Fesser centra l'obiettivo: il film diverte, commuove e fa pensare. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Barbara Petti.
di A cura della redazione
Marco Mòntes è l'allenatore di una squadra di basket professionistica. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere, viene licenziato viene licenziato ed escluso dal team. Deluso, arrabbiato e ubriaco, si mette alla guida e ha un incidente. Il giudice lo condanna a nove mesi di servizi sociali che consistono nell'allenare la squadra di giocatori disabili "Los Amigos".
Il regista centra l'obiettivo di divertire facendo pensare. Gli attori della squadra di basket non 'interpretano' i ruoli di disabili ma 'sono' disabili. Questo ha suggerito una flessibilità della sceneggiatura nel corso delle riprese.
C'è un profondo rispetto nei loro confronti perché li si racconta come sono e, attraverso la figura di Marco, si portano sullo schermo i pregiudizi che i cosiddetti normodotati nutrono nei loro confronti.
In occasione dell'uscita al cinema di Non ci resta che vincere, Barbara Petti interpreta la recensione di Giancarlo Zappoli.