Titolo originale | Mi Hua Zhi Wei |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Song Peng Fei |
Attori | Ying Ze, Ye Bule . |
MYmonetro | 3,02 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 maggio 2018
Dopo aver abbandonato la figlia per molti anni, una donna tenta di riavvicinarsi a lei. Fino a quando la ragazza combina un guaio.
CONSIGLIATO SÌ
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Ye Nan ritorna al paese natio, abbandonato qualche anno prima per cercare lavoro in città. La figlia Nan Hang è nel frattempo cresciuta con il nonno, mescolando il rancore verso la madre alla totale mancanza di disciplina.
Dopo l'amara riflessione sulla vita di città e sulla disperazione del suo sottobosco, esplorata in Underground Fragrance, Pengfei - collaboratore storico di Tsai Ming-liang - si dedica ora al suo simmetrico, alla campagna più remota e isolata, nei pressi del confine tra Cina e Birmania.
Al centro di The Taste of Rice Flower ci sono la comunità Dai, minoranza etnica che vive in quei luoghi, e il contrasto tra una tradizione che affonda le sue radici nella superstizione - un buddismo che sa di paganesimo - e la tecnologia dei dispositivi portatili. Un cortocircuito in cui i gradini del tempio divengono il luogo in cui il segnale wi-fi è migliore o il parere del dio della montagna è dirimente sulle cure da adottare per una bambina malata. Soprattutto un luogo in cui una madre, costretta ad andarsene per trovare lavoro, e una figlia, rimasta in campagna, non riescono più a comunicare: quest'ultima sceglie la dipendenza da videogame o il furto di offerte dal tempio, come vendetta silente verso la madre e come risposta alla noia circostante.
Pen-jung Liao, direttore della fotografia abituale di Tsai Ming-liang, incornicia una natura avvolgente e incontaminata, in cui ogni atto, anche il più scellerato, ha luogo al ritmo del suono dei grilli o delle cicale. La macchina da presa cerca il punto di vista di Nan Hang, ricorrendo a grandangoli, difformità o punti di vista inconsueti. Pengfei si serve di simboli semplici e immediati, come quando il pellegrinaggio a un tempio si arresta di fronte a un cartello con la scritta "closed for business".
Come a dire che non ci sono demoni né dei ad assistere o tormentare un'umanità smarrita tra passato e futuro, ma solo la possibilità di recuperare e rinsaldare un legame, per ritrovare un senso perduto all'esistenza.