Un'epica kitsch e subacquea che cerca di non prendersi sul serio, ma non resiste ad andare per le lunghe. Recensione di Andrea Fornasiero, legge Veronica Bitto.
di A cura della redazione
Arthur è figlio dell'unione clandestina tra il guardiano di un faro e Atlanna, regina di Atlantide. Cresce imparando i segreti della città sommersa, ma da adulto preferisce starne lontano, almeno fin quando non deciderà di ritrovare il perduto tridente di Atlan per scongiurare una guerra.
Il regista James Wan mette in scena un viaggio dell'eroe da manuale, ma la roboante messa in scena non basta a rendere il film un trascinante divertimento. Non che da Aquaman ci si aspettasse sobrietà, ma costumi e musiche sono così kitsch che oltre a spegnere l'epica, dopo due ore e venti diventano anche sfiancanti. Al film va comunque riconosciuta una gran varietà di scenari e la capacità di essere al passo con il #metoo, così che a ogni azione dell'eroe ne corrisponda almeno una del personaggio femminile.