l’affermazione di chi vede in lui l’erede di Wong Kar-wai. Recensione ❯
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Tra kung fu, universo tarantiniano e la Roma multietnica, Mainetti si confronta alla pari con il cinema internazionale. Drammatico, Italia2025. Durata 137 Minuti.
Mei, arrivata a Roma per trovare la sorella scomparsa, incontra Marcello, un cuoco che difende il ristorante di famiglia. Tra pregiudizi e nemici spietati, scopriranno che vendetta e amore sono inseparabili. Espandi ▽
Cina, 1979. Due genitori sfuggono all'obbligo del figlio unico mettendo alla luce le bambine Yun e Mei. Mei, la secondogenita, è però costretta a nascondersi. Da grande Mei si ritrova nella Roma multietnica del quartiere Esquilino, presso il ristorante cinese La città proibita. Quel luogo è la chiave della ricerca che l'ormai giovane donna ha intrapreso per ritrovare la sorella maggiore, che è diventata una prostituta nella Città Eterna. I destini di Mei si incroceranno con quelli di Marcello. In più Annibale cerca di dare loro una mano, anche perché detesta il proprietario di La città proibita e i tentativi degli immigrati di diventare "padroni in casa sua".
Laddove Lo chiamavano Jeeg Robot giocava con l'immaginario audiovisivo dei supereroi applicato alla romanità di margine, La città proibita si muove fra il Kung Fu movie, l'universo tarantiniano e la Roma multietnica. La regia di Mainetti gestisce con destrezza le scene di azione e si confronta alla pari con i più elevati standard di professionalità del cinema internazionale, in particolar modo quello statunitense (più che quello dell'Estremo Oriente), e la fotografia di Paolo Carnera è come sempre impeccabile.
Quello che lascia purtroppo a desiderare è invece la sceneggiatura, una sorpresa essendo il team di scrittura formato dalla formidabile coppia Stefano Bises-Davide Serino, insieme allo stesso regista. Recensione ❯
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Il regista conquista una durata accessibile al grande pubblico ma non tradisce la sua estetica e le sue riflessioni. Drammatico, Portogallo2025. Durata 156 Minuti.
L'impresa di Ferdinando Magellano letta dal punto di vista dei sottomessi. Espandi ▽
Il film copre 16 anni nella vita del navigatore Ferdinando Magellano a partire da quando, nel 1504 in Malesia, compra uno schiavo che ribattezza con il nome di Enrique. Sposatosi con Beatriz successivamente ottiene il favore dei reali di Spagna e inizia un viaggio che ne trasformerà profondamente la personalità. Lav Diaz ritrova il colore, ingaggia un attore internazionalmente riconosciuto e conquista una durata accettabile dal grande pubblico. Girato tra Spagna, Portogallo e le Filippine il film consente al regista di continuare la riflessione sulla storia del suo popolo focalizzandosi in questo caso su un passato remoto che ne ha comunque influenzato i secoli a venire. Girato e montato direttamente da Diaz, il film, anche sul versante del ritmo narrativo, mostra delle novità che però non intaccano l’estetica di fondo di un regista che riesce ad aprirsi a nuovi sguardi senza tradire se stesso. Recensione ❯
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Un avvincente spy drama che racconta la storia dei leggendari agenti segreti George Woodhouse e della sua amata moglie Kathryn. George si trova ad affrontare la prova definitiva: la fedeltà al suo matrimonio o al suo paese. Espandi ▽
Londra. L'agente segreto George Woodhouse deve svolgere una delicata missione; il suo superiore Meacham gli ha dato infatti una settimana di tempo per indagare sulla fuga di notizie di un software top-secret dal nome in codice Severus. Tra i cinque agenti del SIS sospettati, c'è anche sua moglie Kathryn. Così, per smascherare il traditore, invita gli altri quattro a cena a casa sua. I sospetti di George su sua moglie aumentano quando trova un biglietto del cinema nella spazzatura. Ma Kathryn è colpevole o la posta in gioco è ancora più alta?
C'è un'eleganza che non è mai forma. Il cineasta guarda anche variazioni del genere fine anni '90 ma qui oltrepassa l'audace sperimentazione che ha anche attraversato il suo cinema. I colpi improvvisi (il coltello da bistecca sulla mano di Freddie), sembrano come dei gesti improvvisi in un meccanismo narrativo collaudatissimo, ma che mostra come il cinema di Soderbergh può aprirsi a improvvise sorprese.
Il regista è l'unico, nel panorama statunitense, che può riprendere la lezione di Roger Corman dove in un film c'è parte che resta di quello (o di quelli) precedenti con momenti di grande e puro cinema, come il piano-sequenza iniziale con l'entrata di George dentro il locale. Recensione ❯
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Un'epopea horror interconnessa e multipiano sulla scomparsa di studenti delle scuole superiori in una piccola città. Espandi ▽
Nella fittizia cittadina americana di Maybrook, in Pennsylvania, 17 bambini, sui diciotto di una classe delle elementari, sono misteriosamente scappati di casa, nel cuore della notte, alle due e diciassette minuti. Le indagini non arrivano a niente e un mese dopo, in seguito a un'assemblea con i genitori, che prelude alla riapertura della scuola, la vita di alcune persone legate alla scomparsa viene stravolta da un crescendo di eventi sempre più inquietanti. Si tratta della maestra Justine, di Archer, il padre di uno dei ragazzi scomparsi, e di un poliziotto di nome Paul che ha una relazione extraconiugale con Justine.
Il nuovo film del promettente regista di Barbarian è una fiaba nera, che porta con originalità il folk horror nella provincia americana contemporanea.
Le cautele sulla privacy dei genitori, sul mantenere comportamenti sempre appropriati - tanto da stigmatizzare una insegnante che si permette di abbracciare un bambino o di portarne a casa un altro rimasto appiedato - o sulla riservatezza delle indagini, sembrano il primo bersaglio satirico di Weapons. Recensione ❯
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Un fratello e una sorella scoprono un rituale terrificante nella casa isolata della loro nuova madre adottiva. Espandi ▽
Dopo la scomparsa del padre, trovato morto sotto la doccia, Andy vorrebbe l'affidamento della sorella Piper, ipovedente, a cui è molto legato. Però gli mancano tre mesi ai diciotto anni e perciò vengono affidati provvisoriamente a Laura, una ex assistente sociale che ha perso la figlia dodicenne Cathy, annegata. In casa c'è anche Oliver, un altro ragazzino affidato. Laura ad un certo punto sembra seguire un suo piano diretto a qualcosa di oscuro e tenebroso.
Dopo il successo di Talk to Me, questa nuova opera dei gemelli Philippou conferma le loro qualità nel saper costruire vicende macabre con un consistente sottofondo drammatico e psicologico: la storia in sé batte terreni già noti, ma lo fa con grande intensità e convinzione.
Dopo una prima metà nel corso della quale vengono presentate situazioni e personaggi accumulando stranezze e inquietudini, la seconda metà preme decisamente il pedale sull'acceleratore della violenza e del gore in modo efficace e impressionante in un parossismo nel quale i nodi vengono al pettine e il piano delittuoso deflagra in pieno. Recensione ❯
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A settant'anni dalla nascita, il primo documentario ufficiale su uno dei più amati maestri della musica italiana contemporanea. Espandi ▽
Come si fa a parlare di Pino Daniele in modo esaustivo e originale, quando da un lato il talento del cantautore e strumentista partenopeo sfugge a qualsiasi definizione e imbrigliamento, dall'altro già molto si è detto e mostrato della sua vita e carriera?
Francesco Lettieri, regista e sceneggiatore napoletano con al suo attivo tanti video musicali e tre lungometraggi, fra cui Il segreto di Liberato, sceglie una strada duplice: individua nel giornalista e critico musicale Francesco Vacalebre (coautore della sceneggiatura) un Virgilio pronto ad addentrarsi nei vicoli di Napoli per scoprire il Pino più segreto, con l'aiuto del figlio del cantautore, Alessandro; e crea dei minifilm per illustrare visivamente le canzoni più amate, veri e propri spaccati di vita partenopea.
La seconda scelta forse è la meno azzeccata, poiché tutto il resto basterebbe a delineare la figura di Pino Daniele e il suo impatto sulla sua città e sulla musica, non solo italiana. È molto azzeccata invece l'idea di Lettieri di far partecipare al documentario una serie infinita di artisti che hanno conosciuto Daniele quasi esclusivamente in voce e attraverso immagini di repertorio, invece che con la classica lunga intervista posata. Recensione ❯
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Un road movie che riesce a raccontare un'Italia vera con una sua energia lenta e sul finale commovente. Drammatico, Italia, Germania2025. Durata 100 Minuti.
Nel Veneto rurale, due amici di bevute inseguono la leggenda di un tesoro nascosto dal loro compagno Genio. Con loro un giovane architetto in cerca di sé. Espandi ▽
Doriano, detto Dori, e Carlobianchi (sì, tutto attaccato) sono amici di bevute, in un Veneto rurale che pare quasi il Far West. Credono alla leggenda metropolitana secondo cui il loro storico amico Genio ha nascosto da qualche parte un tesoretto ricavato dalla vendita di frodo di occhiali dal sole. Per questo, e perché gli vogliono bene, devono andare a prenderlo all’arrivo dall’Argentina. Lungo il loro percorso incontrano Giulio, studente di Architettura timido e insicuro, che si unisce al loro viaggio. Le città di pianura è l’opera seconda del regista e sceneggiatore Francesco Sossai: un road movie sbullonato con per improbabili protagonisti due cinquantenni che rimpiangono gli anni Novanta. Il film riesce a raccontare un’Italia vera, lontana dai riflettori e dai set delle commedie mutuate dall’estero. Trova una sua energia laconica che cresce lentamente e alla fine commuove, perché forse il segreto del mondo – o almeno di una vita alternativa a quella frenetica e arrivista di oggi - Dori e Carlobianchi l’hanno scoperto davvero. Recensione ❯
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Ipertrofico e ipercostruito, il cinema di Park Chan-wook è ancora una volta un modo per conoscere il mondo. E cambiarlo. Commedia, Drammatico - Corea del sud2025. Durata 139 Minuti.
Un uomo perde il posto di lavoro. Troverà una soluzione estrema per risolvere la situazione. Espandi ▽
Licenziato dopo 25 anni di esperienza, Man-su, specialista nella produzione della carta, vede messe a rischio la sua vita perfetta. Deciso a trovare immediatamente un altro lavoro, si butta a fare colloqui, ma diversi mesi dopo la situazione non si è ancora sbloccata. Per Man-su, allora, la sola possibilità per ricominciare è crearsi da sé il posto vacante perfetto.
Park Chan-wook torna al cinema dopo la serie Il simpatizzante e gira una commedia nerissima che guarda al Cacciatore di teste di Costa-Gavras (a produrre anche la moglie e la figlia del regista greco) e lo aggiorna a una società del lavoro in tragico mutamento.
Il cinema del regista è ancora una volta ipertrofico, iper-parlato e iper-costruito, e per questo rischia la saturazione, ma è innegabile che il regista usi il cinema come Man-su la carta: come un modo, cioè, per conoscere, raccontare, interpretare, anche cambiare il mondo. Recensione ❯
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Un racconto che ruota attorno a un punto di rottura. Una fotografia del presente, scattata con gentilezza, ma crudamente a fuoco. Drammatico, Francia2025. Durata 92 Minuti.
Un fotografo di successo lascia tutto per dedicarsi alla scrittura e scopre la povertà. Espandi ▽
All'età di quarantadue anni, Paul Marquet lascia il lavoro di fotografo, che ha assicurato a lungo il suo benessere e quello della sua famiglia, per fare lo scrittore. Rimasto single, si ritrova a fare i conti con la necessità di guadagnare il minimo per vivere, proteggendo però il tempo necessario alla scrittura, processo di per sé lento e incerto, per il quale non esiste una formula magica.
Ed è proprio di questo che parla il quinto lungometraggio di Valérie Donzelli, del fatto che non ci sono soluzioni win-win, per dirla con la lingua della presunta praticità: la libertà costa cara a chi non nasce privilegiato; fare quello che si ama, seguire la propria vocazione, anche se esclusivamente auto percepita, vuol dire rinunciare a moltissimo.
Attraverso la delicatezza dei tratti, dei gesti, della voce del suo protagonista assoluto, Bastien Bouillon, il film racconta che la povertà e la solitudine non sono condizioni romantiche ma dure. Recensione ❯
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