Titolo originale | Vechnoe vozvrashchenie |
Titolo internazionale | Eternal Homecoming |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Ucraina |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Kira Muratova |
Attori | Oleg Tabakov, Alla Demidova, Renata Litvinova, Sergey Makovetsky, Georgiy Deliev . |
MYmonetro | 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 maggio 2022
Un film sperimentale composto da più sequenze, in cui diversi attori, uomini e donne, interpretano la medesima scena, come fossero dei provini.
CONSIGLIATO SÌ
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Film in concorso, Eterno ritorno: provini (Ukraina, 2012) è l'ultimo film di Kira Muratova, regista russa da sempre ostracizzata dalla censura dell'ex-unione sovietica per la portata innovativa e rivoluzionaria del suo cinema. Nel 1990 riceve alla Berlinale un Orso d'argento per The Astenic Syndrome, ma il suo cinema è ancora poco visibile, al di fuori degli ambienti più cinefili.
Eterno ritorno si apre con una scena "da camera" e resterà tutto girato in interni, in stanze dove si consuma la conversazione fra un uomo e una donna: probabilmente due vecchi compagni di corso. L'uomo sembra chiedere alla donna consigli su come affrontare la sua complicata situazione sentimentale. Ama contemporaneamente due donne. La scena si ripete appunto in eterno, come il titolo lascia presagire da subito; anche se cambiano le coppie la situazione resta infatti la stessa; la ripetitività è la cifra in cui la regista, come ha dichiarato in conferenza stampa, sembra aver trovato la massima espressione per la sua arte. Si scoprirà solo alla fine, quando il colore crea la cesura estetica per tornare al primo grado del racconto, che i personaggi sono tutti attori filmati durante i provini di una stessa situazione.
La scena è fotografata con un bianco e nero molto curato, e le pareti della stanza sono dettagli visivi che si aggiungono alla storia, in un lavoro interno all'inquadratura che caratterizza il cinema di questa grande sperimentatrice, un cinema che continua a sfuggire a qualunque etichetta. Anche se non è difficile sentire dietro questa storia dal tono surreale (leggera e mai tragica) l'eco di certa cultura russa e di grandi nomi quali Checov. L'impianto infatti resta dal forte sapore teatrale; la ricercatezza formale, così come l'uso della musica, fa di questo film sicuramente uno dei titoli più interessanti del concorso.