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Volevo raccontare Hitler come un mostro di tutti i giorni

La regista Rose Bosch presenta a Roma Vento di Primavera.
di Luca Marra

Jean Reno in una scena di Vento di Primavera di Rose Bosch, in uscita nelle sale il 27 gennaio.
Jean Reno (Juan Moreno y Herrera-Jiménez) (75 anni) 30 luglio 1948, Casablanca (Marocco) - Leone. Interpreta il dott. David Sheinbaum nel film di Rose Bosch Vento di primavera.

lunedì 24 gennaio 2011 - Incontri

Uscirà giovedì 27 gennaio, nella giornata della memoria per le vittime dell’Olocausto, Vento di Primavera, il film della regista francese Rose Bosch distribuito in circa cento copie nelle sale italiane. Una pellicola di memoria e per la memoria che racconta un episodio poco noto della storia del Novecento: il rastrellamento di ebrei francesi deportati nel Velodrome d’Hiver il 16 luglio del 1942, orchestrato tramite il “collaborazionismo” di Hitler e del governo di Vichy, ovvero la parte di Francia occupata dai nazisti durante la seconda Guerra mondiale.
Per presentarlo a Roma c’era la regista, figlia di papà catalano rifugiato in Francia e moglie di Ilan Goldman, produttore del film e, tra gli altri, anche de La Vie en Rose.

Hitler come un mostro di tutti i giorni
“Un progetto di dieci anni,” esordisce Rose Bosch: “la famiglia di Ilan Goldman è scappata dal rastrellamento del Velodrome, un evento liquidato con tre righe sui libri di storia. Ho sentito la necessità di parlarne e negli ultimi tre anni ho studiato per nove ore al giorno. Volevo il massimo realismo, tutte le storie in questo film sono vere”. Difatti, uno dei protagonisti della storia è ispirato al sopravvissuto Joseph Weissman, oggi ottantenne e undicenne all’epoca dei fatti. Nelle note del pressbook l’autrice francese spiega “L’Olocausto ha reso la seconda guerra mondiale un conflitto diverso: è la prima volta che degli adulti si sono interessati ai bambini per annientarli” e aggiunge in conferenza stampa: “volevo raccontare la mediocrità del potere. Hitler come un ‘mostro di tutti i giorni’ che gioca con i bambini e poi li fa uccidere, che è vegetariano e poi fa industria dei campi di concentramento”.

L'imponente lavoro di ricerca
Il lavoro di ricerca della Bosch è stato imponente: “Conosco anche il colore delle mutande di Hitler” commenta scherzosa; il budget iniziale è stato impiegato quasi totalmente per la ricostruzione storica, ma il successo del film è stato inaspettato: “Pensavo di raggiungere circa un milione di spettatori” spiega la regista che continua: “Siamo arrivati a tre e c’è stata un’impennata della vendite di DVD perché le persone vogliono conservare la storia, soprattutto i giovani. Non pensavo che interessasse la vicenda di individui vissuti settanta anni fa e di religione diversa dalla loro”. Accoglienza un po’ diversa quella ricevuta dagli enti francesi, come racconta la stessa Bosch: “Non ho avuto ostilità, anzi! I pompieri, ad esempio, mi hanno aiutata nelle ricerche. Jacques Chirac, ex Presidente francese, ha scritto del mio film e non sapevo facesse il critico. Dopo il successo della pellicola però qualcosa è cambiato. La Croce Rossa mi ha fatto ostruzionismo ma il fenomeno più strano è la confusione: si confonde l’Olocausto con il conflitto arabo-palestinese, come se per alcuni piangere su dei bambini ebrei innocenti significasse giustificare Israele. Comunque sui fatti del Velodrome la Francia sta cacciando gli scheletri dall’armadio, speriamo che ci siano ancora testimoni vivi”.

L'Occidente non ha più modelli di vita interessanti da offrire
A questo punto esce fuori il valore politico della pellicola e la discussione vira sui giorni nostri e il recente espatrio forzato dei Rom voluto dal Presidente francese Sarkozy la scorsa estate: “Una delle pagine più brutte per la Francia” replica decisa madame Bosch che ha però un’idea molto precisa sull’emigrazione: "Al giorno d’oggi non serve emigrare. Non lo consiglierei nemmeno ai miei genitori immigrati in Francia. Chi emigra fa parte di un'élite di persone volenterose ed è un peccato che queste individualità manchino alla propria terra per venire in Occidente dove non abbiamo più modelli di vita interessanti da offrire se non iPad e iPhone”.

La scelta del cast
Tornando al film la regista tiene a raccontare il cast d’eccezione formato da Jean Reno e Melanie Laurent, la Shoshanna di Bastardi Senza Gloria che da sanguinaria cospiratrice contro il Führer nel film di Tarantino qui recita una crocerossina di animo nobile modellata sull’opera di Annette Monod: “Ho chiamato Jean e gli ho detto ‘fai sempre film dove ammazzi la gente, ora ti faccio soffrire io’. Ha letto il copione e ha accettato il giorno dopo” ricorda Rose Bosch. “Gad Elmaleh, che interpreta un padre ebreo e comunista, era invece scettico perché lui è un comico e si trovava a disagio con un ruolo drammatico. Gli ho detto che se sapeva far ridere avrebbe saputo pure far piangere. Comunque io non voglio lacrime per forza. Voglio dare una storia razionale, vera, per poi far piangere. In questo film è tutto vero, le emozioni mie sono più nella musica, non tanto nelle immagini”.
Infine arriva il saluto e l’augurio di Stefano Valabrega, vicepresidente della comunità ebraica di Roma: “Spero che il film arrivi nelle scuole perché i ragazzi delle medie non sanno che ci sono francesi cattivi e francesi buoni, così come ci sono italiani buoni e cattivi. Dare Cultura ci fa ritornare ad essere di questa terra”.

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