Il dramma di una famiglia specchio di una nazione divisa tra le sue generazioni. Online - grazie al Florence Korea Film Festival - fino al 27 marzo.
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di Emanuele Sacchi
La famiglia Kim, che gestisce una fabbrica per la produzione di tofu nel villaggio di Daegu, si ritrova ogni anno per i riti buddisti di omaggio agli antenati. Il fragile equilibrio va in frantumi quando Seong-jin dice di non volersi occupare della fabbrica e quando muore la matriarca Mal-nyeo, saggia mediatrice tra le generazioni di Kim.
A un occhio superficiale si potrebbe liquidare House of the Seasons come il tipico dramma famigliare, in cui i contrasti tra generazioni procedono di pari passo con la difficile eredità di una fabbrica di tofu, che richiede sacrifici che nessuno vuole più intraprendere. Ma è la cura amorevole per i dettagli a rendere speciale il debutto nel lungometraggio di Oh Jung-min. Le ispirazioni di Oh sono rielaborate in una vicenda intrinsecamente sudcoreana, tanto per la rassegnata ciclicità degli eventi nel susseguirsi delle stagioni, che per la scarsa capacità di trattenere le emozioni, spesso esibite in contesti forzatamente corali come le ricorrenze.