L'osservazione di uno spaccato sociale diventa un'opera poetica ed a tratti straniante. Al 39TFF e disponibile in streaming
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di Tommaso Tocci
In India, nella zona a est di Kolkata, la discarica di Dhapa è così enorme da trascendere i suoi stessi confini. All'interno, tra le montagne grigie di rifiuti che si estendono a perdita d'occhio, prolifera un intero sistema sociale e lavorativo, tra fabbriche e sistemi di smaltimento. Qui attorno gravitano Bokul e i suoi amici, pronti a tutto per vendere e smerciare qualunque cosa, nel sogno di fare abbastanza soldi da poter sfuggire all'unica vita che abbiano mai conosciuto.
La ricerca - o meglio, il desiderio - di un futuro economico migliore è l’afflato alla base del film di Ishaan Ghose, che trasforma l’osservazione di uno spaccato sociale in un ambizioso affresco in movimento.
Estetizzare la sofferenza è un equilibrio delicato, e sebbene la grandiosità formale di Ghose (attraverso l’uso del grandangolo, del movimento della macchina a mano e della scelta della musica) restituisca diverse sequenze memorabili, finisce anche per allontanarsi emotivamente da quella stessa umanità che cerca di ritrarre.