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La moglie di Tchaikovsky, Serebrennikov racconta la parte sommersa di una relazione distruttiva

Il film mostra una vicenda individuale rilevando affinità con lo stato attuale delle donne in Russia. Al cinema.
di Pino Farinotti

Alyona Mikhailova . Interpreta Antonina nel film di Kirill Serebrennikov La Moglie di Tchaikovsky.
sabato 7 ottobre 2023 - Focus

Nell’era recente, quando un autore si appresta a realizzare un biopic la prima intenzione è quella di non fare ciò che hanno fatto gli altri. La seconda è di raccontare la parte sommersa, meno conosciuta, intima, magari con intenti psicoanalitici, del soggetto. È quello che ha fatto Kirill Serebrennikov nel suo La moglie di Tchaikovsky. Nel film il grande musicista passa quasi per caso, così come la sua musica. Il focus è tutto su Antonina Miljukova, che sposò Piotr affrontando difficoltà immani, perché l’uomo era omosessuale e aveva accettato quel matrimonio obtorto collo. Antonina fece del rapporto una missione e una dedizione patologica, tanto da venirne distrutta.

Dicevo “biopic” e il nuovo stile. C’è un modello recente, esemplare in questo senso, Blonde di Andrew Dominik, con Ana de Armas che fa Marilyn Monroe, anzi, Norma Jeane Mortensen. Ti aspetti di vedere la storia di Marilyn, le sue performance, il suo erotismo e il suo appeal irresistibile, ma non è così. I primi venti minuti sono dedicati a Norma di cinque anni e a sua madre con enormi problemi psichici. Poi Hollywood e gli inizi, quando la “bionda” deve accettare il sesso qua e là per ottenere le parti. Il sesso importante, storico, Dominik ce lo mette, quando Marilyn si produce in una lunga fellatio a favore del presidente Kennedy. 

A Tchaikovsky si era dedicato anche Ken Russell nel 1971 nel suo L’altra faccia dell’amore. Quella volta però Piotr e la sua musica erano protagonisti, anche se il regista non mancò di rilevare l’omosessualità del musicista e molti dei problemi relativi. Anche in quel film c’è una donna che si interessa a Tchaikovsky, Nedeshda Von Meck, che però agisce da protettrice “solo” artistica. Il film viene definito “musical”.

Donne che sposano omosessuali. C’è un altro esempio, non banale, dove il protagonista è un altro che si occupa di musica, seppure di genere diverso. È Cole Porter, che ha scritto alcune della più belle canzoni americane. Linda Lee Thomas, protagonista dei salotti culturali americani, sposata con figli, lasciò la famiglia per unirsi a Cole. Linda sorprese quel mondo. Quando le domandavano la ragione di quella scelta diceva che Cole era la persona più sensibile, affascinante e talentuosa del mondo. “… e poi il sesso non mi interessa.” Mentre interessa, e molto, alla Miljukova, dunque un problema pesante e insolubile. E lei non se lo fa mancare, raccattando qua e là soggetti disponibili. Un elemento in più di paranoia.
 

L’incantamento di Linda era più che legittimo. Ha delle affinità col fascino del divo che Francesco Alberoni analizza in profondità nel suo "Innamoramento e amore". In sostanza lo status del divo comporta un’attrazione potente, una suggestione anomala che sorpassa la vita reale. Vediamo ragazze fare pazzie magari per un rapper sconnesso. In quel momento si sentono protagoniste, eroine. Che tristezza.


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