Nuova trasposizione della favola più famosa, trasformata in un musical di Broadway dall’evidente (e ingombrante) messaggio in chiave neofemminista.
Nelle mani di Kay Cannon, regista e produttrice comunque abile nel giostrare i tempi della commedia (da Pitch Perfect 1 e 2 a Giù le mani dalle nostre figlie), più che il ritmo e il passo della commedia musicale, in questo nuovo Cenerentola contano le posizioni quasi ideologiche da dare ai personaggi: Elle e Robert sono entrambi sognatori stretti nelle loro vite in cattività; Gwen, la sorelle senza trono, subisce la cultura patriarcale e la stessa matrigna Vivian – ed è questa la vera novità del film – racconta in un lungo numero musicale la sua esperienza di donna vittima di un potere maschile invasivo.
Il resto è tutto ciò che ci si può aspettare da un prodotto come questo: fotografia dai toni allegri e color caramella; atmosfere da animazione reinterpretate in chiave live action; coreografie corali; lunghezza fuori misura; grafica digitale usata a sproposito (coi topi parlanti che rimandano ovviamente alla Disney) e una rete di trame e sottotrame che finisce per confondere gli spettatori.