writer58
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domenica 2 ottobre 2016
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l'innocente
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La Germania, nel 1919, è una nazione sconfitta, a cui hanno imposto durissime condizioni di resa, risentita nei confronti del mondo intero, che ha pagato un enorme tributo di sangue durante la prima guerra mondiale. Uno dei caduti è Frantz, un giovane di 24 anni, figlio di un medico che si sente in colpa per aver inviato il figlio al fronte e che detesta tutti i francesi, considerandoli gli assassini del ragazzo. Anche Anna, la ex fidanzata di Frantz, è in lutto: si reca tutti i giorni sulla sua tomba per deporre un mazzo di fiori, ignora le attenzioni di un maturo pretendente, non vuole dimenticare quello che è stato il suo primo amore. In questo scenario di mestizia, perdita e frustrazione s'inserisce un giovane francese, Adrien, che si presenta come amico di Frantz.
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La Germania, nel 1919, è una nazione sconfitta, a cui hanno imposto durissime condizioni di resa, risentita nei confronti del mondo intero, che ha pagato un enorme tributo di sangue durante la prima guerra mondiale. Uno dei caduti è Frantz, un giovane di 24 anni, figlio di un medico che si sente in colpa per aver inviato il figlio al fronte e che detesta tutti i francesi, considerandoli gli assassini del ragazzo. Anche Anna, la ex fidanzata di Frantz, è in lutto: si reca tutti i giorni sulla sua tomba per deporre un mazzo di fiori, ignora le attenzioni di un maturo pretendente, non vuole dimenticare quello che è stato il suo primo amore. In questo scenario di mestizia, perdita e frustrazione s'inserisce un giovane francese, Adrien, che si presenta come amico di Frantz. L'ha conosciuto a Parigi, prima dell''inizio della guerra, hanno visitato il Louvre insieme, hanno cementato la loro amicizia suonando il violino. Dopo le prime resistenze (soprattutto paterne), la famiglia accoglie Adrien, lo invita a narrare le circostanze della loro amicizia, gli chiede di suonare il violino dopo cena, un po' per avere testimonianze del loro congiunto scomparso, un po' per lenire il vuoto esistenziale che cinge la loro vita mediante una presenza sostitutiva. Anche Anna (interpretata da una bravissima Paula Beer) prova un interesse crescente per il giovane e non solo come amico del suo defunto fidanzato, ma è attratta dal suo spirito tormentato, dalla sua sensibilità, dal dolore che prova, dalla sua personalità taciturna. Quando lo spettatore si aspetta che la relazione tra i due assuma connotazioni romantiche, Adrien rivela ad Anna le vere ragioni della sua visita, mettendola di fronte a una scelta estremamente difficile...
Il film, girato in un bianco e nero molto morbido ed evocativo, simile alle foto d'epoca, realizza un eccellente scavo dei personaggi, in bilico tra lutti, sensi di colpa, traumi e aneliti vitali. Impasta verità e menzogne (menzogne che diventano verità ufficiali, verità che rivelano retroscena ambigui e fuorvianti) mediante un linguaggio fluido e appassionante. Come scrive la Gandolfi, il cinema è il "linguaggio della menzogna", è il regno della rappresentazione, un luogo di costruzione di storie e simboli che articolano il piano del reale con quello dell'immaginario. Ozon riesce a girare un film che sorprende e seduce, lineare nella scansione dei tempi narrativi (tranne qualche flashback di Frantz e Adrien), ma complesso nello sviluppo e nella costruzione dei significati.
I segreti, la necessità di preservare le persone care dalla verità, la richiesta di perdono per espiare la colpa, il desiderio di andare avanti e seguire i propri slanci, la ricerca di una persona che si rivela inaccessibile nel momento in cui viene raggiunta, tutti questi elementi sono amalgamati con sapienza in un film bello e rigoroso che non cade nel melò.
"Frantz" ci propone un esercizio sottile che rende la vicenda narrata "vera" proprio nel momento in cui la finzione raggiunge il suo apice.
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kimkiduk
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martedì 27 settembre 2016
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peccato il finale
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Da "Sotto la sabbia" a "Giovane e bella", passando per il bellissimo "Il tempo che resta" Ozon ha sempre descritto le persone nella loro interiorità e riservatezza.
E' anche vero che dopo la trilogia della morte ha sicuramente variato spesso il suo cinema con film noir (8 donne e mezzo) o di fantasia (Richy) o più di semplice commedia (Potiche).
Qui varia ancora, pur continuando ad analizzare le persone, i loro perchè, i loro segreti.
Stavolta forse assomiglia ad un romanzo da letteratura russa, attraverso la storia d'amore tra Anna e Frantz e la possibile altra storia tra Anna e Adrien.
Ma l'amore resta sempre sommesso, non si incarna, non evolve.
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Da "Sotto la sabbia" a "Giovane e bella", passando per il bellissimo "Il tempo che resta" Ozon ha sempre descritto le persone nella loro interiorità e riservatezza.
E' anche vero che dopo la trilogia della morte ha sicuramente variato spesso il suo cinema con film noir (8 donne e mezzo) o di fantasia (Richy) o più di semplice commedia (Potiche).
Qui varia ancora, pur continuando ad analizzare le persone, i loro perchè, i loro segreti.
Stavolta forse assomiglia ad un romanzo da letteratura russa, attraverso la storia d'amore tra Anna e Frantz e la possibile altra storia tra Anna e Adrien.
Ma l'amore resta sempre sommesso, non si incarna, non evolve.
Resta schiacciato dal problema interiore di Adrien, della certezza della colpa e della volontà di "venderla" o "regalarla" o "espierla" e l'altrettanta necessità assoluta di volere il PERDONO attraverso la sua ammissione di colpevolezza.
Per Adrien la modalità ed il cammino, verso la ricerca del perdono, passa dalla conoscenza, sia delle persone coinvolte, sia del suo stesso dolore.
Passa attraverso la conoscenza della vita di Frantz e ne viene coinvolto e schiacciato.
Sotto le macerie però ne resta Anna, più di Adrien. Frantz guarisce attraverso il perdono ottenuto, Anna guarisce attraverso il percorso al contrario, schiacciata dal perdono e salvata dalla conoscenza.
Tutto il film è basato sulla proprietà transitiva di Anna ed Adrien; Ozon le raffigura in splendide scene alla stazione con treni in partenza e direzioni opposte; in riflessi di immagini sui vetri dei treni; negli sguardi delle persone ferite dalla guerra, prima tedesche verso i francesi poi francesi verso Anna tedesca. Raffigura il dolore attraverso la solitudine, il suicidio tentato dai due, il raccoglimento solitario a pensare di tutti e due. Il percorso è uguale e contrario di Anna e di Adrien, ed il risultato in fin dei conti identico.
Meriterebbe un 8 per immagini, sceneggiatura e scorrevolezza della trama, ma perde un voto per un finale inadeguato, quasi ironico e immaturo, che non rende per un film maturo nel suo complesso. Peccato. Mi ero raffigurato tre finali ed erano tutti migliori, se ci avevo pensato io forse poteva farlo anche Ozon. Ma resta grande Ozon e grande film.
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(di marilica)
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nalipa
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mercoledì 26 aprile 2017
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eccellente...
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Poetico evocativo, interpretato da ottimi attori!
La giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del giovane che amava e avrebbe sposato alla fine della guerra. La vicenda si svolge nella Germania del dopo guerra, 1919.
Anna condivide il dolore della perdita con i genitori dell'amato e quando un giorno vede fiori sulla tomba che non ha messo lei incuriosita scopre che li ha lasciati un ragazzo francese, lo avvicina per sapere il perche' del suo gesto. Il francese racconta che era molto amico di Franz, lo aveva conosciuto prima del conflitto a Parigi.
Anna riesce a far accettare il nuovo amico anche al padre di Franz che in un primo momento non ne vuole sapere di avere un nemico in casa (ogni francese potrebbe essere l'assassino di mio figlio) dice al ragazzo.
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Poetico evocativo, interpretato da ottimi attori!
La giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del giovane che amava e avrebbe sposato alla fine della guerra. La vicenda si svolge nella Germania del dopo guerra, 1919.
Anna condivide il dolore della perdita con i genitori dell'amato e quando un giorno vede fiori sulla tomba che non ha messo lei incuriosita scopre che li ha lasciati un ragazzo francese, lo avvicina per sapere il perche' del suo gesto. Il francese racconta che era molto amico di Franz, lo aveva conosciuto prima del conflitto a Parigi.
Anna riesce a far accettare il nuovo amico anche al padre di Franz che in un primo momento non ne vuole sapere di avere un nemico in casa (ogni francese potrebbe essere l'assassino di mio figlio) dice al ragazzo.
Adrian, il ragazzo francese, raccontando del suo rapporto con Franz conforta i genitori e anche Anna. Narra delle passeggiate, l'amore per la musica, le visite ai musei .....
Ma di colpo si capisce che qualcosa non e' come sembra, forse i due erano amanti? Ho pensato io e credo lo abbia pensato anche Anna.
Ma la verita' purtroppo e'assai diversa.
Adrian deve ottenere il perdono, secondo lui, perche' ha, in realta' ucciso Franz. Durante una fase della guerra si erano trovati faccia a faccia e lui aveva premuto il grilletto.
Recarsi in Germania e conoscere i cari di Franz lo avrebbe aiutato a conoscere chi era stato e a togliersi quel peso che gli rendeva difficile vivere.
Anna fara' in modo che i genitori non sappiano mai la verita'. Sarebbe troppo crudele.
Dei film di Ozon che ho visto e' sicuramente il piu' bello.
Bella fotografia, bella la scelta di rappresentare la realta' in bianco e nero, tranne qualche episodio, e i ricordi e i sogni a colori.
Bello.
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fabiofeli
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lunedì 26 settembre 2016
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"questo quadro mi restituisce la gioia di vivere"
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Corre l’anno 1919 in un villaggio della Germania; una giovane tedesca, Anna (Paula Beer), si reca ogni mattina al cimitero per portare fiori su una tomba. Il sepolcro è quello di un giovane soldato, Frantz, morto nella I Guerra Mondiale e sepolto in terra di Francia in una fossa comune con altri militari tedeschi non identificati. Anna era fidanzata con Frantz ed ora vive come una figlia adottata nella casa dei genitori del ragazzo morto (Ernst Stötzner e Marie Gruber); quando trova alcune rose bianche nel rettangolo di terra sotto la croce, scopre che l’autore del gesto è un giovane francese, Adrien (Pierre Niney) che dice di aver conosciuto Frantz. Anna gli chiede se sono stati amici e la riluttante ammissione di lui la spinge ad invitarlo in casa dei genitori di Frantz per conoscerli e parlare loro degli incontri avuti a Parigi.
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Corre l’anno 1919 in un villaggio della Germania; una giovane tedesca, Anna (Paula Beer), si reca ogni mattina al cimitero per portare fiori su una tomba. Il sepolcro è quello di un giovane soldato, Frantz, morto nella I Guerra Mondiale e sepolto in terra di Francia in una fossa comune con altri militari tedeschi non identificati. Anna era fidanzata con Frantz ed ora vive come una figlia adottata nella casa dei genitori del ragazzo morto (Ernst Stötzner e Marie Gruber); quando trova alcune rose bianche nel rettangolo di terra sotto la croce, scopre che l’autore del gesto è un giovane francese, Adrien (Pierre Niney) che dice di aver conosciuto Frantz. Anna gli chiede se sono stati amici e la riluttante ammissione di lui la spinge ad invitarlo in casa dei genitori di Frantz per conoscerli e parlare loro degli incontri avuti a Parigi. Il padre di Frantz è il medico del villaggio, un uomo rigido macerato dal dolore per la perdita del figlio: un suo paziente è innamorato di Anna e vorrebbe sposarla, ma la prima reazione del medico è di rifiuto per l’idea. Ed anche la sua reazione alla visita di Adrien è dura e lo scaccia sdegnato, perché considera nemici i militari francesi, tutti indistintamente, giudicandoli assassini di giovani tedeschi e in particolare di suo figlio. Ma Anna con pazienza riannoda il rapporto e convince Adrien a tornare nella sua casa per raccontare a lei e ai genitori di Frantz i particolari dell’amicizia nata a Parigi tra i due giovani...
Ozon gioca molte carte in questo melò, mostrando uno specchio infranto i pezzi del quale riflettono sempre nuove verità o menzogne penosamente caritatevoli. Adrien confessa ad Anna di essere la causa della morte di Frantz e di avere un senso di colpa che non riesce a cancellare, ma Anna perpetua la menzogna e costruisce una storia parallela per i genitori di Frantz: l’amore per l’arte dei due amici, la comune passione per il violino. Il lutto dei genitori viene in parte attenuato, pur se i paesi confinanti, Francia e Germania sono ancora squassati dall’odio per lo scontro mortale appena sostenuto. Ma non si può vivere in eterno odiando chi ti è simile, soprattutto se tu stesso hai la responsabilità di aver spinto un figlio a partire per la guerra nella quale ha perso la vita. Il ginepraio si intreccia sempre di più e fa pensare alle molteplici verità di Rashomon, il capolavoro di Kurosawa del 1950, che narra le tre versioni sullo stesso fatto, raccontato in modo differente dai protagonisti, il Brigante – indimenticabile Toshiro Mifune -, il Samurai ucciso e sua moglie. La fotografia in bianco e nero degli anni del primo dopoguerra rammenta la rigorosità di quella de Il Nastro Bianco di Haneke, anche perché l’epoca delle storie e dei luoghi sono molto simili; ma Qzon spiazza e subito dopo orienta lo spettatore con brevi inserti a colori, immagini oniriche o di una realtà raccontata in modo diverso e più vicina ai desideri della protagonista. Il cinema è finzione ed è la terra indefinita dei se, sembra dire il cineasta francese. Ed anche un lutto e la perdita di un possibile amore possono essere elaborati grazie ad una immagine drammatica come quella del Suicida di Manet che campeggia su una parete del Louvre.
Un film intrigante, da vedere.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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angelo umana
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martedì 11 ottobre 2016
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la menzogna palliativa
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Sparagli Piero sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra coprire il suo sangue. E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. Così Fabrizio De André nella Guerra di Piero. Lo aveva già detto, già previsto, così come tanti prima e dopo: nelle guerre, come fa dire in Frantz invece il regista François Ozon, si possono trovare di fronte due ragazzi pacifisti di eserciti diversi, ed uno ha per missione di sparare all’altro. Qui non si tratta di Piero ma di Frantz, tedesco.
La ex promessa sposa Anna, bella ed elegante nei vestiti del tempo, va quotidianamente a portargli fiori sulla tomba nel 1919.
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Sparagli Piero sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue cadere in terra coprire il suo sangue. E mentre gli usi questa premura quello si volta ti vede ha paura ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. Così Fabrizio De André nella Guerra di Piero. Lo aveva già detto, già previsto, così come tanti prima e dopo: nelle guerre, come fa dire in Frantz invece il regista François Ozon, si possono trovare di fronte due ragazzi pacifisti di eserciti diversi, ed uno ha per missione di sparare all’altro. Qui non si tratta di Piero ma di Frantz, tedesco.
La ex promessa sposa Anna, bella ed elegante nei vestiti del tempo, va quotidianamente a portargli fiori sulla tomba nel 1919. Si accorge che un ragazzo fa la sua stessa cosa, visita ogni giorno la tomba di Frantz, è francese e si chiama Adrien. Inevitabile che i due si conoscano e che Adrien – che dice di essere amico del soldato morto da prima della guerra - venga invitato a casa dei genitori di Frantz. Inevitabile che i due anziani e la fidanzata vogliano sapere come si conobbero, a Parigi, e qual è stata l’ultima volta che si videro: è un po’ come avere qualcosa del loro congiunto ancora accanto; chiedono a lui, violinista nell’orchestra di Parigi, di suonare per loro il violino di Frantz, che tengono come “reliquia” del figlio morto.
L’ultima volta? risponde incerto Adrien, ecco … l’ultima volta contemplavamo quadri in un museo. Inevitabile che Anna sia attratta da Adrien e che costui, durante il suo soggiorno nel villaggio tedesco, subisca gli sguardi di inimicizia dei tedeschi. E’ proprio il papà di Frantz, medico del paese, a far ravvedere i compaesani: fummo noi a mandare i nostri figli alla guerra e così fecero i padri francesi, abbiamo mandato i nostri figli a uccidersi. L’assoluta parità delle sorti, divise diverse ma ragazzi simili posti uno a nemico dell’altro, del resto uomini uguali: qualcosa del genere era contenuto anche nel film Tangerines - Mandarini, dove due contadini danno ospitalità e curano due soldati feriti nel 1990, tra loro nemici, un georgiano e un ceceno .
Un film ben fatto, ottimo, ordinato nella successione delle scene, Ozon ci conduce per mano fino a farci scoprire cosa veramente sia accaduto tra Frantz e Adrien. E’ anche un film sulla finzione o sulla menzogna palliativa che in fondo fa star bene ed aiuta a custodire una memoria positiva dei fatti. Bianco e nero è il colore del film, come si conviene alla tristezza del racconto e dei ricordi: a colori, ma tenui, sono le scene inventate nel racconto o quelle immaginate. Evviva Ozon, questa volta!
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rampante
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giovedì 12 gennaio 2017
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anna
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Un melodramma ricco di umanità, delicato e struggente
Quasi mai la guerra tra governi nemici è una guerra tra individui
1919, un villaggio tedesco, Anna piange il suo grande amore Frantz, un ragazzo speciale con la passione per la Francia che le parla di Parigi, le recita poesie francesi ma, la guerra li separa.
Anna ogni giorno si reca al cimitero e qui incontra sulla tomba del suo Frantz un misterioso giovane francese, Adrien in visita disperata alla famiglia del giovane tedesco ucciso in trincea.
Franzt e Adrien hanno combattuto da avversari la Prima Guerra Mondiale ed Adrien non ha più pace dopo il tragico corpo a corpo con il tedesco.
Adrien si presenta come un amico di Parigi venuto a conoscere la famiglia di Frantz ma, quando Anna scopre la terribile verità e tutte le menzogne di Adrien ne è sconvolta.
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Un melodramma ricco di umanità, delicato e struggente
Quasi mai la guerra tra governi nemici è una guerra tra individui
1919, un villaggio tedesco, Anna piange il suo grande amore Frantz, un ragazzo speciale con la passione per la Francia che le parla di Parigi, le recita poesie francesi ma, la guerra li separa.
Anna ogni giorno si reca al cimitero e qui incontra sulla tomba del suo Frantz un misterioso giovane francese, Adrien in visita disperata alla famiglia del giovane tedesco ucciso in trincea.
Franzt e Adrien hanno combattuto da avversari la Prima Guerra Mondiale ed Adrien non ha più pace dopo il tragico corpo a corpo con il tedesco.
Adrien si presenta come un amico di Parigi venuto a conoscere la famiglia di Frantz ma, quando Anna scopre la terribile verità e tutte le menzogne di Adrien ne è sconvolta.
Poi, nell'illusione di aver trovato l'amore andrà a Parigi seguendo un sogno impossibile.
Con questa storia Ozon ci ricorda che il cinema è l'arte della menzogna che abbraccia e manipola il mondo reale.
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robert1948
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domenica 19 marzo 2017
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un film come quelli di una volta
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C'è :
-L'orrore della guerra . Senza carneficine di corpi come in alcuni
film americani . Più che nel famoso discorso finale del Colonnello
Kurtz in Apocalisse Now.
-Lo sciocco sciovinismo sia della Francia che della Germania
nell'Europa che fu . Nello scenario della Grande Guerra ;
-Il senso religioso della vita . Il perdono. Il valore della menzogna
quando è finalizzata al bene ;
-L'amore . Lo struggente amore paterno;
-L'arte di Manet ;
-Una splendida fotografia in bianco e nero che a volte si dissolve
nel colore .
E in una trama che non ha nulla a che vedere con un thriller ,
Ozon riesce a creare "suspence"; per un film che si "beve" tutto d'un fiato.
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C'è :
-L'orrore della guerra . Senza carneficine di corpi come in alcuni
film americani . Più che nel famoso discorso finale del Colonnello
Kurtz in Apocalisse Now.
-Lo sciocco sciovinismo sia della Francia che della Germania
nell'Europa che fu . Nello scenario della Grande Guerra ;
-Il senso religioso della vita . Il perdono. Il valore della menzogna
quando è finalizzata al bene ;
-L'amore . Lo struggente amore paterno;
-L'arte di Manet ;
-Una splendida fotografia in bianco e nero che a volte si dissolve
nel colore .
E in una trama che non ha nulla a che vedere con un thriller ,
Ozon riesce a creare "suspence"; per un film che si "beve" tutto d'un fiato.
C'è una recensione , nella pagina "Pubblico" , di un signore che ne
sconsiglia la visione .Tanto più che i suoi figli ,
"già abituati a film complessi" (sic!) si sono annoiati .
Ed allora mi chiedo .... cosa ha insegnato ai suoi figli questo signore.....!!!!!!????????
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figliounico
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giovedì 7 dicembre 2023
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un fotoromanzo rosa
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Frantz, ovvero, come trasformare un dramma teatrale di Maurice Rostand, L'Homme que j'ai tué, già trasposto cinematograficamente da Ernst Lubitsch nel ’32, in un fotoromanzo rosa dai toni, soprattutto nell’ultima parte, insopportabilmente melodrammatici. Eppure il film di Ozon inizia con delle buone premesse, ha il fascino del bianco e nero, sebbene l’alternanza con il colore, che cambia a seconda dei sentimenti dei personaggi, sia una trovata piuttosto banale per non dire infantile, e un plot interessante, ma il merito è di Rostand, che intriga da subito col mistero dell’improvvisa apparizione del reduce francese, Pierre Niney, sulla tomba del promesso sposo, morto in guerra, della giovane protagonista, Paula Beer.
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Frantz, ovvero, come trasformare un dramma teatrale di Maurice Rostand, L'Homme que j'ai tué, già trasposto cinematograficamente da Ernst Lubitsch nel ’32, in un fotoromanzo rosa dai toni, soprattutto nell’ultima parte, insopportabilmente melodrammatici. Eppure il film di Ozon inizia con delle buone premesse, ha il fascino del bianco e nero, sebbene l’alternanza con il colore, che cambia a seconda dei sentimenti dei personaggi, sia una trovata piuttosto banale per non dire infantile, e un plot interessante, ma il merito è di Rostand, che intriga da subito col mistero dell’improvvisa apparizione del reduce francese, Pierre Niney, sulla tomba del promesso sposo, morto in guerra, della giovane protagonista, Paula Beer. Il fulcro dell’opera di Rostand è un caso di coscienza individuale dal quale nascono riflessioni etiche sulla vanità esiziale dei contrapposti nazionalismi al confronto con il valore assoluto della vita umana e che si riconducono ad una visione del mondo utopicamente pacifista, per Ozon invece il focus si sposta romanticamente sul destino cinico e baro che impedisce ai due protagonisti di realizzare il loro sogno d’amore. Altre letture del film di Ozon risultano inutili ed ultronee nonostante il regista ce la metta tutta per tentare di confondere lo spettatore con artifici concettuali dal sapore adolescenziale come l’ineffabile sequenza finale che lascia il tempo che trova.
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tavololaici
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lunedì 10 ottobre 2016
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il film gentile, immerso nell'orrore
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Frantz è un flim sull'orrrore della guerra, senza che la guerra appaia quasi mai. Giocato in un elegante bianco e nero, con alcuni saltuari ed emotivi squarci di colore, si aggira per la germania e la francia degli anni post-grande guerra (e la scrittura, ho saputo poi, è degli anni 30), tessendo una storia d'amore toccante, fatta di contraddizioni e dolori. Come sappiamo tutti (vivendo per altro in questo nostro periodo) lo struggente suono del violino non puo' nulla contro la guerra, ma evoca ugualmente bellezza e armonia, cosi come un quadro di Monet conservato al Louvre (e su cui tanta parte del film giocherà le sue contraddizioni)-per quanto solo alla fine ne ne scorgeranno le implicazioni.
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Frantz è un flim sull'orrrore della guerra, senza che la guerra appaia quasi mai. Giocato in un elegante bianco e nero, con alcuni saltuari ed emotivi squarci di colore, si aggira per la germania e la francia degli anni post-grande guerra (e la scrittura, ho saputo poi, è degli anni 30), tessendo una storia d'amore toccante, fatta di contraddizioni e dolori. Come sappiamo tutti (vivendo per altro in questo nostro periodo) lo struggente suono del violino non puo' nulla contro la guerra, ma evoca ugualmente bellezza e armonia, cosi come un quadro di Monet conservato al Louvre (e su cui tanta parte del film giocherà le sue contraddizioni)-per quanto solo alla fine ne ne scorgeranno le implicazioni.
Si, mi è piaciuto. E' delicato e gentile, e i drammi emotivi son evocati con dolente compostezza.
Nulla a che vedere con il cinema che abitualmente abbiamo nelle sale.
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alex2044
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domenica 25 settembre 2016
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sofisticato ,intenso con una paula beer strepitosa
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Che bel film ! Appena inizia si entra nel suo mondo e non se ne esce più fino alla fine . La storia è bella , bellissima anche se molto triste ma mai piagnucolosa . La dignità la fa da padrona . Francois Ozon conduce questa storia con intelligenza e acume . Evitando allo spettatore lungaggini ed artifici retorici per renderlo più interessato . Ciò nonostante l'attenzione non cala mai perchè dietro l'angolo c'è sempre qualche cambio di prospettiva che acquisce la curiosità per la scena seguente . L'idea di usare il bianconero per la realtà ed il colore per la fantasia è intrigante .
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Che bel film ! Appena inizia si entra nel suo mondo e non se ne esce più fino alla fine . La storia è bella , bellissima anche se molto triste ma mai piagnucolosa . La dignità la fa da padrona . Francois Ozon conduce questa storia con intelligenza e acume . Evitando allo spettatore lungaggini ed artifici retorici per renderlo più interessato . Ciò nonostante l'attenzione non cala mai perchè dietro l'angolo c'è sempre qualche cambio di prospettiva che acquisce la curiosità per la scena seguente . L'idea di usare il bianconero per la realtà ed il colore per la fantasia è intrigante . Gli attori , anche quelli nelle parti più marginali , sono bravi e credibili . Dei due protagonisti si può dire che Pierre Niney è bravo , ben compreso nella parte seppur qualche volta un po' troppo stupito ma è Paula Beer che è strepitosa . La sua interpretazione di quella che è la protagonista e la vera parte forte di questa storia,è delicata , misurata ed intensa . Il tutto senza strafare e senza un attimo di inutile melodramma . Il film inoltre è un atto d'accusa molto severo verso l'inutilità della guerra con un di più di critica per lo sciovinismo criminale che accomuna equamente fra le due parti in causa . Il quesito poi che ci pone sul fatto che qualche volta le bugie possano essere benefiche,è intelligente perchè ci obbliga a fare i conti con tutta la retorica , qualche volta un po' vacua , secondo cui la verità non ha mai fatto male a nessuno . La protagonista negando la verità ai suoi non più futuri suoceri compie una buona azione . Evitando a due persone così colpite in uno degli affetti più cari come la perdita di un figlio , una inutile sofferenza in più . Insomma Ozon ha fatto un film bellissimo che ha , e non solo per il suo luminoso bianconero , una sua nobiltà antica sia per la ricostruzione perfetta degli ambienti e dei costumi ma sopratutto per uno stile sofisticato che ci riporta ai migliori esempi del cinema di altissimo livello degli anni cinquanta non sfigurando per niente al confronto . Dimostrando ancora una volta di essere un regista eclettico , curioso e che non ha paura di rischiare avventurandosi in territori da lui mai prima visitati . Il braccino corto non fa per lui . Bravo ma si bravissimo e continui così .
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