Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Ungheria |
Regia di | Bence Fliegauf |
Attori | Laura Podlovics, István Lénárt, Zsolt Végh, Lilla Kizlinger, László Cziffer Ági Gubik. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 febbraio 2021
Un ipnotico incontro tra persone, tra vivi e morti. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO N.D.
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Sette miniature ipnotiche e irregolari simili a fughe. All'inizio apparentemente innocui, diventano sempre più intensi fino a culminare in un caleidoscopio psicologico. Il nonno tace: è ancora vivo? Un uomo parla con un guardaroba: perché? Le persone assenti si insinuano come fantasmi nelle vite e nelle conversazioni di coppie e famiglie. Sono i perduti, i repressi e i dispersi. I giovani scioccano le loro madri - una con amore, l'altra con disprezzo. Infine, c'è un ciarlatano che spinge alla morte i malati. È difficile dire chi è la vittima qui e chi è la colpa. Se le persone sono sfere, potranno mai incontrarsi?
Dopo la débâcle della favoletta allucinata Lily Lane, uscita solo in Ungheria e Olanda, l'ungherese Fliegauf riguarda al primo lungo, al film che, insieme a The Dealer e Milky Way, lo consacrò autore di culto cinefilo negli anni zero. Torna a Forest, dunque, a una struttura in sette vignette, chiuse nella cornice dei long take, nell'asfissia degli interni, nella rete di dialoghi tra due, tre persone [...] Vai alla recensione »
Uno sguardo indiscreto. Invadente, stretto ed ossessivo, interessato a polarizzare le posizioni, a rendere ogni parola con il suono di una recriminazione. Il cinema di Fliegauf trasmette una nevrosi con i colori naturali del disastro mentre si avvicina ai corpi e gli sta addosso, vive una distanza critica di imbarazzo ed incomprensione, al ritmo di un flusso frenetico di pensieri e parole.
In concorso ha trovato posto «Forest - I See You Everywhere» del regista ungherese Benedek Fliegauf, noto per «Dealer» del 2004 e «Womb» del 2010.Si potrebbe pensare dal titolo a un sequel del suo «Forest» del 2003, ma questo nuovo film non è esattamente una prosecuzione, ma più un collegamento concettuale con il film precedente.Incorniciato da due sequenze che vedono una ragazza accanto a suo nonno, [...] Vai alla recensione »
A quasi vent'anni dal suo "Forest", il regista ungherese ci racconta altre storie (sono 7), in uno stile nervoso e agitato, in piani sequenza claustrofobici addosso ai protagonisti, accesi da conflittualità, drammi, tragedie: la coerenza non manca, ma emerge qualcosa di artificiosamente disturbante, soffocato dalla parola e dal gesto, prima che la luce compia il suo ingresso.
Un nome del tutto degno di nota all'interno del panorama cinematografico ungherese e mondiale, quello di Bence Fliegauf. Il suo stile del tutto personale, che da budget bassissimi è in grado di dar vita a vivi e pulsanti affreschi della società ha già avuto modo di essere apprezzato negli anni scorsi e in Forest - I See You Everywhere, presentato in Concorso alla Berlinale 2021, nella sua speciale [...] Vai alla recensione »
Sette episodi, due (massimo tre) personaggi per quadro, storie di vita, piccole, piccolissime ma che celano enormi tensioni. Enormi tragedie, drammi esistenziali, psicologici, umani, relazionali tutti raccontati da un punto di vista ultra ravvicinato con la camera a mano a soffocare i personaggi, a schiaffeggiare gli attori. Senza stacchi, come se dal dramma non si potesse andare in pausa, come se [...] Vai alla recensione »
Quel che veniamo a sapere dell'Ungheria sul piano politico, soprattutto negli ultimi anni, ci piace poco, ma i film ungheresi, almeno quelli che capita di vedere alla Berlinale, raramente tradiscono. Quattro anni fa Ildikó Enyedi, che al pari di molti ex vincitori dell'Orso d'Oro oggi siede in Giuria, ottenne il massimo riconoscimento con Corpo e anima , tre anni fa vedemmo nella sezione "Panorama" [...] Vai alla recensione »
Quasi 20 anni fa (nel 2003), il regista ungherese Bence Fliegauf realizzò Forest (Rengeteg), presentato a Berlino nella sezione Forum. Cinque lungometraggi dopo, torna per la quarta volta alla Berlinale (di nuovo in concorso dopo l'Orso d'Argento vinto nel 2012 con Just the Wind) riprendendo idealmente il discorso "interrotto" con Forest: non a caso il suo nuovo film si intitola Forest - I See You [...] Vai alla recensione »