Un'opera prima velleitaria ambientata in un futuro distopico incredibilmente reale. Non mancano i colpi di scena ma il film punta troppo sulla scrittura non riuscendo a sviluppare come vorrebbe tutti i suoi spunti. Presentato al 40° Torino Film Festival e da martedì 29 novembre al cinema.
di Archimede Favini
In un futuro distopico il sistema carcerario italiano è stato riformato grazie all’invenzione dell’ipersonno: le pene vengono scontate dai detenuti in uno stato di sonno artificiale in apposite celle acquatiche. David Damiani è uno psicologo che si occupa di monitorare la psiche e lo stato di memoria dei detenuti tramite risvegli periodici. Con la complicità della fidanzata Viola, si troverà a indagare sull’oscura verità che si cela dietro al progetto.
Nel disegnare un futuro distopico, l’esordiente Mascia ci mette in guardia da una minaccia quanto mai attuale, ossia la pericolosa deriva che può prendere il mondo nel momento in cui lo sviluppo tecnologico e quello morale non vanno di pari passo. È in questo ambiente che uno straordinario Stefano Accorsi, negli inediti panni di David Damiani, si muove cauto, con avvedutezza, conducendo la sua indagine volta a scoperchiare il velo di Maya con resilienza e senza mai arrendersi, anche quando non sembra esserci più niente da fare.