Frantz

Film 2016 | Drammatico, +13 113 min.

Regia di François Ozon. Un film Da vedere 2016 con Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner, Marie Gruber, Johann von Bülow. Cast completo Titolo originale: Frantz. Genere Drammatico, - Francia, 2016, durata 113 minuti. Uscita cinema giovedì 22 settembre 2016 distribuito da Academy Two. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,66 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 7 novembre 2017

Ogni giorno una donna porta dei fiori alla tomba del marito. Fino a quando incontra un giovane che conosceva il suo compagno. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 3 candidature agli European Film Awards, ha ottenuto 10 candidature e vinto un premio ai Cesar, In Italia al Box Office Frantz ha incassato 556 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
3,66/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA 3,36
PUBBLICO 3,63
CONSIGLIATO SÌ
Ozon cambia pelle e genere insistendo sulla vertigine intellettuale che provoca la dialettica realtà-finzione.
Recensione di Marzia Gandolfi
sabato 3 settembre 2016
Recensione di Marzia Gandolfi
sabato 3 settembre 2016

Germania, 1919. Una giovane donna si raccoglie ogni giorno sulla tomba del fidanzato caduto al fronte. La sua routine è rotta dall'incontro con Adrien, soldato francese sopravvissuto all'orrore delle trincee. La presenza silenziosa e commossa del ragazzo colpisce Anna che lo accoglie e solleva di nuovo il suo sguardo sul mondo. Adrien si rivela vecchio amico di Frantz, conosciuto a Parigi e frequentato tra musei e Café. Entrato in seno alla famiglia dell'uomo, diventa proiezione e conforto per i suoi genitori che assecondano la simpatia di Anna per Adrien. Ma il mondo fuori non ha guarito le ferite e si oppone a quel sentimento insorgente. Adrien, schiacciato dal rancore collettivo e da un rimorso che cova nel profondo, si confessa con Anna e rientra in Francia. Spetta a lei decidere cosa fare di quella rivelazione.
La forza del cinema di François Ozon consiste nel mettersi costantemente alla prova, prendendo dei rischi. L'autore francese non gira mai due volte lo stesso film così quello successivo non lo trovi mai dove te lo aspetteresti. Dal polar (8 donne e un mistero) al thriller hitchcockiano (Dans la maison), passando per il racconto moderno (Ricky), Ozon cambia pelle e genere insistendo sulla vertigine intellettuale che provoca la dialettica realtà-finzione. Grande film romanzesco al cuore del quale indugia un segreto, si annidano ricordi ricamati dalle bugie e fioriscono sentimenti mediati dall'arte (un quadro di Manet, un concerto per violino), Frantz ribadisce l'impatto dell'immaginario sul mondo, infiltrando un corpo estraneo in territorio straniero.
Adattamento di una pièce di Maurice Rostand che Ernst Lubitsch aveva già trasposto nel 1932 (L'uomo che ho ucciso), Frantz ausculta la tensione franco-tedesca all'indomani della Prima Guerra Mondiale. Ma se il protagonista di Lubitsch rivela senza indugio le ragioni del suo arrivo, l'Adrien di Ozon approccia progressivamente la famiglia di Frantz col suo inconfessato, il tipo di menzogna per cui Ozon ha interesse e predilezione, il tipo di menzogna che crolla sul film mutandone il tono e sconvolgendo la vita dei suoi personaggi. Come indica il suo titolo, Frantz è un film sull'assenza (Frantz è il nome del soldato caduto e non del protagonista), motivo ricorrente nella filmografia dell'autore, che si concentra sulla vita di un uomo (tra)passato di cui rintraccia l'esistenza e la riscrive con un senso del dettaglio proustiano. Senza che lo spettatore possa più distinguere tra finzione e reale, l'autore lo manipola attraverso le esperienze descritte, qualche volta così bene che i protagonisti finiscono loro stessi per compiacerlo. Proprio come dovrebbe fare il cinema, Ozon risveglia i nostri sensi nella delicata scena in cui Adrien è invitato a suonare il violino di Frantz davanti ai suoi genitori. Il silenzio della morte è insopportabile ma l'autore insiste sulle note di Philippe Rombi, riempiendo il vuoto che i personaggi cercano disperatamente di colmare. Raccolti in salotto, combattono l'assenza facendo esistere Frantz nel loro immaginario, quel figlio perduto che Ozon traduce col colore. Perché Frantz è girato in bianco e nero per rendere più credibile il décor ma soprattutto per marcare lo scarto cromatico quando il sogno diventa più bello della realtà. Realtà che scandisce la progressione drammaturgica dei fatti col turbamento che provoca la presenza di un soldato francese in un villaggio tedesco 'spogliato' dalla guerra. La nascente amicizia franco-tedesca è essa stessa un'impostura che rivela la frattura di due paesi che vivono lo stesso lutto. La messa in scena bucolica, i tableaux che accolgono i personaggi e li conducono per mano lungo il fiume o sopra un prato, producono uno slancio umanista che trascende le identità nazionali, mischiando le lingue, e la poesia prodotta in quelle lingue, per andare oltre la parola e dimostrare l'universalità dell'immaginazione, il solo balsamo per curare gli orrori della guerra, le cicatrici che Anna ha sul cuore e Adrien incise nella carne. Tuttavia Ozon crea una tensione drammatica rispetto alla percezione dell'ideale, che può rivelarsi fatale in faccia al trauma. La finzione è frustrante perché inaccessibile e i protagonisti lo scoprono nel tentativo di proteggere i loro cari dalla verità. A questo punto il regista inserisce la confessione sconvolgente di Adrien, che passa testimone e carico (morale) ad Anna. La menzogna si impone sulla verità e la protagonista mutua e gioca il ruolo di Adrien mentendo a chi ama. Ma la rivelazione di Adrien si dimostra il motore dell'emancipazione della giovane donna, che al fondo di un conflitto accetta la realtà, dirigendo la sua evoluzione oltre i confini della Germania e verso il 'fronte' francese. Fronte in cui Frantz stempera il contesto storico per focalizzarsi sui suoi personaggi in fuga per la ricostruzione.
Dramma ficcato come una spina tra le due guerre e attraversato da un nazionalismo che esacerbato sfocerà qualche decennio più tardi in una Seconda Guerra Mondiale, Frantz fa risuonare in un film d'epoca le agitazioni geopolitiche contemporanee, emergendo l'universalità dei suoi propositi. In conclusione e davanti al quadro di Manet (Le Suicidé), Ozon ci ricorda che il cinema è l'arte della menzogna. Il cinema abbraccia e manipola il mondo reale, come Anna, meravigliandoci e incarnando l'irriducibile istinto vitale che si insinua e persiste. E dolcemente riprende il respiro.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 2 ottobre 2016
Writer58

La Germania, nel 1919, è una nazione sconfitta, a cui hanno imposto durissime condizioni di resa, risentita nei confronti del mondo intero, che ha pagato un enorme tributo di sangue durante la prima guerra mondiale. Uno dei caduti è Frantz, un giovane di 24 anni, figlio di un medico che si sente in colpa per aver inviato il figlio al fronte e che detesta tutti i francesi, considerandoli gli assassini [...] Vai alla recensione »

martedì 27 settembre 2016
kimkiduk

Da "Sotto la sabbia" a "Giovane e bella", passando per il bellissimo "Il tempo che resta" Ozon ha sempre descritto le persone nella loro interiorità e riservatezza. E' anche vero che dopo la trilogia della morte ha sicuramente variato spesso il suo cinema con film noir (8 donne e mezzo) o di fantasia (Richy) o più di semplice commedia (Potiche).

mercoledì 26 aprile 2017
Nalipa

Poetico evocativo, interpretato da ottimi attori! La giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del giovane che amava e avrebbe sposato alla fine della guerra. La vicenda si svolge nella Germania del dopo guerra, 1919. Anna condivide il dolore della perdita con i genitori dell'amato e quando un giorno vede fiori sulla tomba che non ha messo lei incuriosita scopre che li ha lasciati un ragazzo [...] Vai alla recensione »

giovedì 7 dicembre 2023
figliounico

Frantz, ovvero, come trasformare un dramma teatrale di Maurice Rostand, L'Homme que j'ai tué, già trasposto cinematograficamente da Ernst Lubitsch nel ’32, in un fotoromanzo rosa dai toni, soprattutto nell’ultima parte, insopportabilmente melodrammatici. Eppure il film di Ozon inizia con delle buone premesse, ha il fascino del bianco e nero, sebbene l’alternanza con il colore, che cambia a seconda [...] Vai alla recensione »

domenica 19 marzo 2017
Robert1948

C'è : -L'orrore della guerra . Senza carneficine di corpi come in alcuni film americani . Più che nel famoso discorso finale del Colonnello Kurtz in Apocalisse Now. -Lo sciocco sciovinismo sia della Francia che della Germania nell'Europa che fu . Nello scenario della Grande Guerra ; -Il senso religioso della vita . Il perdono.

giovedì 12 gennaio 2017
rampante

Un melodramma ricco di umanità, delicato e struggente Quasi mai la guerra tra governi nemici è una guerra tra individui 1919, un villaggio tedesco, Anna piange il suo grande amore Frantz, un ragazzo speciale con la passione per la Francia che le parla di Parigi, le recita poesie francesi ma, la guerra li separa. Anna ogni giorno si reca al cimitero e qui incontra sulla tomba del suo Frantz un misterioso [...] Vai alla recensione »

martedì 11 ottobre 2016
angelo umana

 Sparagli Piero sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra coprire il suo sangue. E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. Così Fabrizio De André nella Guerra di Piero. Lo aveva già detto, già previsto, così come tanti [...] Vai alla recensione »

lunedì 26 settembre 2016
FabioFeli

Corre l’anno 1919 in un villaggio della Germania; una giovane tedesca, Anna (Paula Beer), si reca ogni mattina al cimitero per portare fiori su una tomba. Il sepolcro è quello di un giovane soldato, Frantz, morto nella I Guerra Mondiale e sepolto in terra di Francia in una fossa comune con altri militari tedeschi non identificati. Anna era fidanzata con Frantz ed ora vive come una figlia adottata nella [...] Vai alla recensione »

lunedì 10 ottobre 2016
tavololaici

Frantz è un flim sull'orrrore della guerra, senza che la guerra appaia quasi mai. Giocato in un elegante bianco e nero, con alcuni saltuari ed emotivi squarci di colore, si aggira per la germania e la francia degli anni post-grande guerra (e la scrittura, ho saputo poi, è degli anni 30), tessendo una storia d'amore toccante, fatta di contraddizioni e dolori.

mercoledì 15 marzo 2017
Francesco2

Ozon è tornato, a dirla male, sul tema del doppio (cos'è, poi?) A dirla, speriamo, meglio, concentra la propria attenzione sulla coesistenza di due livelli di lettura: quello tra finzione e realtà era già stato esplorato in "Swimming Pool", ma ha trovato un compimento  definitivo nel bellissimo "Nella casa".

martedì 6 dicembre 2016
Giulio N.

 Il cinema postmoderno è interamente stipato di citazioni ed intriso di elementi del passato. Come hai giustamente scritto, Caro Aldo, Il Cielo sopra Berlino di Wenders ne è un valido esempio ma ne potremmo fare altri anche più vecchi, solo per dirne due: Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939 e Scala al paradiso di Michael Powell e Emeric Pressburger del 1946 (al quale [...] Vai alla recensione »

sabato 8 ottobre 2016
vanessa zarastro

Frantz è un bel film, apparentemente delicato, che tratta temi importanti come l’amore, la guerra e la morte. Ma parla anche di bugie, di tradimenti, di sensi di colpa e di egocentrismi. Siamo agli inizi degli anni ‘20 in Sassonia a Quedlinburg, una cittadina di circa 20.000 abitanti alla fine della Prima Guerra Mondiale. Gli uomini e le donne piangono i propri giovani morti al [...] Vai alla recensione »

domenica 25 settembre 2016
Alex2044

Che bel film ! Appena inizia si entra nel suo mondo e non se ne esce più fino alla fine . La storia è bella , bellissima anche se molto triste ma mai piagnucolosa . La dignità la fa da padrona . Francois Ozon conduce questa storia con intelligenza e  acume . Evitando allo spettatore lungaggini ed artifici retorici per renderlo più interessato .

domenica 25 settembre 2016
LBavassano

Punta molto in alto l'ultimo film di Ozon, con scelte stilistiche e narrative che mi hanno ricordato innanzitutto Truffaut, i suoi amori folli ed impossibili, ma anche Hitchcock ("La donna che visse due volte", specificamente per le scene al museo e le atmosfere sonore, ma non solo), ed ancora Haneke, in certi primi piani implacabilmente fissati dal rigore del bianco e nero ("Il [...] Vai alla recensione »

martedì 11 ottobre 2016
Domenico Astuti

Regista non ancora cinquantenne e assai prolifico con i suoi quindici tra corti e mediometraggi e ben sedici film all’attivo.   Nella sua ricerca di temi e di stili è passato dalla Trilogia del Lutto a vari generi cinematografici come il grottesco, la commedia, il giallo, il musical fino al melodramma; passando dall’ambientazione da inizi Novecento, agli Anni Settanta, [...] Vai alla recensione »

sabato 5 novembre 2016
alirusso

Io non consiglio questo film innanzitutto per il motivo della riproduzione in bianco e nero, solo pochissime scene sono state girate a colori . La storia è molto complessa e in certi punti anche noiosa . Per esperienza personale sconsiglio vivamente questo film al pubblico più giovane, poiché i miei due figli, già abituati a film abbastanza complessi si sono parecchio annoiati .

sabato 1 ottobre 2016
gpistoia39

Un film quasi struggente e intrigante, molto bello che non lascia spazio al sentimentalismo o al lieto fine. Così è proprio come nella vita, non tutto ciò che vogliamo o desideriamo si avvera. La tristezza per Anna resta tale, Adrien ha già trovato una soluzione alla sua vita: bella residenza, madre ricca, fidanzata che lo accetta. Lui aveva solo bisogno di scaricare un po' di senso di colpa, e lo [...] Vai alla recensione »

sabato 1 ottobre 2016
jack38

Saranno contenti i sostenitori del perdono da una parte e delle bugie a fin di bene dall'altra. Il film è un'alternanza tra le contraddizioni dell'essere umano, la cui moralità è sorretta da un sottile equilibrio pronto a spezzarsi quando la realtà dei sentimenti e della quotidianeità prende il sopravvento. L'uomo che tende a serbare rancore nei confronti dei nemici è pronto ad assumersi le responsabilità [...] Vai alla recensione »

lunedì 26 settembre 2016
Flyanto

Francois Ozon ritorna in questi giorni nelle sale cinematografiche con "Frantz", una pellicola la cui storia si svolge agli inizi del XX secolo e, precisamente nel 1919, appena terminata la Prima Guerra Mondiale. Frantz è il nome del giovane soldato tedesco ucciso nel corso del conflitto dai francesi e nel cui ricordo ormai vivono sia i genitori che la giovane ragazza sua promessa sposa.

martedì 11 ottobre 2016
Domenico Astuti

Regista non ancora cinquantenne e assai prolifico con i suoi quindici tra corti e mediometraggi e ben sedici film all’attivo.   Nella sua ricerca di temi e di stili è passato dalla Trilogia del Lutto a vari generi cinematografici come il grottesco, la commedia, il giallo, il musical fino al melodramma; passando dall’ambientazione da inizi Novecento, agli Anni Settanta, [...] Vai alla recensione »

martedì 27 settembre 2016
Domenico Astuti

Abbiamo visto “ Frantz “ regia di François Ozon. Regista non ancora cinquantenne e assai prolifico con i suoi quindici tra corti e mediometraggi e ben sedici film all’attivo. Nella sua ricerca di temi e di stili è passato dalla Trilogia del Lutto a vari generi cinematografici come il grottesco, la commedia, il giallo, il musical fino al melodramma; passando dall’ambientazione da inizi Novecento, [...] Vai alla recensione »

martedì 13 settembre 2016
Giulio N.

Germania. Pochi anni dopo la fine della prima guerra mondiale Anna si reca quotidianamente sulla tomba del fidanzato Frantz, deceduto durante il conflitto. La ragazza è rimasta in ottimi rapporti con la famiglia del defunto e si prepara ad affrontare una vita luttuosa, dato che non intende darsi in sposa ad altri uomini. Una mattina però nota un ragazzo francese di nome Adrien portare dei fiori sulla [...] Vai alla recensione »

venerdì 16 settembre 2016
maurizio d

Le intenzioni erano buone , ma il film resta come molti altri di Ozon talora un po' banale talora al di sopra del rigo . Vorrebbe essere una condanna degli orrori della guerra dello sciovinismo e del nazionalismo esasperato dell'una e dell'altra parte , ma è sorprendente vedere come la Germania appaia linda e pulita come sempre , mentre in Francia sembrano esserci prevalentemente mutilati [...] Vai alla recensione »

venerdì 10 marzo 2017
pappolo

non ho capito la scena finale, chi me la spiega? grazie

martedì 15 novembre 2016
Aldo Marchioni

Scrivo solo oggi il mio commento, ma sono andato a vedere il film il primo giorno che è uscito in sala. Onestamente, non ho molto da aggiungere alla recensione ufficiale, che condivido completamente. Mi limito ad osservare l'ispirazione Wenderiana almeno per quanto riguarda l'alternanza tra bianco e nero e colori: sto pensando a Il Cielo Sopra Berlino.

mercoledì 8 novembre 2017
no_data

Assolutamente sì Avessimo il coraggio di non sprecare la vita a camminare con scarpe d'altri.

giovedì 29 settembre 2016
marcello1979

Adoro Ozon, a mio avviso uno dei migliori cineasti contemporanei. Riesce a trasformare una semplice storia d'amore in un capolavoro d'immagine. Passa dal colore al bianco e nero in poco tempo. Rimane sullo sfondo una presunta omosessualità tra Frantz e L'amico  che traspare in alcuni dialoghi , trattata in maniera delicata senza mai stonare .

lunedì 26 settembre 2016
Emanuele 1968

Bravo il regista, piu di una volta fa credere una cosa che poi si rivela un'altra.

martedì 25 ottobre 2016
ralphscott

Il poliedrico e raffinato regista esplora questa volta i territori del melodramma in bianco e nero. I sentimenti sono trattenuti,le allusioni ad un rapporto affettivo tra i soldati,le menzogne e l'aspetto stesso dell'efebico Adrien sono depistaggi che aumentano l'effetto sorpresa. Ma anche quando la trama prende la piega che non ti aspetti,la vicenda affascina e seduce.

giovedì 22 settembre 2016
kaipy

Lentamente, lentamente questo film ti s'insinua dentro. Tutto quel che serve sapere è la data 1919. La guerra è finita e ciò che è rimasto è il resto di nulla. Padri, madri, sorelle, fidanzate, ma soprattutto è il senso di fallimento che attanaglia la gola. Il dolore non è solo personale, è collettivo, nazionale.

sabato 4 marzo 2017
g_andrini

Girato in 35 mm regala una buona atmosfera, aiutato dalla saggia scelta del B/N. La storia è dura ma non scade in stupida retorica. La scelta del lasciare in parte il parlato in francese può spiazzare un po', ma è figlia dei tempi.

Frasi
"Questo quadro mi dà voglia di vivere"
Anna (Paula Beer)
dal film Frantz - a cura di anna antonelli
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Francesco Alò
Il Messaggero

Misterioso giovane musicista francese prega sulla tomba tedesca di un caduto della I Guerra Mondiale, anch'egli melomane. La vedova alemanna Anna (Paula Beer) e i genitori del defunto Frantz sono curiosi: chi è il gentile Adrien (Pierre Niney)? Vecchio nemico o possibile conforto? La guerra franco-tedesca, ormai, è finita. E se cominciasse una nuova misteriosa avventura? Ispirato alla pièce di Maurice [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

Frantz è stato il grande amore di Hannah, un ragazzo speciale nella piccola cittadina tedesca di Saxe, passione per la Francia, i viaggi a Parigi che racconta a lei, bellissima, conosciuta in libreria parlando di poeti. Ma la guerra, quel primo conflitto mondiale di morti e ferite dell'animo mai narrate abbastanza, li separa per sempre. Frantz è infatti uno dei migliaia tra i soldati morti «per la [...] Vai alla recensione »

Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Menzogne per la pace. Mente l'ex soldato francese Adrien: in visita disperata alla famiglia del tedesco Frantz che ha ucciso in trincea, non rivela la tragedia del corpo a corpo e si lascia accogliere come un amico fraterno. Mente Anna, la fidanzata: in lutto, ma attratta dal francese, scoperta la verità lascia i genitori nel conforto dell'illusione, ora che hanno accettato il "nemico".

Alessandra De Luca
Avvenire

Alla fine della Prima Guerra Mondiale una giovane vedova tedesca che visita tutti i giorni la tomba del marito Frantz morto al fronte incontra 11 francese Adrien, venuto a rendere omaggio all'amico morto. La presenza del ragazzo suscita ostilità nella cittadina, mentre i genitori di Frantz, dopo le prime diffidenze, lo accolgono come un figlio. Ma Adrien nasconde un segreto.

Massimo Bertarelli
Il Giornale

In un villaggio tedesco, anno 1919, Anna piange il fidanzato Frantz caduto al fronte. Chi è il giovane taciturno che si sofferma sulla stessa tomba? Invitato nella casa dove la ragazza vive con i genitori (lei defunto, si presenta: mi chiamo Adrien, sono francese, l'ho conosciuto a Parigi e siamo diventati amici. La verità è un'altra. Un delicato, struggente melò attorno alla passione, al perdono e [...] Vai alla recensione »

Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

La guerra tra governi nemici non è quasi mai una guerra tra gli individui che costituiscono il loro popolo. Non fanno eccezione i militari come il tedesco Frantz e il francese Adrien che da avversari hanno combattuto la Prima guerra mondiale, con un esito fatale per il primo e la sopravvivenza per il secondo. Ed è presso la tomba dell'amato promesso sposo che un giorno Anna scopre il misterioso ragazzo [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Frantz è il remake di The Broken Lullaby, film del 1932 che Ernst Lubitsch aveva a sua volta tratto da una pièce di Maurice Rostand. Vi si narra di un giovane reduce francese della Grande Guerra che, disperato per aver ucciso al fronte un coetaneo tedesco (il Frantz del titolo), si reca in Germania con l'idea di chiedere perdono ai genitori del defunto.

winner
premio marcello mastroianni
Festival di Venezia
2016
winner
miglior fotografia
Cesar
2017
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