Titolo originale | Fur: An Imaginary Portrait of Diane Arbus |
Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Steven Shainberg |
Attori | Nicole Kidman, Robert Downey Jr., Ty Burrell, Harris Yulin, Jane Alexander (I) Emmy Clarke, Genevieve McCarthy, Boris McGiver, Marceline Hugot, Emily Bergl, Mary Duffy, Christina Rouner, Lynne Marie Stetson. |
Uscita | venerdì 20 ottobre 2006 |
MYmonetro | 3,22 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 novembre 2018
Rivisitazione, tra biografia realista e fiaba gotica, di alcuni momenti dell'intensa vita della fotografa americana Diane Arbus. In Italia al Box Office Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 460 mila euro e 254 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Diane Nemerov, è la figlia di una ricca famiglia ebrea trapiantata a New York. Coniugata è Diane Arbus, moglie di Allan, un fotografo di moda, e mamma distratta di Grace e Sophie. Colta e sensibile, Diane è insofferente ai privilegi sociali, ai protocolli e ai conformismi che condizionano la sua vita e misurano le sue emozioni. Nell'appartamento sopra agli Arbus si stabilisce Lionel Sweeney, un uomo eccentrico affetto da ipertricosi e nascosto dietro una maschera. La relazione amicale e poi sentimentale con Lionel rivelerà a Diane un mondo straordinario e parallelo a quello della riconosciuta normalità. Solo allora Diane impugnerà la macchina fotografica per ritrarre (prevalentemente) le "meraviglie" della natura, i freaks impressionati nella pellicola di Tod Browning.
Steven Shainberg, cresciuto tra i ritratti della Arbus che decoravano le pareti della casa dello zio scrittore Lawrence Shainberg, porta sullo schermo il ritratto immaginario e immaginato della fotografa newyorkese. Liberamente ispirato al libro di Patricia Bosworth, "Diane Arbus: una biografia", il regista esplora insieme alla sua protagonista la sottile relazione tra l'apparire e l'essere. Come in Secretary così in Fur, il suo sguardo guida ed emancipa la figura femminile attraverso pratiche null'affatto consuetudinarie: la perversione, quella masochista della segretaria di Maggie Gyllenhaal, o uno strumento e la sua pratica, quella fotografica della Arbus di Nicole Kidman. Diane, prima di diventare il controverso mito della fotografia americana, era una casalinga che stirava i vestiti, misurava le luci e viveva in un'evidente condizione di subordinazione creativa nei confronti del marito.
Sarà la scoperta della diversità, dell'eccesso della natura suggerito fin dal titolo, a condurla a esplorare tutti quei luoghi, fisici e mentali, che erano stati oggetto di divieto. Fur è la pelliccia prodotta dai Nemerov e indossata dalle belle modelle bloccate dal rigore formale della macchina di Allan Arbus. Ma fur è pure il pelo mostruosamente eccedente di Lionel, che scopre, coprendolo, la manipolazione cosmetica del reale e l'arbitrarietà dei tabù. Nel film di Shainberg la macchina fotografica è sempre posata in primo piano, perché la "camera oscura" è prima negli occhi della Arbus. Occhi da formare, da impressionare, da caricare del vissuto drammatico di Lionel, fermato frontalmente dentro la sua prima fotografia.
FUR: UN RITRATTO IMMAGINARIO DI DIANE ARBUS disponibile in DVD o BluRay |
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Film un pò bistrattato al festival di Roma 2006, il primo in assoluto. Shainberg quasi ma raggiunge picchi, ma il suo filmetto un pò estetizzante propone anche spunti di riflessione. Vediamo quali. Una delle cose che si potrebbe (rac)cogliere, potenzialmente esposta (O lasciata intendere) in modo neanche banalissimo, è la confusione tra la sfera reale e quella onirica, che (Almeno) in certi casi si [...] Vai alla recensione »
Sebbene la pellicola e la fotografia dimostrino una certa abilità nel rendere il film interessante e "misterioso" , la versione della vita della Arbus è decisamente distorta. Nel libro di Patricia Bosworth al quale pretende di ispirarsi questo film, il personaggio di Lionel non compare e Diane non è affatto una persona delicata e fragile, bensì una donna contraddittoria ma profondamente ambiziosa [...] Vai alla recensione »
Film assolutamente insensato, a dir poco inguardabile... Sconsigliatissimo.
Nicole Kidman, australiana bionda alta quasi due metri, impersona la newyorkese piccola e bruna d'origine braico-polacche Diane Arbus in Fur di Steven Shainberg, film inaugurale della Festa del cinema. Della grande fotografa dal volto oscuro, anomalo o grottesco dell'esistenza umana, il film che si definisce «un ritratto immaginario» non è in grado di mostrare neppure un'opera, per divieto della Fondazione [...] Vai alla recensione »
La vita della fotografa americana Diane Arbus, famosa per i suoi ritratti di freaks' ed emarginati, è stata ricca e piena d'incontri. La Arbus ha vissuto appieno il clima culturale della New York degli anni '50 e '60 e ricca di spunti era la sua frequentazione con gli esponenti della controcultura americana. Il regista Steven Shainberg, autore del brillante Secretary, ha scelto per il suo "ritratto [...] Vai alla recensione »
Innamorarsi dell'uomo della porta accanto, o qualche piano più sopra, insomma, avere una relazione condominiale,viene spesso preso per inequivocabile segno di pigrizia sentimentale, mancanza di fantasia, opportunismo spicciolo, asfissia spirituale. Da Truffaut al Silenzio degli innocenti («Ci innamoriamo sempre di ciò che è naturale, dice Hannibal Lecter).
Diane Arbus senza Diane Arbus. Foto non se ne vedono perché la famiglia ha posto il veto. L'episodio narrato è immaginario e bislacco come una fiaba, ma senza la densità simbolica delle fiabe. E quando finalmente la Kidman, pardon, Diane Arbus, imbraccia la Rollei, anziché immortalare il tenero e pelosissimo freak del piano di sopra, lo rade con cura da capo a piedi.
Che la Festa cominci (anche se l'ottobrata romana, sommersa da maree umane, sembrava già di per sé bisbocciona): i Veltroni boys hanno puntato sul sicuro perché, senza dubbio, Nicole Kidman è un perfetto testimonial. Peccato che Fur, il racconto tra verità e fantasia di tre mesi della vita della fotografa Diane Arbus, si riveli uno di quei film indecisi tra arte e box office che finiscono per mancare [...] Vai alla recensione »
La festa è cominciata con Nicole Kidman sullo schermo e in platea. Sullo schermo ha i capelli castani raccolti sulla nuca e dà vita a una persona realmente vissuta, la celebre fotografa americana Diane Arbus che, morta suicida nel 1971, già nel 1972 ebbe l'onore di vedere esposte le sue fotografie addirittura alla Biennale di Venezia. Delle fotografie terribili, senza nessun trucco, ma con dei soggetti [...] Vai alla recensione »
Quando si guarda l'opera di un artista molto particolare, viene spontaneo chiedersi cosa frullasse nella sua testa mentre la creava. E certo, guardando le magnifiche ma terribili foto di Diane Arbus, ci si chiede cosa l'attraesse nelle persone deformi, mutilate, allenate che, scovate tra manicomi e squallide pensioni dell'America anni 60, la celebre fotografa rendeva scioccanti protagoniste dei propri [...] Vai alla recensione »
Fur, cioè pelliccia. Perché Diane Arbus era figlia di un ricco pellicciaio ebreo, ma soprattutto perché nel "ritratto immaginario" della grande fotografa - come suona il sottotitolo del film - peli e pellicce hanno un'importanza capitale. Ispirandosi molto liberamente alla biografia della Arbus (1923-1971) scritta nel 1984 da Patricia Bosworth e ripubblicata ora da Rizzoli, la talentuosa sceneggiatrice [...] Vai alla recensione »
Per il film che ieri ha aperto, fuori concorso, la prima Festa del cinema di Roma, Bella cerca bestia per realizzare mito sarebbe più efficace di Ritratto immaginario di Diane Arbus, perché in Italia la Arbus, morta nel 1971, ha una notorietà settoriale. Invece questo Fur di Steven Shainberg parla di emozioni generali, sebbene in una variante elitaria come l'amour fou: quello adulterino d'una moglie [...] Vai alla recensione »
Il titolo completo di Fur, il film con Nicole Kidman che ha aperto fuori concorso la Festa di Roma, è Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus. Va sottolineata la parola «immaginario», perché i cultori della grande fotografa americana morte suicida nel 1971 ritroveranno nel film ben poco di lei. Ma sarà bene intrattenersi per qualche riga anche sulla parola «fur», pelliccia: per chi conosce la biografia [...] Vai alla recensione »
Diane Arbus, la grande fotografa newyorkese che si suicidò nel 1971, nei tre mesi del 1958 in cui si ambienta il film, rivoluzionò l'America. Che guardò dritta negli occhi di quella macchina fotografica, così stranamente posizionata e, grazie a Arbus, non si riconobbe più. Non era più lì. Era altrove. O almeno era indocile all' «american way of life», cercava di spostarsi: verso i Kennedy, l'«estroversione» [...] Vai alla recensione »