Un doc affascinante, dall'impianto narrativo jazzistico, su Lawrence Ferlinghetti, padre della Beat Generation. Documentario, Italia, Argentina2022. Durata 83 Minuti.
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. Espandi ▽
Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare. Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation.
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un road movie per raccontare un'altra Sicilia. Espandi ▽
Chi conosce Giovanna Taviani e ne apprezza l'opera non poteva non aspettarsi un'apertura in cui il mare fosse dominante. Questa attesa viene soddisfatta perché Giovanna prende le mosse dalle profondità marine per narrare e far narrare di donne, cavalier, arme ed amori mostrando come non si tratti di archeologia culturale ma di tesi ed azioni teatrali che mordono sul presente. Perché le vicende di Ulisse o dei Paladini di Francia hanno una presa che travalica il tempo. Così come le cantate sui morti di mafia o sulla madre di Salvatore Carnevale (prima donna a costituirsi come parte civile in un processo contro mafiosi) ci parlano di un passato prossimo che non ha smesso, purtroppo, di essere attuale. Gli interpreti che incontra nel suo viaggio mostrano con la loro voce e i loro corpi, nonché con i pupi, che non sono più personaggi ma vere e proprie persone, la passione artistica e civile che li anima. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Seguendo la street artist Laika: un ritratto dal taglio efficace e inedito. Documentario, Italia2022. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un doc per rivivere gli anni di pandemia attraverso gli occhi e il talento di Laika, una donna che si
definisce "un'attacchina romana" e dimostra una profonda consapevolezza morale e artistica. Espandi ▽
Attiva dal 2019, Laika incolla i suoi poster sui muri di Roma. Senza chiedere permesso, come tanti altri artisti più o meno noti di lei, che usano all'incirca gli stessi strumenti per prendere voce, esprimere dal basso una posizione, soprattutto per conto di chi una voce non l'ha: migranti, donne, vittime della guerra, persone che in Italia non hanno cittadinanza.
È una voce critica del potere dei capi di Stato, ma esprime anche attaccamento a figure popolari, dai calciatori a persone molto meno famose. Spera, che presenta il suo film d'esordio in Freestyle alla Festa del cinema di Roma 2022, ha ottenuto la sua fiducia e disponibilità e può osservarla (ammesso che si tratti di una donna) anche durante l'isolamento del lockdown. La regia coglie i tratti essenziali del suo gesto - spirito antisistema, velocità di esecuzione, immediatezza e incisività del messaggio - e mutua alcuni stilemi del cinema di genere (accelerazioni, musica elettronica, ritmo, immaginario ma anche ironia metacinematografica da superhero movies) tramite i quali si tiene lontano dal rischio di uno scolastico profilo d'artista. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un ritratto di Gian Paolo Barbieri, un fotografo che ha saputo ridefinire le immagini della moda. Espandi ▽
Gian Paolo Barbieri è un fotografo di moda (e non soltanto) che ha lasciato e continua a lasciare, malgrado una malattia incurabile, il proprio segno nel mondo dell'arte. Il documentario lo vede come protagonista che riflette sulla propria opera con il contributo di chi quell'opera ha amato e continua ad amare.
Ogni opera di Barbieri rivela come il suo pensiero creativo abbia sempre messo al centro tutto ciò che deve trovarsi (o essere escluso) dall'inquadratura. Vediamo Barbieri all'opera ma anche, grazie ai propri collaboratori e a un'importante collezionista d'arte, tornare a visitare il proprio percorso artistico, con commozione talvolta, ma anche con una memoria pronta a riportarlo a considerare le ragioni e la tecnica necessarie per ottenere quella precisa immagine.
Anche chi non è particolarmente interessato al mondo della moda dovrebbe vedere questo documentario. Avrebbe l'occasione per cogliere una trasposizione in immagini decisamente magistrale del concetto di bellezza. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un viaggio in India che è anche un percorso interiore su quanto il vissuto passato influisca sul presente. Documentario, Italia2020. Durata 60 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un viaggio fantasioso e inconsueto alla ricerca di un'antica leggenda indiana, che parte dalla Sardegna e arriva fino alle pendici dell'Himalaya. Espandi ▽
Stefano Deffenu nel 2011 fece un viaggio in India con l’obiettivo di cambiare se stesso avendo cambiato mondo. Fece tantissime riprese video che gli vennero rubate da un bambino. Tre anni dopo se le vide recapitare in un pacco privo di mittente. Trascorsi altri tre anni il regista ha trovato la forza per vedere quelle immagini e suddividere la narrazione in capitoli con un prologo ed un epilogo. Alla base del viaggio con un amico c’era la ricerca dei misteriosi Ananda, dei bambini che avevano sovvertito le regole imposte dagli adulti ribellandovisi e creando una comunità. Ananda è un percorso nell’India contemporanea che, alla disordinata curiosità del turista quasi per caso, aggiunge una ricerca interiore sul proprio vissuto di fratello gemello. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La storia di uomo che ha scontato più di sei anni in carcere e ora è pronto a ricomiciare. Espandi ▽
La regista esordiente Giulia D'Amato intreccia i propri ricordi di adolescente (con il padre da sempre militante e il fidanzato ultrà del Perugia) ai tragici fatti del G8 di Genova 2001. La memoria privata si mescola a quella collettiva, attraverso le testimonianze dell'autrice, dell'ultrà teramano Davide Rosci, condannato a sei anni e sei mesi di carcere per "concorso morale" in "devastazione e saccheggio" durante la manifestazione tenutasi a Roma nell'ottobre 2011, e di Mariapia Merzagora Parodi, madre di Edoardo, morto pochi mesi dopo l'amico Carlo Giuliani, ucciso da un proiettile sparato da un agente in piazza Alimonda a Genova, il 20 luglio 2001.
I ricordi personali diventano il racconto di un'epoca, attraverso uno sguardo d'insieme che a volte rischia di perdersi ma è sostenuto da una colonna sonora trascinante.
Particolarmente azzeccata ed originale la scelta musicale, che accompagna i filmati d'archivio con famosi brani del genere pop ("I migliori anni della nostra vita"), pop rock ("Total Eclipse of the Heart") e soprattutto dance: da "L'amour toujours", vero e proprio inno generazionale, romantico e disperato, di fine anni Novanta, alla hit dei primi Duemila "Dragostea Din Tei", fino a "Disco Samba". Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un gruppo di artisti è al lavoro a un nuovo progetto ispirato al Ginger e Fred di Fellini. Espandi ▽
A partire da un soggetto di Deflorian e Tagliarini, con la collaborazione di Barbara Iannarilli, il film è al tempo stesso il racconto di come lo spettacolo sia uno modo per i due protagonisti di “riallinearsi”, proseguendo nella ostinata, certosina ricerca del senso in ogni motto e azione. Una testimonianza pulsante e insieme lieve della complementarità dialettica della coppia, della loro intesa creativa. A documentare con tocco sensibile ciò che è arduo spiegare in una recensione, perché di per sé imprendibile ed effimero come la preparazione di uno spettacolo teatrale, sono Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri. Con un titolo che è già un manifesto esistenziale, Siamo qui per provare, si offre come un segno, un lampo di vita, una traccia intenzionale che tenga memoria del buio intravisto e respinto. Rispecchiando il lavoro degli autori, ciò che il film ribadisce ad ogni scena è che si può far teatro con tutto, anche con pochissimo, e che tutto è teatro. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un film dalle atmosfere surreali che guarda al cinema di Kaurismaki per raccontare le problematiche della terza età. Drammatico, Italia, Svizzera2022. Durata 80 Minuti.
Un racconto surreale e ironico che esce dagli stereotipi della vecchiaia e della morte raccontando per capitoli la quotidianità e i sentimenti di personaggi indimenticabili. Espandi ▽
Gli anziani Leopold e Alex hanno uno scontro frontale d’auto. Ne escono un po’ ammaccati ma disposti non a litigare come si potrebbe pensare ma invece a dare inizio ad un’amicizia. Henri e Irma formano una coppia che da molti decenni condivide ogni momento della vita. C’è poi un detenuto, espulso dal carcere contro la sua volontà che vaga per la città facendo un incontro speciale. A loro si aggiunge un medico che prova una tale empatia per i propri pazienti da mettersi a piangere quando li trova in condizioni precarie. Felix Tissi appare come un profondo conoscitore ed estimatore del cinema di Aki Kaurismaki. Il suo cinema si avvale di atmosfere rarefatte analoghe a quelle del regista finlandese nonché di personaggi che mettono a nudo il proprio disagio esistenziale anche quando tacciono o si trovano in situazioni apparentemente lontane dalla realtà di tutti i giorni. Perché questo è un film sul profondo senso di solitudine che attraversa tante persone in particolare (ma non solo) quando raggiungono la terza età. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il film racconta la contraddittoria e intensa vita insieme di Edda Mussolini e suo marito Galeazzo Ciano. Espandi ▽
Edda Mussolini figlia primogenita del Duce sposa Galeazzo Ciano, figlio dell’ammiraglio Costanzo il 24 aprile 1930. Da quel momento i due diventano una delle coppie più in vista del regime ma anche due personalità che vedono la Storia da prospettive diverse che finiranno con l’avvicinarsi solo dinanzi alla tragedia. Una ricostruzione documentata e drammaturgicamente efficace di una vita di coppia che non è come quella di tanti perché vissuta nelle stanze del Potere. Wilma Labate, grazie alla performance in perfetto equilibrio tra passato e presente di Silvia D’Amico e Simone Liberati, ricostruisce la vita privata e pubblica della coppia. Ne esce un ritratto complesso e al contempo estremamente lucido di dinamiche che vedono coinvolti i sentimenti più comuni di un uomo e una donna (affetto filiale, amore, dissimulazione, tradimenti, litigi) con quelli di chi, per ragioni di parentela o di ruolo politico, può influenzare le sorti di un intero Paese. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Film intervista con finale a sorpresa che punta sull'amore come strategia preventiva verso ogni forma di violenza. Documentario, Italia2021. Durata 61 Minuti.
Un uomo condannato a morte viene riconosciuto innocente e rilasciato dopo 22 anni nel braccio della morte. Ora deve affrontare una nuova sfida: sopravvivere alla libertà. Espandi ▽
Mentre scorrono immagini subacquee, una voce maschile descrive l'orribile sensazione di sentirsi isolato, abbandonato dalla società, senza possibilità di riscatto. A seguire, chi parla, seguendo una lunga carrellata, svela alcuni sobborghi statunitensi e dettagli della propria biografia. Infine, a quella voce corrisponde il primo piano di un uomo coi capelli bianchi, visibilmente traumatizzato: è Curtis McCarty, che racconta sguardo in macchina la sua storia. Con precedenti di dipendenza, accusato senza prove dell'omicidio di una sua conoscente, avvenuto nel 1982, è stato fermato, sottoposto a violenza da parte della polizia, processato e nel 1985 condannato a ventidue anni da scontare nel penitenziario governativo dell'Oklahoma.
Diciannove li ha trascorsi nel braccio della morte ma nel 2007 è stato rilasciato, dopo essere stato scagionato dall'accusa che gli aveva procurato la condanna a morte, perché da un'indagine era emerso che il perito incaricato del suo caso aveva falsificato le prove. Eppure il tempo della detenzione e il carico di stress post traumatico non si possono cancellare e non lasciano indifferenti chi osserva.
Film intervista con finale a sorpresa, A Declaration of Love al contrario evidenzia il percorso di presa di consapevolezza indicato dal titolo: comprensione e non condanna, riabilitazione e non tortura, amore come strategia preventiva verso ogni forma di violenza. Il protagonista insiste molto sul tradimento vissuto rispetto ai fondamenti della legge che da cittadino statunitense si aspettava, un ambito che è invece non esente da razzismo e pregiudizio sociale. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un film breve di finzione, che inizia un percorso di indagine sulla generazione nata nel 2000. Espandi ▽
Bianca festeggia i suoi 22 anni il 28 febbraio 2022, in un piccolo appartamento della periferia di Mosca dove vive con la madre. Bianca è Electa per il
mondo digitale, un alter ego ispirato alla protagonista della Sagra di Primavera di Igor Stravinskij. Electa è conosciuta sui social network per le sue toccanti
performance di danza e la sua ossessione per il bianco.
Bianca è nata a Norilsk, in Siberia, una delle città più inquinate del mondo e fa parte di un gruppo di ragazzi, provenienti da tutto il mondo, che si riunisce
online intorno a Radio Esperanza Libre, un canale di podcast fondato da Anita Lopez, giovane speaker ambientalista di Río Gallegos (Argentina). Radio
Esperanza Libre è ispirata ad una radio che è stata disattivata ma che una volta trasmetteva dall'Antartide argentina, da Base Esperanza. Anita ed Electa si
sono incontrate casualmente sull'Internet perché, oltre ad essere accomunate dall'impegno ambientalista, hanno in comune una data di nascita curiosa: il 29
febbraio.
Nella vita reale Bianca è profondamente insicura, non è abituata al contatto con gli altri e fatica a relazionarsi verbalmente anche con la madre. Bianca è
chiusa nell'impeccabile gabbia esibizionistica di Electa; quando il mondo intorno a lei sembra sgretolarsi, non solo a causa del cambiamento climatico, la rete
di connessioni virtuali di Electa diventa l'unica via di fuga possibile per Bianca, l'unica reazione per riscattare la propria voglia di vivere. Il podcast registrato
con Anita lunedì 28 febbraio 2022, a soli quattro giorni dall'invasione russa in Ucraina, costituisce per Electa l'occasione di lanciare un grido di aiuto. A partire
da lì, connessioni apparentemente labili e casuali dimostrano la capacità di cancellare le distanze e aprire inaspettate vie di fuga e speranza. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un catalogo in movimento e una lettera al proprio papà che non c'è più. Un film dovuto, sentito e struggente. Documentario, Svizzera, Italia2022. Durata 87 Minuti.
Un dialogo intimo tra un padre, uno dei maggiori esponenti del Movimento di Architettura Radicale Fiorentino, e la figlia regista. Espandi ▽
Un commovente resoconto della vita e della carriera di Fabrizio Fiumi ad opera della figlia Elettra. Dopo la morte del padre Elettra inizia a ripercorrere le tappe principali della parabola del suo “babbo”, come ama chiamarlo, in quello che è a metà tra un documentario e la sua personalissima maniera di elaborare questo lutto e questa eredità pesantissimi. È difficile parlare di Radical Landscapes in modo oggettivo, e questo è dovuto soprattutto all’incredibile capacità di Elettra Fiumi nel far sì che le sue immagini si sottraggano sistematicamente a ogni tipo di razionalità. Radical Landscapes, proprio come i lavori del suo babbo, salta il filtro cerebrale e va dritto al cuore. Più che un documentario, è un vademecum per inguaribili idealisti (o forse sarebbe più corretto dire per idealisti radicali) finiti per un tremendo e inspiegabile errore, in un mondo in cui i sognatori e gli utopisti sono una specie in via di estinzione e sono la logica e la razionalità a farla da padrone. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una riflessione sul rapporto tra fede e razionalità che sintetizza tutto il pensiero di un grande autore. Drammatico, Polonia, Israele, Italia2022. Durata 87 Minuti.
Un uomo vicino alla terza età riallaccia i rapporti con un giovane cugino genio della matematica. Questa frequentazione cambierà entrambi. Espandi ▽
L’ottantaquattrenne Zanussi prosegue la sua ricerca interiore e torna a riflettere sul rapporto tra fede e razionalità. Lo fa questa volta chiarendoci già in apertura che Joachim (e di conseguenza anche David) sono dei “personaggi”. Zanussi cioè sta facendo cinema e si avvale di questi due caratteri per portare sullo schermo i temi che continuano a stargli a cuore. Il suo pensare alla morte come spartiacque che impone di affrontare la domanda sull’aldilà anche a chi pensa di aver compiuto tutti i possibili cosiddetti ‘peccati’ (cosiddetti perché se un Dio non c’è non ha senso definirli tali) torna in questa sua opera in cui fa fare sintesi del suo pensiero a un mendicante che si vede offrire una cospicua somma di denaro purché affermi che Dio non esiste. La sua risposta è di quelle che si ricordano. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Marzo 2020, scatta il lockdown. Un cinefilo, Alessandro Aniballi, si rifugia nel cinema del passato, cercando di capire come sia nata in lui questa ossessione. Espandi ▽
In un film coraggioso e decisamente originale Aniballi ci invita a ragionare sul senso profondo del fare e vedere cinema in questo nostro tempo difficile.
Pochi minuti dopo l’inizio di Una claustrocinefilia Giovanni Spagnoletti, critico cinematografico e studioso di cinema, definisce la cinefilia come una malattia. Aniballi, recluso non volontariamente in casa e impegnato a parlare con il suo pc è allora un malato? Oppure è un personaggio stravagante come Benicious, l’esule polacco che chi ha frequentato i festival negli anni ’70 e ’80 non ha potuto non incontrare in quanto, essendo homeless, passava da un’ospitalità all’altra delle manifestazioni cinematografiche continuando a vedere film quasi senza soluzione di continuità?
Aniballi si interroga su questo e su una miriade di altre possibili letture del suo rapporto con la settima arte non rinunciando però mai a confrontarsi con la realtà.
Quando ci ricorda a più riprese che avrebbe voluto scrivere una storia del cinema italiano in una forma che ancora nessuno ha pensato ma che non ci è riuscito sarà bene che prenda atto che invece è riuscito a rendere alla perfezione l’idea di quella che è sicuramente una magnifica ossessione che può anche assomigliare a una malattia di cui lui però conosce la visionaria cura. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un documentario che immortale il tentativo di portare in scena una rivisitazione di una seicentesca raccolta di novelle comiche. Espandi ▽
Il noto attore e regista Carlo Simoni, su proposta di Ferruccio Giovanetti fondatore delle cliniche psichiatriche del gruppo Atena, accetta di dirigere uno spettacolo che abbia come attori gli ospiti delle strutture del gruppo. Ne nasce un percorso, complesso ma entusiasmante, che vede il teatro manifestare la propria potenzialità di terapia di grande efficacia.
Un documentario sul teatro che si immerge nell'attività di creazione dei personaggi e dell'azione mostrando come un professionista del palcoscenico possa divenire maestro, amico e terapeuta.
Carlo Simoni non ha bisogno di presentazioni. Il pubblico che ama il teatro e la televisione di qualità ha avuto modo di conoscerlo grazie alle innumerevoli mese in scena ha cui ha partecipato, diretto dai più importanti registi italiani (da Strehler a Ronconi, da Bolchi a Lavia). Forse però non era così noto a coloro che sono diventati il cast di uno spettacolo del tutto particolare della cui prima rappresentazione vediamo poco perché è giusto così. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.