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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2020
Viceallenatore della più importante squadra di basket spagnola, Marco riscoprirà la passione per lo sport allenando una squadra di giovani disabili. Il film ha ottenuto 11 candidature e vinto 3 Goya, In Italia al Box Office Non ci resta che vincere ha incassato 311 mila euro .
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Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l'allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, viene condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell'allenare la squadra di giocatori disabili "Los Amigos". L'impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere risultati apprezzabili. Progressivamente i rapporti cambieranno.
Una premessa è necessaria per questo film che ha fatto staccare tre milioni di biglietti in Spagna. La premessa consiste di fatto in una domanda: perché cambiare un titolo perfettamente aderente alla vicenda come è quello originale (Campeones) in una banale imitazione (per di più incongruente) del titolo del duo Benigni/Troisi?
Detto ciò l'ultima opera di Javier Fesser centra l'obiettivo di divertire facendo pensare. Gli attori della squadra di basket non 'interpretano' i ruoli di disabili ma 'sono' disabili. Questo ha consentito o addirittura suggerito una flessibilità della sceneggiatura che ha visto inserire in montaggio scene che hanno preso vita direttamente nel corso delle riprese.
Perché questo è un film che non sfrutta i disabili per far ridere pur consentendoci di divertirci (e non poco) dinanzi alle loro reazioni. C'è un profondo rispetto nei loro confronti perché li si racconta come sono e, attraverso la figura di Marco, si portano sullo schermo i pregiudizi che i cosiddetti normodotati nutrono (talvolta negandolo a se stessi) nei loro confronti. Lo schema della sceneggiatura ha un sapore di deja vu ma viene declinato con grande originalità consentendosi anche svolte inaspettate perché si percepisce quanto, anche le situazioni più ''cinematografiche' siano innervate da una sensibilità molto attenta anche ai dettagli.
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Vorrei dire prima di tutto che ci si diverte e si ride tanto e lo si fa con la consapevolezza di liberarsi di pregiudizi e tabù. L'entusiasmo che ci comunica il film è contagioso, entriamo in sala con la difficoltà ad accettare la disabilità psichica che cova nel nostro animo e usciamo con occhi diversi, facciamo lo stesso percorso di questo allenatore scorbutico che [...] Vai alla recensione »
IL film spagnolo ,per nazionalità ma soprattutto per i caratteri della cultura spagnola evidenti nei tratti di comicità di autoironia di apparente leggerezza irriverente e deridente che in questa storia potrebbero essere inopportuni là dove viene raccontata la disabilità psichica di alcuni giovani , che nella vita normale potrebbero essere un problema serio [...] Vai alla recensione »
conosco molto bene si disabili ho fatto del teatro con loro. Non oso immaginare la fatica fatta per farli lavorare ( i disabili sono persone libere ecco perché può risultare difficile fargli fare quello che vogliamo). Ci sono solo due situazioni in cui si può discutere ma per la storia si accettano (il viaggio in autobus e l'ascensore), discutere perché non rientra ne loro mondo.
..uno dei migliori film abbia visto in quest'anno. La commedia spagnola mi era ignota, e l'ho trovata deliziosa, frizzante come quella americana, semplice come quella italiana, un po' surreale come quella francese. Un film adatto a tutti, dai ragazzini ai nonni, con attori fuori dal comune. Un film di quelli che ti fa sentire un po' migliore, quando esci.
Produzione mediocre e di imbarazzante banalità. Trama e finale (debitamente condito da una colonna sonora degna della peggiore Hollywood) che si prevedono con esattezza dopo una ventina di minuti. Se è certo lodevole lo sforzo di far recitare degli attori non professionisti - e bene, date le intuibili difficoltà - non basta il tema trattato per avvicinarsi alla sufficienza.
Film molto pulito, carino, stuzzicante, stupendo, pungente, per famiglie, un buon film di Natale, veramente ottimo! speriamo che per qualcuno/a possa far riflettere.......
Tre milioni di spettatori in Spagna (come i francesi, contano i biglietti venduti e non gli incassi). Vediamo quanto incassa in Italia, terra di poeti, santi, navigatori e sindaci di Matera, prossima capitale europea della cultura che si augura "di non finire come Venezia", vietato il turismo mordi e fuggi. Terra che rimpiange le sale buie - vuoi mettere con Netflix che ti arriva in casa e se un film [...] Vai alla recensione »
Marco, allenatore in seconda di basket, viene condannato, per guida in stato di ebrezza, a fare il coach di una squadra composta da persone con deficit mentale. Gli inizi, come da copione, sono tragici, ma man mano che il tempo trascorre, tra partite di campionato e palestra, l'uomo imparerà a vincere i suoi pregiudizi. Che bella storia, che sa far sorridere regalando una lezione di vita.
Marco, vice-allenatore di pallavolo professionista è insopportabile. Litiga, viene licenziato, guida ubriaco, ha un incidente. Il giudice lo condanna a nove mesi di servizi sociali. Allenerà una squadra di disabili. Prima li detesta, poi li adora. Un gioiellino.
Ha fatto staccare tre milioni di biglietti in patria ed è candidato per la Spagna alla corsa Oscar per il miglior film straniero. Il successo di questo film che vede protagonisti attori disabili nei panni di una squadra di basket è davvero meritato. La commedia di Javier Fesser, noto per i suoi film Camino, vincitore di sei Premi Goya, e Mortadello e polpetta contro Jimmy lo Sguercio, fa ridere e [...] Vai alla recensione »