Una tranche de vie carica di uno sguardo profondamente umano che provoca commozione senza utilizzare alcun artificio. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Daniel Blake è alla soglia dei sessant'anni e, dopo aver lavorato tutta la vita, ora ha bisogno, in seguito a un attacco cardiaco, dell'assistenza dello Stato. Fa quindi richiesta del riconoscimento dell'invalidità con il relativo sussidio ma viene respinta. Nel frattempo conosce una ragazza madre senza lavoro. Tra i due scatta una reciproca solidarietà.
Ken Loach dirige un film con uno sguardo profondamente umano e al contempo con le caratteristiche del grido che invita a ribellarsi. Già dal titolo sottolinea la forza dell'identità individuale: i nomi di persona hanno segnato alcuni dei suoi film più importanti. Perché è la dignità della persona quella che si vuole annullare in un sistema in cui dominano i tagli alla spesa sociale.
Loach continua a proporci le esistenze di persone qualunque con la forza di chi partecipa attivamente al loro dolore.
In occasione dell'inaugurazione del Festival di Cannes, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Giancarlo Zappoli di Io, Daniel Blake, film vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 2016.
Io, Daniel Blake è disponibile su Infinity.