Il film con Juliette Binoche fa leva sul cosiddetto catfishing, fenomeno che esiste davvero e che riguarda un numero insospettabile di persone. Dal 17 ottobre al cinema.
di Ilaria Ravarino
C'è chi lo fa per esplorare un nuovo ruolo o, perché no, un genere diverso dal proprio. Chi lo fa per truffare e per ricavare vantaggi economici da una vittima ignara. Chi vuole solo vedere l'effetto che fa, chi si vergogna a dire la verità. Qualsiasi sia il motivo che spinge Claire (Juliette Binoche), la protagonista de Il mio profilo migliore, a inventare di sana pianta il proprio profilo Facebook, il suo non è un caso isolato. Anzi: il fenomeno ha un nome, catfishing, e riguarda un numero insospettabile di persone che mentono su uno o più dettagli del proprio profilo social.
L'81% degli iscritti a siti per appuntamenti online - dice una ricerca commissionata qualche anno fa dal sito Meetic - mente su almeno una caratteristica (più spesso il peso per le donne, l'altezza per gli uomini), mentre un profilo su dieci nel totale dei siti di dating sarebbe completamente falso.
Quanto a Facebook, lo strumento usato da Claire, la situazione non è migliore: i profili falsi sarebbero 87 milioni, quanto gli abitanti dell'intera Germania.
LA DISINIBIZIONE ONLINE
Stimolato dal particolare effetto di "disinibizione online" per cui in rete, grazie all'anonimato, l'utente si sente più disponibile a scavalcare tabù e superare vincoli morali, l'impostore social proietta sul suo falso profilo un'immagine di se spesso idealizzata, "ripulita" dai "difetti" che lo allontanano dal canone.
Non sorprende dunque che la scelta di Claire ricada sulla modifica di un fattore di grande pressione sociale per le donne mature: l'età. A cinquant'anni, pur essendo una donna sessualmente attiva e realizzata, Claire sente il bisogno di recuperare il piacere di piacere - il brivido del flirt, l'incoscienza e l'immaturità, la spensieratezza emotiva di chi, a vent'anni, ha una vita davanti e può permettersi di sbagliare. L'altra faccia della medaglia, insomma, della protesta delle cinquantenni di Facebook, diventata virale a gennaio, in rivolta contro le frasi sessiste e discriminatorie dello scrittore Yoann Moix ("Non posso amare le mie coetanee cinquantenni - aveva detto - sono troppo vecchie"). Con ogni probabilità, oggi, a usare un profilo falso è lui.
E SE SUCCEDE DAVVERO?
Quel che accade nel film, è sempre bene ripeterlo, non deve succedere nella vita reale. Tra i tanti pericoli che si nascondono nel gioco dei falsi profili c'è infatti la possibilità di interagire con persone che potrebbero essere minorenni, o di incappare nelle cosiddette "truffe sentimentali".
In caso di dubbio è sempre meglio avvertire dei propri sospetti il social network in questione. Sospetti che, nel caso siano confermati, possono diventare querela: non solo la "sostituzione di persona" è un reato, ma lo è anche spacciare per proprie le immagini altrui, che sono considerate "dati personali" e dunque non possono essere riprodotte, scambiate o peggio messe in commercio senza autorizzazione del diretto interessato.
Giocare con la doppia identità è un'attività magnifica, ma solo se circoscritta al tempo di un film.