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Cosa sarà, un film che riesce ad affrontare temi profondi in modo lieve e autoironico

Una storia autobiografica che porta il regista Francesco Bruni nella sua città natale, Livorno. Presentato alla Festa del Cinema di Roma e da sabato 24 ottobre al cinema.
di Paola Casella

domenica 25 ottobre 2020 - Festa di Roma

Bruno Salvati è un regista di "commedie che non fanno ridere" e di film che "non vuole" e "non vede" nessuno. Si è separato da poco e controvoglia dalla moglie, e sospetta di essere già stato rimpiazzato da un'amante (con l'apostrofo, in quanto femmina). I due figli Adele e Tito sono l'una studiosa e volitiva, l'altro vago e cannaiolo. Nella sua vita all'improvviso irrompe una di quelle malattie dal nome impronunciabile e dal significato terribile: la mielodisplasia. Occorre un donatore di midollo da cui trarre le cellule staminali per uscirne vivi, e i donatori non sono necessariamente compatibili, o presenti.
Bruno Salvati è, fin dal nome, l'alter ego di Francesco Bruni, che in Cosa sarà racconta il suo incontro reale con la mielodisplasia.

Ma Bruni ha l'intelligenza di trasformare quello che poteva essere un film sulla malattia nella messa a nudo di una fragilità umana specificatamente maschile, e di affidare il ruolo del protagonista a Kim Rossi Stuart che ha in sé il giusto grado di incazzatura davanti all'inaccettabile, nonché quell'ombra che abita chiunque si sia trovato faccia a faccia con la morte.

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