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Incontro con Robert Guédiguian e Ariane Ascaride, la coppia del cinema francese. Presto in sala con E la festa continua!

Quasi 50 anni di matrimonio e 20 film insieme. Il regista e l'attrice, a Roma in occasione di "Rendez-Vous - Festival del nuovo cinema francese”, hanno presentato il loro ultimo lavoro, dall'11 aprile al cinema.
di Pedro Armocida

Robert Guédiguian (Robert Jules Guédiguian) (70 anni) 3 dicembre 1953, Marsiglia (Francia) - Sagittario.
venerdì 5 aprile 2024 - Incontri

Lanno prossimo saranno 50 anni di matrimonio e intanto hanno girato insieme già 20 film. Robert Guédiguian, regista, e Ariane Ascaride, attrice, sono la coppia del cinema francese, da Dernier Eté del 1981 a questultimo, E la festa continua!, dall11 aprile nelle sale. Li abbiamo incontrati a Roma in occasione di "Rendez-Vous - Festival del nuovo cinema francese”.

Partiamo dal titolo che contiene un concetto molto positivo.
Robert Guédiguian: Sono in una fase in cui non ho più voglia di fare film che finiscono male. Già lo sappiamo che le cose non vanno bene, ormai siamo bombardati di informazioni, sappiamo tutto sulle guerre, sulle carestie, sui terremoti, sulle inondazioni, sui disastri ecologici. Dovremmo invece cercare di mostrare le azioni concrete affinché le cose vadano un pochino meglio. Cerchiamo di mostrare la bellezza del mondo e non di compiacerci degli orrori.
È un quesito filosofico fondamentale chiedersi se l'arte che mostra tutto il peggio del mondo faccia bene e serva a qualcosa. Pasolini lo aveva affrontato in maniera molto estrema e paradossale con Salò, filmando il male talmente in profondità da essere inguardabile. Per me oggi l'utilità dell'arte è mostrare quello che c'è di bello nel mondo.
Ariane Ascaride: Non so se succede anche in Italia ma in Francia, quando si fa un film sulla bellezza delle relazioni umane e dei buoni sentimenti, si viene subito tacciati di essere degli ingenui. È una cosa che mi infastidisce moltissimo perché a me sembra fondamentale mostrare la luce che c'è all'interno degli esseri umani. Viviamo in epoche molto buie ma la luce c'è.

Il film affronta il tema delle radici armene del protagonista (che sono anche quelle dello stesso regista) non in chiave nazionalistica ma in un’ottica multiculturale.
Guédiguian: C’è un’idea sbagliata alla base del conflitto attuale tra Armenia e Turchia che in realtà vuole annullare un’identità, una cultura, una lingua. Per me è necessario che le culture diverse continuino ad esistere senza necessariamente avere dei confini perché la questione non è tanto la sopravvivenza di uno stato che si chiama Armenia, quanto la sopravvivenza della cultura armena che deve essere protetta come proteggiamo le api o le specie floreali che si stanno estinguendo.

Le due linee narrative, molto significative del film, con un rapporto padre/figlia e madre/figlio raccontano proprio di questa trasmissione di valori.
Ascaride: Per me le cose sono molto semplici: dobbiamo essere tutti consapevoli che portiamo i nostri genitori, nonni e bisnonni sulle nostre spalle. C'è sempre un odore, una parola, un suono che ci fa ricordare tutto questo e che ci fa venir voglia non solo di continuare a viverlo ma di tramandarlo a quelli che vengono dopo, cioè ai nostri figli. È un qualcosa che proprio attraversa i nostri corpi, grazie a delle parole, come diceva Natalia Ginzburg, che fanno parte del nostro lessico familiare e che hanno un senso particolare solo per noi.
 


In foto il cast di E la festa continua!, da giovedì 11 aprile al cinema.

Come nascono i suoi film che sembrano legati uno all’altro?
Guédiguian: Anche E la festa continua! può essere visto come se fosse un diario personale in cui appunto qualunque cosa, passando anche di palo in frasca. Oggi parli del tempo, domani parli dei grandi problemi politici e poi mischi le cose. Mettere in scena al cinema un diario personale è molto difficile mentre a teatro è più semplice. Forse perché il peccato originale del cinema è che ci vuole un filo narrativo o almeno un personaggio, un qualcosa, che leghi il tutto e ci deve essere almeno una sorpresa che faccia rimanere seduto lo spettatore.

In questo senso il montaggio e la musica di E la festa continua! mi sembrano fondamentali…
Guédiguian: Sicuramente per quanto riguarda la fluidità del racconto la musica è stata molto molto utile perché, per esempio, consente di cambiare tono e umore all’interno di una stessa sequenza, un po’ come faceva Charlie Chaplin che cambiava all’improvviso la musica, da allegra a triste. La particolarità e complessità di questa colonna sonora è che è stata scritta mentre noi lavoravamo al montaggio.

Venti film insieme, con attori che tornano ciclicamente come Gérard Meylan e Jean-Pierre Darroussin, qual è il segreto di questo sodalizio?
Ascaride: Lavoriamo insieme da tantissimo tempo. Io credo che Robert abbia bisogno di guardare noi per raccontare le sue storie. Una volta mi ha detto che se fosse stato un pittore, noi saremmo stati i suoi colori. Sappiamo che ci sono alcuni pittori che hanno una palette di colori preferiti che usano sempre. Certo noi ci vediamo spessissimo con Gérard e con Jean-Pierre ma c’è un processo intellettuale che non abbiamo deciso a tavolino. Robert è una persona che sa mettere insieme le persone ma non perché sia un essere straordinario ma perché lui non riesce a stare da solo, non gli piace fare le cose da solo. Ha bisogno degli altri, così ci mette insieme, ci ascolta e a un certo punto i suoi processi mentali si mettono in movimento e inizia a raccontare le storie.


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