Advertisement
Due premi per Et in terra Pax a Maremetraggio

Intervista con i registi del film.
di Letizia Rogolino


mercoledì 13 luglio 2011 - Incontri

Lo scorso 10 luglio a Trieste ha avuto luogo la serata di premiazione della XII Edizione di Maremetraggio. Il film Et in Terra Pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini si è portato a casa sia il premio della critica come migliore opera prima, sia il premio Fondazione Antonveneta alla migliore attrice Ughetta D’Onorascenzo.
Una ulteriore soddisfazione per questi due giovani registi, che, nonostante le difficoltà e i rifiuti del sistema cinematografico italiano che si nutre prevalentemente di commedie e cinepanettoni, sono riusciti a realizzare questo prodotto valido, che sta riscuotendo un notevole successo in tutto il mondo.
Et in terra pax porta sul grande schermo una parte della periferia romana, Corviale, dove si svolgono tre storie inizialmente parallele che poi si uniscono sotto i temi della droga e della criminalità. Marco torna a casa, dopo anni di carcere e cerca di ricostruirsi una vita normale, ma l’impresa è difficile e il mondo della droga lo risucchia ben presto al suo interno, relegandolo sulla panchina di un parco pubblico, dalla quale può osservare gli altri e riflettere su se stesso per capire che direzione sta prendendo la sua vita.
Matteo Botrugno e Daniele Coluccini hanno cominciato la loro carriera realizzando cortometraggi, in cui la musica si fondeva con le immagini, in un unico prodotto. In questa occasione, per il loro primo lungometraggio, la musica lascia molto più spazio alla sceneggiatura, ma è il punto di partenza per scrivere questa storia cruda e coinvolgente per cui il pubblico italiano sembra essere abbastanza pronto. Sulle note del brano Et in terra pax preso dal Gloria di Vivaldi prende vita questo film, che sta collezionando premi e riconoscimenti ed è diventato simbolo della rivincita del cinema indipendente, a testimoniare che in fondo, per fare un buon film, se c’è passione, talento e determinazione, anche con il low budget l’impresa è possibile.
Abbiamo incontrato Matteo Botrugno e Daniele Coluccini per farci raccontare meglio la loro opera prima, dall’idea alla realizzazione concreta, fino al successo di questi ultimi giorni.

Vi aspettavate questo successo da Et in terra Pax?
È un grande successo, facendo le proporzioni con le produzioni più grandi! È mancata una promozione più massiccia per quanto riguarda le uscite fuori Roma, ma tutto sommato dopo più di venti festival internazionali e diversi premi fra cui la Menzione Speciali ai Nastri d'Argento, il film ha girato mezzo mondo e noi stiamo continuando a seguirlo prima di lasciarlo andare da solo e dedicarci completamente al nostro secondo film. Non ci aspettavamo questo successo, non che non credessimo in quello che stavamo facendo ma è sempre difficile giudicare lucidamente quando si è immersi totalmente in un progetto. Abbiamo creato un po' di scompiglio, noi come altri tre o quattro autori di opere prime di quest'anno. Abbiamo mandato un messaggio a chi sostiene che in Italia la gente vuole vedere solo commedie e vogliamo ribadire il concetto con il secondo film.

Cosa avete provato nel ricevere il premio della critica a Maremetraggio? Pensate sia un passo in avanti per il cinema italiano?
Maremetraggio è un festival molto interessante e con una logica intelligente. Tutti i registi intervengono negli stessi giorni, affinché ognuno parli del suo film e allo stesso tempo, possa confrontarsi anche con gli altri autori oltre che con il pubblico. Siamo stati contentissimi dei due premi a Maremetraggio e della visibilità che il festival sta continuando a dare sia al nostro film che a quelli degli altri autori in concorso. Ci vuole coraggio a fare un festival di corti e di opere prime ma è un festival molto bello e molto riuscito, una delle esperienze festivaliere più belle che abbiamo avuto in Italia.

La protagonista indiscussa dei vostri lavori, fin dai tempi dei primi cortometraggi, è la musica. Per questo film avete utilizzato il brano “Et in terra pax” di Vivaldi come ispirazione o altro?
Inizialmente era solo il sottofondo della fase di scrittura del soggetto. Poi abbiamo deciso di tenere questo titolo e questa musica è diventata la colonna sonora, poiché ci sembrava buono il contrasto tra una musica sacra e un argomento non proprio sacro, ovvero la storia cruda e forte del film. Volevamo dare un valore, elevare le storie di crudeltà e criminalità a qualcosa di più grande. Soprattutto nella scena finale, c’è un antieroe, il personaggio silenzioso che dice per la prima volta ciò che pensa e le sue gesta sono supportate da questa musica.

Questo film traspira il neorealismo di Pasolini e si avvertono influenze da altri autori italiani. Vi siete ispirati a qualcuno in particolare?
Venendo dalla critica noi abbiamo visto tanti film, che hanno quindi influenzato il nostro modo di fare cinema. Si può vedere Pasolini, o anche Garrone. Quest’ultimo soprattutto per quanto riguarda la fotografia. Abbiamo utilizzato molta camera a spalla nella parte della storia più dinamica, mentre abbiamo cercato di lasciare una fotografia più pulita e ricercata solo in alcuni punti, per giocare di contrasto tra il modo di girare dinamico e il modo di girare più rilassante. Accostando la borgata e la musica classica, il paragone con Pasolini è immediato. Per noi la musica classica è sempre stato il punto di partenza della storia e ci piace che questo rimanga un nostro tratto.

Gli attori del cast sono tutti attori con un background teatrale? È stato difficile trasportarli sul grande schermo?
Secondo noi bisogna utilizzare attori professionisti e i nostri non erano molto famosi, ma in ambito teatrale sono delle promesse concrete. Alcuni li conoscevamo già, altri li abbiamo contattati dopo averli visto a teatro. Ci siamo riuniti e abbiamo detto: “Qui c’è una sceneggiatura, non ci stanno soldi, e non sappiamo se il film arriverà al cinema o a qualche festival…”. Abbiamo letto la sceneggiatura e tutti hanno detto sì e hanno accettato la compartecipazione, che prevede che ognuno guadagni una sua percentuale sugli utili del film. Il film è stato girato in 17 giorni, quindi utilizzare i non professionisti sarebbe stato impossibile. Abbiamo lavorato con gli attori due mesi prima, con prove su prove, per farli entrare nel personaggio e tirare fuori quello che di loro c’era nei personaggi.

Et in terra pax è stato girato a Corviale, parte periferica di Roma Sud, in particolare al serpentone che si snoda per 1 km. Avete preso la zona come ispirazione e vi siete basati su storie realmente accadute in quel luogo o no?
L’ispirazione per la storia ci è venuta da semplici fatti di cronaca che succedono a Roma, come in altre grandi città. Ma abbiamo scelto quel luogo non per parlare di quel luogo, ma perché visivamente è ciò che per noi rappresenta al meglio la periferia. Ogni città ha una sua periferia e ha riconosciuto nel serpentone un pezzetto della propria città. Non è un film su Corviale, ma il serpentone è un personaggio aggiunto. Il film non parla di quella zona, non è pericolosa come può apparire da una visione superficiale del nostro film, ma noi abbiamo cercato di rendere visivamente al meglio un’idea di periferia.

Un film completamente indipendente. Il successo di questo film colpisce soprattutto per il low budget impiegato e le varie peripezie che ci sono state per la produzione e la distribuzione. Come sono andate le cose?
Simone Isola, nostro amico e collaboratore già dai tempi dei cortometraggi, era al primo anno di Centro Sperimentale e, insieme ad altri ragazzi, hanno deciso di formare questa piccola società di produzione, la Chimera Film e ci hanno detto: “ Se avete una sceneggiatura sbrigatevi a finirla perché proviamo e vediamo che succede”. Il loro docente era Gianluca Arcopinto, che ha letto la sceneggiatura e ha deciso di supportarla con i mezzi possibili. Ha provato prima a rivolgersi ai canali ufficiali, come Rai Cinema e il Ministero, ma tutti hanno ignorato il progetto.
Nello stesso tempo però, accanto ai rifiuti, ci sono state persone che invece non ci hanno ignorato: il cast, la troupe, persone valide del Centro Sperimentale che hanno creduto nel progetto. Ma noi volevamo farlo e avere un’opportunità così nel sistema ufficiale è preclusa a chiunque, figurati a due persone come noi che neanche veniamo dal Centro Sperimentale o altre scuole di cinema…
Per la distribuzione poi è subentrata Cinecittà Luce, dopo la giornata degli autori di Venezia e Tokyo dove siamo stati ospiti con il film. Cinecittà ha avuto grossi tagli al budget, ma la loro mission è distribuire opere prime e seconde, quindi noi rientravamo in questo progetto e dal 27 maggio siamo usciti a Roma, Latina e Milano. Oggi, siamo a Torino, Bologna e vedremo. Se adesso ci chiediamo perché un film piccolo come il nostro stia reggendo così tanto nelle sale, vuol dire che il pubblico vuole vedere film così. La commedia è senza dubbio una parte fondamentale del cinema italiano, ma la gente vuole avere un’alternativa per riflettere e sorridere a seconda del giorno.

Come prosegue il futuro di Et in terra pax? Avete in programma partecipazioni ad altri Festival, il film è ancora al cinema e dove?
Dal punto di vista della distribuzione non sappiamo bene al momento quali siano le intenzioni di Cinecittà Luce e in che modo stiano lavorando per far arrivare il film in città importanti, come Torino e Bologna, in cui il film non è ancora arrivato. Al momento non ci hanno comunicato nulla. Però tra arene estive, rassegne e festival saremo in giro per l'Italia tutta l'estate. Saremo a Siracusa, Perugia e Città di Castello, Roseto degli Abruzzi, Bobbio, alle arene romane di Piazza Vittorio e dell'Isola Tiberina, Courmayeur e in altre località ancora da definire. Poi saluteremo Et in terra pax e... avanti il prossimo, sperando di poter ottenere finanziamenti maggiori e un supporto maggiore da parte delle istituzioni.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati