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Shadow: horror italiano dal cast internazionale come negli anni '60

Il cantante/autore dei Tiromancino torna al cinema.
di Gabriele Niola

Un'idea pronta per andare all'estero
Jake Muxworthy - Vergine. Interpreta David nel film di Federico Zampaglione Shadow.

martedì 16 marzo 2010 - Making Of

Un'idea pronta per andare all'estero
Tra Nero bifamiliare e Shadow l'eccezione è il primo, non il secondo. La commedia nera è stata la prima esperienza, preparatoria e propedeutica al secondo film, un horror, il genere che da sempre appassiona Federico Zampaglione: "Vedo film horror da quando ho 6 anni, senza scherzare ne avrò visti 20.000 di tutte le nazionalità". E la differenza si vede anche negli esiti dei due film. Aiutato da un'esperienza e una confidenza crescenti nel mezzo in questo secondo film il cantante/autore dei Tiromancino sembra decisamente più a suo agio con il racconto e la messa in scena, più padrone di uno stile e anche più divertito. Certo da ridere c'è proprio poco.
"È un film in fondo abbastanza crudele" dice lo stesso Zampaglione "soprattutto per quello che ti lascia. Alla fine non rimani con la leggerezza di un film commerciale, ma ti fa pensare e quello a cui pensi sono cose brutte". In Shadow infatti non c'è solo la tortura, la fuga e la caccia negli umidi boschi americani (in realtà era Tarvisio vicino al confine con Austria e Slovenia) ma anche una riflessione sulla guerra che procede lungo tutta la pellicola.
Quest'horror benedetto da Dario Argento che voleva coprodurlo (ma gli impegni sul set di Giallo hanno avuto la meglio) secondo l'autore è crudele con le idee ma meno con le immagini splatter, delle molte possibili scene violente infatti pochissime sono effettivamente mostrate nel loro avvenire: "Credo che non dandoti lo sfogo dell'effetto splatter l'immagine maturi nell'immaginazione e tenda a lavorare dentro lo spettatore più a lungo".

Fare horror pensando alla guerra
La prima e più pressante domanda che ci si pone guardando Shadow non riguarda tanto il contenuto quanto la storia produttiva: come mai il cantante di un gruppo musicale italiano che ha girato una commedia nera ora fa un film horror in stile anni '60/'70, girato in inglese, con attori stranieri e una storia che parla di un ex soldato americano? La risposta non è di molto più curiosa.
A benedire il progetto Shadow infatti non è stato come sembrava inizialmente Dario Argento, il quale visionata la sceneggiatura l'aveva proposta a molti produttori importanti perchè aiutassero la sua Opera Film a produrlo ma senza risultati positivi. C'è voluto l'incontro fortuito (in un aeroporto) con Massimo Ferrero che molto aveva apprezzato Nero bifamiliare e non ha esitato a realizzare Shadow come voleva Zampaglione, cioè diretta in inglese con un cast internazionale, così che sia pronto per una distribuzione più grande.
"I produttori ripetevano sempre le solite cose: che non è il momento per fare horror in Italia perchè il mercato è quello che è, che al massimo lo possono solo distribuire e via dicendo. Anche per questo sono rimasto stupito di come il film sia stato accolto bene nei festival di settore a cui l'ho portato. Sia al Sitges festival che al FrightFest infatti ha avuto un'accoglienza ottima e ora ho già ricevuto 4 nuovi copioni horror da paesi diversi" quindi l'esperienza Nero bifamiliare è chiusa, ora solo horror? "Solo cinema di genere diciamo. Del resto è quello che davvero mi piace. Nero bifamiliare era una commedia nera, per cui già c'erano dei riferimenti al cinema di genere e momenti un po' più sul dark, però lì il discorso era che forse non erano maturi i tempi per un horror tanto che la produzione non voleva che calcassi la mano sull'aspetto più nero".
Qui invece non solo c'è l'horror ma anche echi della guerra americana: "Nel periodo in cui ho scritto Shadow riflettevo molto sugli orrori della guerra e le immagini che ricevevamo, anche perchè più che in tv, sui siti internet vedi cosa si cela davvero dietro parole come "feriti" o "mutilati". Tutta questa riflessione su queste immagini ha portato me e gli altri sceneggiatori a fare una sorta di punto della situazione su questa guerra. Alla fine il risultato, sia chiaro, non è un film di guerra perchè l'immaginario non è quello ma qualcosa che lasci nel naso quell'odore di carne bruciata che la guerra produce".

Tra tradizione e innovazione, girare un horror in Italia oggi
"Con tutti gli horror che ho visto, le cose che più mi infastidiscono sono la prevedibilità e l'uso dei facili spaventi dati dall'esplosione musicale", più sicuro di quello che non vuole rispetto a quello che vuole Federico Zampaglione descrive così le due principali direzioni (di contenuto e di forma) a cui ha voluto attenersi per Shadow. Un film che fosse poco prevedibile, spiazzando spesso lo spettatore, e che più che fargli prendere un colpo continuamente creasse un'atmosfera inquietante.
"Per fortuna da molte parti ho letto che chi l'ha visto lo definisce spesso imprevedibile per come da una situazione si passi ad un'altra senza seguire la solita linea narrativa del genere. Cercavo quello spaesamento che lo spettatore sente quando non sa più dove si andrà a parare, come fa anche il bellissimo Martyrs" anche perchè si cambia spesso sottogenere horror lungo il corso del film, prima una caccia all'uomo, poi quasi un torture porn "Si anche se da subito ho deciso di non aderire in toto all'estetica del torture porn. Volevo mostrare l'effetto delle ferite e non il contatto tra l'arma e la pelle. Volevo fare in modo che in più di un momento lo spettatore pensi di sapere cosa sta accadendo precisamente mentre lentamente gli viene svelato che non è come crede. Non sono un grande amante del gore e dello splatter fine a se stesso, sono più fanatico della suspence e delle atmosfere inquietanti". Da cui l'odio per il colpo di colonna sonora che ti fa saltare sulla sedia? "Esatto. Mi sembra che sia una cosa che è diventata il marchio di fabbrica dell'horror americano di bassa lega. In realtà spezza molto l'atmosfera con un effetto acustico che ti fa saltare e basta, senza metterti vera paura. Io invece ho cercato di lavorare all'antica con un'atmosfera che si dipanasse per tutto il film e ti saltasse addosso".
Anche perchè la colonna sonora che hai scelto non è usuale: "Si l'hanno realizzata i The Alvarius, un progetto che fa capo a mio fratello Francesco. Io ho suonato uno strumento qua e là e supervisionato il tutto. Abbiamo cercato di andare oltre i clichè delle musiche horror per creare qualcosa che avesse a che fare con la psichedelia e il mondo lisergico, vicino a gruppi plumbei come i Tool. Abbiamo cercato una musica a metà tra una colonna sonora e gli ambienti sonori che stanno dietro le scene, che spesso non sono percepiti ma comunque aiutano il brivido".

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