Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, Storico |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Cristina Comencini |
Attori | Barbara Ronchi, Serena Rossi, christian cervone, Francesco Di Leva, Antonia Truppo Stefano Accorsi, Gennaro Apicella, Mariarosaria Mingione, Monica Nappo. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | 3,51 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 ottobre 2024
Dal bestseller di Viola Ardone un film epico e struggente. Un viaggio attraverso la miseria, ma anche la generosità dell'Italia del dopoguerra, vista dagli occhi di un bambino diviso tra due madri. In Italia al Box Office Il treno dei bambini ha incassato 4,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Amerigo Speranza ha un destino nel nome: si chiama come il luogo lontano in cui suo padre (forse) è emigrato per cercare fortuna, e il cognome evoca i sentimento che convincerà sua madre a spedirlo dai Quartieri Spagnoli di Napoli ad un Nord non meglio identificato, dove forse i Comunisti mangiano i bambini, ma forse invece li salvano dalla miseria. Il Nord è quell'Emilia Romagna che Nanni Moretti riteneva "il modello per gli italiani di sinistra", fatto di gente semplice ma ospitale e generosa, che negli anni del Dopoguerra ha accolto tanti bambini del Sud dando loro non solo la possibilità di frequentare la scuola e mangiare tre pasti al giorno, ma anche quella di sognare un destino diverso. È ciò che accadrà ad Amerigo, che sappiamo dalle scene iniziale essere diventato un celebre violinista. Ma vediamo anche il costo di quella speranza per sua madre, rimasta a Napoli a combattere la fame, e autrice di un gesto di generosità ancora più grande di quello della "mamma del Nord" di Amerigo: lasciar andare suo figlio, privandosi della sua amorevole vicinanza pur di assicurargli un futuro migliore.
Il treno del bambini si basa sul best seller omonimo di Viola Ardone, ed è preceduto cinematograficamente dal bellissimo documentario Pasta nera di Alessandro Piva del 2011.
La storia che racconta è commovente e molto utile per i nostri tempi gretti e ingenerosi, perché mostra come aiutare qualcuno che ha bisogno fa bene sia a chi accoglie che a chi è accolto, e ci (ri)abitua ad un'idea di crescita che non lasci indietro nessuno. Cristina Comencini affronta la narrazione, insieme alla sua squadra di sceneggiatori (Giulia Calenda, Furio Andreotti e Camille Duguay), con semplicità, sapendo che gli accadimenti reali sono già talmente importanti che la drammaturgia può solamente assecondarli. Nel suo film si respira aria di famiglia: il modo di suo padre Luigi di mettersi ad altezza dello sguardo dei bambini, e la familiarità con il team di scrittura, due componenti dei quali sono figlia (Calenda) e nipote (Duguay) della regista. Tutto questo non toglie nulla alla sua capacità di orchestrare e di rielaborare per immagini in modo personale tanto la storia quanto i contributi dei suoi consanguinei: con intelligenza Comencini fa leva sulla propria capacità come su un DNA artistico collettivo.
Purtroppo ogni tanto c'è qualche cedimento nel sentimentalismo e nella sottolineatura retorica, e le onnipresenti musiche di Nicola Piovani aggiungono un carico emotivo da novanta davvero ridondante. Ma a riportare in asse il tono della storia ci sono i bambini, evidentemente ben diretti da Comencini, soprattutto il protagonista Christian Cervone, un irresistibile "scrocchiazeppi" a metà fra Pinocchio e Lucignolo (tanto per ricordare un capolavoro di papà Luigi), con anche un tocco del Clotaire di Il piccolo Nicolas e i suoi genitori del compianto Laurent Tirard. Anche nella brevità Ivan Zerbinati e Dora Romano lasciano il segno, mentre gli interpreti principali (Barbara Ronchi, Serena Rossi, Antonia Truppo e Stefano Accorsi) si trovano a sostenere l'occasionale nota melodrammatica con qualche disagio. Ma la storia tiene, e Comencini ce la offre con umiltà, su un piatto d'argento (anzi, su un bel tagliere da polenta), con calore generoso.
Il treno dei bambini fortemente voluti nei primi anni successivi la fine della Seconda guerra mondiale, dal partito comunista per agevolare l’accoglienza di migliaia di bambini poveri nel cuore di Napoli verso quelle contadine emiliane, fu opera prima e grande successo della scrittrice Viola Ardone ed era facile immaginare, data la scrittura fortemente evocativa, una trasposizione cinematografica [...] Vai alla recensione »
Una pagina poco conosciuta, di cui nemmeno io ero a conoscenza, prima di aver letto il bel libro di Viola Ardone e che Cristina Comencini ha poi trasformato in un film, presentato quest’anno alla festa del cinema a Roma, una storia bella, chissà perché si parla così poco delle cose belle. Si tratta dell’iniziativa del partito comunista , insieme con l’UDI [...] Vai alla recensione »
Il treno dei bambini è un film che racconta una epoca e farà epoca. Perché rammenta la necessità di risalire alle nostre radici per capire la storia d'Italia. La vicenda, ripresa dal bel romanzo con lo stesso titolodi Viola Ardone, si riferisce ad una iniziativa del secondo dopoguerra quando più di 70 mila bambini furono mandati in colonia dalla grande capitale [...] Vai alla recensione »
A parte stralci di retorica sui comunisti si assiste ad una drammaturgia che ti prende man mano che si sviluppa la storia. Buona la regia senza fronzoli della Comencini insolitamente poco manierista. Eccellenti Barbara Ronchi e Serena Rossi. E, sopratutto, Christian Cervone, il bambino protagonista; che sembra uscito dalla matita di un disegnatore di fumetti.
Per una curiosa coincidenza, Il treno dei bambini di Cristina Comencini è il terzo film del 2024, tra sale e piattaforme, che viene ambientato in gran parte nella Napoli dell'immediato Dopoguerra e che vede protagonisti bambini, che in questo caso come in quello di Claudio Giovannesi (Hey Joe) diventano poi grandi. Con Salvatores (Napoli-New York), la Comencini ha altrettanta analogia sullo stile privilegia [...] Vai alla recensione »
In questo weekend interlocutorio, in attesa delle uscite natalizie, segnaliamo un film italiano su Netflix dopo la "prima" alla Festa di Roma. Il treno dei bambini racconta una storia vera, bellissima e toccante, e soprattutto è un film-film, che la regista Cristina Comencini ha costruito "come se", grazie a contributi tecnici come la fotografia di Italo Petriccione e le scenografie di Maurizio Leonardi: [...] Vai alla recensione »
Nel '46 un treno parte da Napoli verso il Nord Italia per evitare povertà e malattie a centinaia di bambini. Il film, tratto da un romanzo di Viola Ardone, è la storia vera del piccolo Amerigo e commuove come non sempre riesce agli originali Netflix. Delicata e poetica pure la morale. «Spesso ama di più chi lascia andare, non chi trattiene». Unico difetto: pende troppo a sinistra.
Noto violinista riceve dalla mamma la notizia che sua madre è morta. Per risolvere questo paradosso iniziale, Il treno dei bambini (foto) di Cristina Comencini ci porta nel 1946, quando quel violinista era lo scheletrico Amerigo, scugnizzo scalzo che provava a trasformare i topi in ermellini per truffare le ricche napoletane. Verrà mandato da Napoli a Modena, da una mamma naturale feroce (Serena Rossi) [...] Vai alla recensione »
Presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma, Il treno dei bambini di Cristina Comencini è tratto dall'omonimo romanzo best seller di Viola Ardone e narra la storia di uno di quei piccoli passeggeri dei "treni della felicità", che nel 1946 furono accolti da tante famiglie del Nord per essere curati, nutriti e sottratti, seppur per un breve periodo, all'indigenza estrema in cui versava la popolazione [...] Vai alla recensione »
A cinque anni da Tornare, Cristina Comencini dirige un lungometraggio nello stesso anno in cui sua sorella Francesca si è riaffacciata al cinema con Il tempo che ci vuole, che oltre a restituirne la vicenda autobiografia è anche un commosso omaggio al papà Luigi. Ed è curioso che Il treno dei bambini (in Grand Public alla XIX Festa del Cinema di Roma, dal 4 dicembre su Netflix) sia il suo film maggiormente [...] Vai alla recensione »
Rimane stretto il rapporto con la memoria privata nel cinema di Cristina Comencini. Dopo Va' dove ti porta il cuore a La bestia nel cuore fino al precedente Tornare, il protagonista di Il treno dei bambini torna a confrontarsi con il passato, come per rispolverare dei conflitti mai risolti. Come in Tornare c'è ancora una morte e il ritorno a Napoli che segnano l'iniziale percorso per rimettere a fuoco [...] Vai alla recensione »