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La brava moglie, una commedia leggera al femminile a cui manca la giusta carica eversiva

Buone le interpretazioni ma sarebbe servita una maggiore coerenza nei toni e nello stile. Da giovedì 24 giugno al cinema.
di Paola Casella

mercoledì 2 giugno 2021 - Recensioni

1967: Boersch, paesino dell'Alsazia. Paulette Van Der Beck è la direttrice della scuola di Economia domestica che porta il suo cognome, anzi, quello di suo marito Robert. L'obiettivo dell'istituto è formare generazioni di madri e mogli esemplari insegnando loro a cucinare, pulire e rammendare e inculcando nelle ragazze i sette pilastri della casalinga modello, fra cui spicca l'obbligo ad essere comprensive con totale abnegazione senza mai anteporre le proprie esigenze a quelle della famiglia. In virtù di questo obbligo, Paulette ha sempre ignorato la propensione del marito per le belle studentesse, l'alcool e il gioco d'azzardo: ma quest'ultima la costringerà a correre ai ripari, e ad assumere finalmente il comando della propria vita.

Il regista e sceneggiatore Martin Provost, che ha al suo attivo film drammatici con protagoniste femminili come Séraphine, Violette e Quello che so di lei, si cimenta qui nella commedia, soprattutto nella prima parte del film, quella in cui Paulette inaugura il nuovo anno scolastico aggrappandosi ai principi secondo i quali è sempre vissuta indossando un tailleur alla Jackie Onassis (rosa, come quello che la first lady indossava quando è morto il marito....) e il canonico filo di perle, ben cosciente che "il nemico è alle porte".
 

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