Titolo originale | Canova |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario, Biografico, |
Regia di | Francesco Invernizzi |
Attori | Vittorio Sgarbi, Mario Guderzo . |
Uscita | lunedì 18 marzo 2019 |
Distribuzione | Magnitudo con Chili |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,98 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 25 marzo 2019
Ci sono uomini che hanno creato capolavori. Canova è certamente uno di questi. In Italia al Box Office Canova ha incassato 137 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Ci sono dei luoghi comuni, dei "must", che vengono utilizzati per sintetizzare dei concetti, dei gusti, o delle narrazioni. In un certo ambito culturale, non per forza ricercatissimo o raffinato, per indicare qualcosa di classico, di bianco, di quieto nella rappresentazione si può dire: sembra un Canova. Non è cosa comune con un nome racchiudere tanti ideali estetici. Ma con lo scultore veneto questo accade. Antonio Canova (1757/1822) rappresenta l'apoteosi della messa in scena plastica. La Paolina Bonaparte (1804/1808) posta nella sala centrale di Villa Borghese - luogo per cui la scultura, ritratto della nota borghese, era stata pensata e da cui non si è mai mossa - è il primo passaggio verso cui il pubblico si dirige.
Sembra che i visitatori vadano prima "da" Canova per poi passare al Bernini, testimonia Mario Guderzo, direttore del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno, il paese di nascita dello scultore.
Però questa attenzione all'antichità lo schivo Canova l'ha un po' pagata: nei salotti culturali, nelle case dei collezionisti e dei nobili che lo invitavano a scolpire opere per le loro proprietà, lo scultore veniva infatti attaccato, a volte deriso, perché lavorava su temi del passato, riportandone anche lo stile.
Ma lo scultore non copiava i grandi modelli: li imparava, analizzava, assorbiva, per poi ricrearli a modo suo, con l'utilizzo di martello e scalpello da cui mai si è staccato, per tutto il corso della sua lunga vita. Due strumenti di lavoro che già utilizzava nella bottega del nonno scalpellino e con cui ha viaggiato per l'Italia con, si dice, il suo cappello di carta in testa. Da Venezia, città che aveva vissuto sugli allori con grandi maestri come Tiziano, Tintoretto e Canaletto, che stava però decadendo dai punti di vista politico, sociale e culturale, a Roma e poi Napoli, fino a giungere a Londra, alla corte di Giorgio VI che gli commissionò la scultura - pezzo unico, che Canova non ha mai più replicato per richiesta del sovrano inglese - Marte e Venere (1817/1819), dopo il successo ottenuto con la composizione di Adone e Venere (1789/1794).
Francesco Invernizzi mette in scena un altro racconto su un personaggio culturalmente mitico quale è stato Canova. Un simbolo proprio come quei soggetti, i miti classici appunto, che l'artista si faceva leggere in studio mentre scolpiva il gesso, per poi riattivarlo in prezioso marmo, focalizzandosi principalmente sull'estetica e lo stile, che dovevano essere perfetti. Le mitologie erano storie da "mandare in corpo", diceva lo scultore per spiegare la mediazione con i grandi classici, da riscoprire e ritrattare. Imitare gli antichi per diventare grandi.
Nel documentario non c'è narrazione esterna, ma pochi, incisivi interventi da parte dello storico Mario Guderzio che racconta il Canova scultore attraverso il suo talento pratico e la scelta assolutamente decisiva di impostare il futuro attraverso il passato, in un periodo di crisi e decadimento come quello che ha portato alla Rivoluzione francese.
L'opera dell'artista è sviluppata attraverso lunghe inquadrature sui dettagli della materia con, come sottofondo, le storie ritratte. I miti raccontati attraverso le bianche sculture di Canova. Così Invernizzi ha impostato questo documentario sull'artista "inquieto e diviso", dice Vittorio Sgarbi nell'incipit del film. Era lo scultore dell'armonia, colui che, all'opposto dell'energico, furioso e rivoluzionario Bernini, le innovazioni se le giocava in un altro campo difficile: quello della perfezione del passato.
C'è chi lo ha amato e chi lo ha odiato - Roberto Longhi ne scrisse come "lo scultore nato morto", mentre l'Argan come "l'artista più moderno, inventore del design", per la perfezione delle forme, quasi meccaniche. Una lotta stilistica incominciata a 18 anni, quando Canova apre il suo studio e il marmo, la pietra e il gesso diventano immediatamente i suoi materiali. Il bianco il colore sul quale lavorare, sperimentare, riempire i vuoti con la materia e rimettere in vita narrazioni, episodi, momenti di passione e d'amore, o anche di lotta. Di fatto, come scrisse Stendhal, Canova ha saputo "restituire respiro a una cosa immobile".
CANOVA disponibile in DVD o BluRay |
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Da uno che ignora il plurale di didascalico e ci offre questa ed altre amenità orto-sintattico-grammaticali, non ci si può aspettare una recensione positiva ad un prodotto culturale. Sgarbi non è certo il mio storico dell'arte preferito, dato che apprezzo molto di più Tomaso Montanari, ma non si può dire che sia un incompetente né, tanto meno, un comico. [...] Vai alla recensione »
Un film vergognoso, scadente, inutile, puerile. Una accozzaglia di pompose descrizioni . E' uno scadente documentario di quarta serie a costo zero per la produzione . Una vergogna assoluta. D'altra parte la presenza di quel comico di Sgarbi doveva far capire che questo film è il nulla assoluto! Una musica ossessiva ed altissima, una narrazione lenta e migragnosa piena di riferimenti [...] Vai alla recensione »
Dopo dinosauri, camere delle meraviglie e città patrimonio mondiale dell'UNESCO, la serie L'arte al cinema di Magnitudo Film confezionata dall'infaticabile Francesco Invernizzi prosegue con Antonio Canova: massimo esponente del movimento neoclassicista, a cavallo tra Sette e Ottocento, autore di sculture indimenticabili sospese tra il modello di un passato mitizzato e il futuro di linee eleganti ed [...] Vai alla recensione »
È Possagno il cuore di Canova: per il documentario prodotto da Magnitudo Film e diretto da Francesco Invernizzi il paese natale del grande scultore, nonché sede della Gypsotheca e Museo Antonio Canova, è stato scelto come luogo privilegiato per raccontarne vita e opere. Tornando alle origini dell'artista e affidandosi allo straordinario patrimonio di gessi (ma anche bozzetti, disegni e dipinti) conservato [...] Vai alla recensione »