Un film che fa riflettere sul destino dell'umanità e lancia un grande messaggio. Da giovedì 29 luglio al cinema.
di Roberto Manassero
In un mondo in cui le scimmie parlano e vivono come gli umani, un anziano primate viene ritrovato su una spiaggia: è ferito, perduto, e soprattutto viene da un altro mondo ed è il principe decaduto di una popolazione sconosciuta. Considerato un prezioso soggetto di studio, il vecchio viene preso in custodia e nascosto dal piccolo Tom e dai suoi genitori, due ricercatori da sempre convinti dell'esistenza di altre forme di vita intelligenti e per questo esclusi dalla rigidissima accademia delle scienze. Con il passare dei giorni tra il "prigioniero" e il bambino nasce un rapporto profondo, che porterà entrambi ad evadere dallo studio e ad avventurarsi nella grande città...
Ispirata a Scimmie come noi, film d'animazione del maestro dell'animazione francese Jean-François Laguionie, una favola sulla convivenza fra popolazioni e sul rapporto tra scienza e natura.
Ambientato in un’epoca indistinta che rimanda al tardo Ottocento, alle sue scoperte tecnologiche e alle sue ricerche in campo etnografico, il film si serve di un approccio più realistico, per quanto in realtà fiabesco, per allestire una metafora sui rapporti fra gli esseri viventi e fra la natura e la scienza.
La voce narrante del principe incornicia il racconto in un’atmosfera malinconica; il rapporto fra l’anziano e il bambino è ammantato di un romanticismo semplice e immediato; la rappresentazione di una natura incontaminata che poco alla volta si riprende i propri spazi (come nelle bellissime sequenze della metropoli minacciata da alberi e rami e del tram che si perde nell’oscurità della selva) suona come un’ammonizione collettiva.
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