Gian Paolo Barbieri - L'uomo e la bellezza

Gian Paolo Barbieri è un fotografo di moda (e non soltanto) che ha lasciato e continua a lasciare, malgrado una malattia incurabile, il proprio segno nel mondo dell'arte. Il documentario lo vede come protagonista che riflette sulla propria opera con il contributo di chi quell'opera ha amato e continua ad amare.

Ogni opera di Barbieri rivela come il suo pensiero creativo abbia sempre messo al centro tutto ciò che deve trovarsi (o essere escluso) dall'inquadratura.

Chi volesse andare a visitare il più che interessante sito a lui dedicato troverebbe, a introduzione della biografia, questa frase: "È un nostro compito lasciare alle generazioni future qualcosa che possa essere utile loro nell'intraprendere questo mestiere, sempre più difficile e complesso." Il documentario a lui dedicato da Scatarzi contribuisce a questa missione in maniera egregia. Ci consente infatti di ripercorrere, non pedissequamente, i dati essenziali di un'artista, nato in centro a Milano, che nei tessuti commerciati dal padre trova il primo motivo per trasformare quelle stoffe in abiti che, a loro volta, trasformino le persone (lui e i suoi amici in primis).

Si accorge poi che quelle trasformazioni possono essere colte dall'obiettivo e trasfigurate. Possono essere indumenti indossati da modelle ma possono anche essere i corpi delle modelle stesse a diventare forme d'arte colte da uno sguardo capace di andare oltre la realtà. Si tratta, è ovvio, di immagini fisse ma chi vedrà questo documentario non potrà far altro che constatare che molti dei suoi scatti sono vere e proprie storie, potremmo dire che sono dei film.

Ad ognuna di esse, grazie anche a maestri di cui ricorda la severità, dedica un'attenzione finalizzata ad offrire il senso di una bellezza che parte dalla realtà, come accade ad esempio per le copertine di Vogue, per inserirla in un contesto in cui ogni singolo elemento contribuisce a 'dire altro' senza mai dimenticare il motivo dello scatto. Lo testimoniano coloro che lo hanno visto collaborare con i più noti stilisti i quali sapevano che le loro creazioni sarebbero entrate a far parte di un ulteriore mondo creativo. C'è poi quella realtà che andava colta, ad esempio negli amati mari del Sud, direttamente da chi vi era autoctono.

Ci viene anche mostrato come abbia saputo far uso di macchine e formati molto diversi ottenendo sempre grandi risultati. Ciò che poi non vuole nascondere è la propria condizione attuale che diviene per lui, ottantacinquenne, motivo non per cedere ma per continuare a nutrire quella passione per la fotografia che non lo abbandona. Lo vediamo all'opera ma anche, grazie ai propri collaboratori e a un'importante collezionista d'arte, tornare a visitare il proprio percorso artistico, con commozione talvolta, ma anche con una memoria pronta a riportarlo a considerare le ragioni e la tecnica necessarie per ottenere quella precisa immagine.

Anche chi non è particolarmente interessato al mondo della moda dovrebbe vedere questo documentario. Avrebbe l'occasione per cogliere una trasposizione in immagini decisamente magistrale del concetto di bellezza. 