luca
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lunedì 24 marzo 2008
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ma chi è che l'ha consigliato
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Ciao sono Luca oggi sono andato a vedere quella specie di film chiamato onora il padre e la madre asssolutamente schifoso trama in sequenze di scene ripetute + volte.se consigliate questi film..... un consiglio cambiate critico non aggiungo altro
[+] hai ragione
(di zadigx)
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pugnali volanti
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lunedì 24 marzo 2008
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meraviglioso.
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Mi ha ricordato moltissimo "Sogni e delitti", l'ultimo di Allen, per il concetto di castigo dopo il delitto. Ma mentre Allen ambienta il suo dramma in una Londra grigia e triste, Lumet gira a New York, fra uffici eleganti e stupende case che affacciano sull'Empire State Building. Ritmo perfetto, attori straordinari.
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howard
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lunedì 24 marzo 2008
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non troppo buono
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Non mi è piaciuto nel finale, troppo tragico ma non impossibile. Forse perchè essendo italiano vengo da una cultura dove esistono anche De Andrè e Soffiantini. Ottima sceneggiatura, colonna sonora, fotografia e montaggio. Mi aspettavo di meglio.
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cristo
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lunedì 24 marzo 2008
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io sono il signore dio tuo
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COME SI CHIAMERà IL PROSSIMO FILM DI QUESTA SERIE?????
Non avrai altro Dio fuori di me.
Non nominare il nome di Dio invano.
Ricordati di santificare le feste.
Onora il padre e la madre.
Non uccidere.
Non commettere atti impuri.
Non rubare.
Non dire falsa testimonianza.
Non desiderare la donna d'altri.
Non desiderare la roba d'altri.
QUESTO FILM è IL PRIMO DI UNA SERIE DI ALTRI 10 !!!!!!!!!!
[+] dimentichi il decalogo.
(di pugnalivolanti)
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bagigi
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lunedì 24 marzo 2008
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tragedia classica. la firma di un maestro.
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Bel film. Sofisticatamente crudele. Impietosa, la mano esperta di Lumet muove quella dei suoi protagonisti in una tragedia che si avvita su se stessa e trascina verso il profondo più profondo, un inesorabile mulinello (una costruzione temporale con alternanza di flashback e flashforward) , l'attazione fatale di un buco nero che attira e distrugge senza scampo ogni umana materia. I due fratelli, entrambi fragili anche se in maniera opposta, le loro mogli (una quasi assente, l'altra divisa in due), l'anziano padre (un Albert Finney piuttosto affaticato...) investito all'improvviso da una raffica di eventi alla quale non potrà resistere. Ma anche i personaggi di contorno: il socio della rapina, il suo corpulento cognato, l'anziano ricettatore, il giovane pusher efebico.
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Bel film. Sofisticatamente crudele. Impietosa, la mano esperta di Lumet muove quella dei suoi protagonisti in una tragedia che si avvita su se stessa e trascina verso il profondo più profondo, un inesorabile mulinello (una costruzione temporale con alternanza di flashback e flashforward) , l'attazione fatale di un buco nero che attira e distrugge senza scampo ogni umana materia. I due fratelli, entrambi fragili anche se in maniera opposta, le loro mogli (una quasi assente, l'altra divisa in due), l'anziano padre (un Albert Finney piuttosto affaticato...) investito all'improvviso da una raffica di eventi alla quale non potrà resistere. Ma anche i personaggi di contorno: il socio della rapina, il suo corpulento cognato, l'anziano ricettatore, il giovane pusher efebico.... tutti insieme travolgenti e/o travolti nella disperata discesa (fuga?) agli inferi, affiatatissima orchestra chiamata ad accompagnare questa pregevole tragedia dai toni epici.
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salinoch
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lunedì 24 marzo 2008
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all'ombra dell'ultima croce...
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Quando il titolo d'importazione ti si pianta in faccia, fuori dal cinema, sai già(perchè lo sai!) che qualcuno ha frainteso. Perlomeno il film è firmato Lumet, uno che, pur non essendo uno di quei geniacci che il cinema se lo inventano, è pur sempre un gran buon mestierante. E non solo...
Leggi anche il titolo originale, stringi le palpebre, te lo segni nella memoria ed entri in sala.
Garantita la resa sullo schermo da un grande uso del colore (freddo e lucido come una moneta) e strettosi attorno un gran manipolo di attori, su tutti un Hoffmann decisamente titanico e Albert Finney in gran spolvero, Lumet dirige in scioltezza una pellicola che ha il potere del "togliere".
Montaggio ostico, ma, alla lunga, non sgradevole.
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Quando il titolo d'importazione ti si pianta in faccia, fuori dal cinema, sai già(perchè lo sai!) che qualcuno ha frainteso. Perlomeno il film è firmato Lumet, uno che, pur non essendo uno di quei geniacci che il cinema se lo inventano, è pur sempre un gran buon mestierante. E non solo...
Leggi anche il titolo originale, stringi le palpebre, te lo segni nella memoria ed entri in sala.
Garantita la resa sullo schermo da un grande uso del colore (freddo e lucido come una moneta) e strettosi attorno un gran manipolo di attori, su tutti un Hoffmann decisamente titanico e Albert Finney in gran spolvero, Lumet dirige in scioltezza una pellicola che ha il potere del "togliere".
Montaggio ostico, ma, alla lunga, non sgradevole. Anzi...
Tutto è narrativamente giustificato, anche quando una stessa scena si cambia d'abito, ripescandosi con premeditato ritardo secondo una diversa prospettiva.
I soldi divorano la percezione delle cose,sembra urlare Lumet. I soldi sono una cosa complicata..un'illusione, grida ancora la pellicola, unendosi al coro dell'ultimo Allen: probabilmente questo più di ogni altro, è un film sull'insostenibile leggerezza del danaro.
Un colpo facile facile.
Qui si parla di un generazione molto, molto vicina.
Negli occhi di Finney, mentre soffoca il figlio maggiore, si legge la disperata consapevolezza di un epoca nella quale il sangue si mescola con le ultime gocce di pretrolio.
Ragazzi, qui si parla di noi.
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l@ll@
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lunedì 24 marzo 2008
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strano ma vero!
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solitamente non amo questo genere di film,ma stranamente l'ho trovato interessantee non ksì noioso come molti dicono!!!!!
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sassolino
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lunedì 24 marzo 2008
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un film impeccabile
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L'ottantatreenne Sidney Lumet coferma il suo talento visvo in questo film praticamente perfetto. Da sempre il regista statunitense si è impegnato nel disegnare spaccati psicologici e al tempo stesso di forte risonanza sociale, come dire l'uomo con le sue nevrosi e infinte debolezze e il suo impatto con l'ambiente.
Qui un impatto devastante, guidato dal caso, dove il purgatorio diventa presto inferno e dove il dramma si consuma a poco a poco quasi cercando di trovare soluzione nei ripetuti flashback, attimi cinematografici dal taglio pressoché documetaristico in cui il rewind ci illustra l'incapacità ripetuta da parte dell'uomo di fronteggiare il caso. Ma l'autenticità di Lumet non si esprime soltanto in un profondo senso filosofico e morale, si completa piuttosto in uno stile perfetto dove i dialoghi, serrati, i continui cambi di inquadratura, la magistrale direzione degli attori contribusicono a creare un concerto visivo impeccabile.
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L'ottantatreenne Sidney Lumet coferma il suo talento visvo in questo film praticamente perfetto. Da sempre il regista statunitense si è impegnato nel disegnare spaccati psicologici e al tempo stesso di forte risonanza sociale, come dire l'uomo con le sue nevrosi e infinte debolezze e il suo impatto con l'ambiente.
Qui un impatto devastante, guidato dal caso, dove il purgatorio diventa presto inferno e dove il dramma si consuma a poco a poco quasi cercando di trovare soluzione nei ripetuti flashback, attimi cinematografici dal taglio pressoché documetaristico in cui il rewind ci illustra l'incapacità ripetuta da parte dell'uomo di fronteggiare il caso. Ma l'autenticità di Lumet non si esprime soltanto in un profondo senso filosofico e morale, si completa piuttosto in uno stile perfetto dove i dialoghi, serrati, i continui cambi di inquadratura, la magistrale direzione degli attori contribusicono a creare un concerto visivo impeccabile.
E' soprattutto il cambio d'inquadratura a prevalere se osserviamo soprattutto la scena in cui si organizza la rapina; dapprima è ripresa in orizzontale trasmettendo un senso di parità con i protagonisti, successivamente il regista ce la mostra dal basso verso l'alta comunicando un'impotenza, un ineluttabile arrendersi alla schizofrenia dei personaggi. Questa è creatività! superiore persino ai cohen, ben lontana dai ritmi convulsi e farseschi di un Tarantino, qui c'e' tutta la lucidità di scrittura di un autore che si conferma classico e sorprendentemente moderno. Da applauso.
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[+] bravo!
(di claudia)
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[+] la claudia di caos calmo
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[+] ci ho messo 3 mesi, ma alla fine l'ho recensito
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rollo tomasi
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lunedì 24 marzo 2008
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lumet lumen
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non sarà che questi vecchi artigiani fanno grandi film anche in fin di vita?
huston con l'ossigeno sulla schiena girò the dead
frankenheimer il bellissimo ronin
da eastwood ce li aspettiamo sempre
altman radioamerica e muore subito dopo
ma che dire dell'ultimo lumet tragico e sulfureo - prima che il diavolo ti trovi morto - secondo me mette in riga molte recenti presunzioni ben premiate
è proprio vero che il culmine sono gli anni settanta, penn sbagliò poco, peckinpah nulla, lumet qualcosa
ora riprende le coordinate di rapina a mano armata - con una sapienza costruttiva che ha dell'incredibile anche per un giovane talento che mescola le carte come p.t. anderson o paul haggis, senza l'azzardo di tarantino ma nella perfetta forma del cassico
onora il padre e
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non sarà che questi vecchi artigiani fanno grandi film anche in fin di vita?
huston con l'ossigeno sulla schiena girò the dead
frankenheimer il bellissimo ronin
da eastwood ce li aspettiamo sempre
altman radioamerica e muore subito dopo
ma che dire dell'ultimo lumet tragico e sulfureo - prima che il diavolo ti trovi morto - secondo me mette in riga molte recenti presunzioni ben premiate
è proprio vero che il culmine sono gli anni settanta, penn sbagliò poco, peckinpah nulla, lumet qualcosa
ora riprende le coordinate di rapina a mano armata - con una sapienza costruttiva che ha dell'incredibile anche per un giovane talento che mescola le carte come p.t. anderson o paul haggis, senza l'azzardo di tarantino ma nella perfetta forma del cassico
onora il padre e la madre - nessuno sprecherà la parola capolavoro, ma sull'innocenza perduta dell'america, lumet va oltre anche mystic river
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cccuuuuu
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lunedì 24 marzo 2008
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film evitabile
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ecco nonn fjfnvjknasdffmn v jnvvjnjnn nvnnrjn
[+] si però..
(di robert)
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