Ora su TIMVISION il capolavoro di Steven Spielberg con Tom Hanks e Matt Damon, vincitore di 4 premi Oscar su 10 nomination.
di Pino Farinotti
Nel cartello del cinema, nella storia dei generi, la guerra è molto importante. Al di là della naturale faziosità di chi la raccontava: se sei americano, se sei francese, se sei inglese: privilegi i tuoi. Nel quadro della famosa rivalità fra l'attaccante Patton, americano, e il riflessivo Montgomery, generali, il cinema ha raccontato con una certa, magari veniale parzialità, perché di grandi ufficiali trattavasi, a seconda delle produzioni.
Lo sbarco in Normandia del giugno del 1944 - il famoso D-Day - è stato raccontato da decine di film. Uno è un superclassico accreditato, Il giorno più lungo. Sembrava che non ci fosse altro spazio di narrazione. Invece Steven Spielberg, con Salvate il soldato Ryan, lo ha trovato.
Spielberg ha girato Salvate il soldato Ryan alla sua maniera quando decide impegnarsi in un documento della Storia, come nel Colore viola e Schindler's List (guarda la video recensione): toccando la verità storica e il sentimento individuale. Con uno stile che non fa prigionieri.
In questo senso è perfetta la prima parte del film, lo sbarco a Omaha Beatch, realistica che di più non si può. Realistica, dunque violenta a oltranza. E quelle sequenze saranno un modello di rifermento di decine di film e telefilm. Inoltre, il colore corretto, sovraesposto, la macchina a spalla, le inquadrature strette e il ritmo in certi momenti frenetico, ha ispirato una serie infinita di videogiochi di guerra.
Il capitano Miller (Hanks) risale coi suoi la Francia verso Berlino. Ha l'incarico di trovare un soldato, Ryan, unico superstite di quattro fratelli in guerra e riportarlo a casa. Scorrono i rapporti umani, anche col nemico. C'è l'eroe e c'è il vigliacco, il cecchino e chi si immola. Ryan, ritrovato, non intende abbandonare i compagni. Invecchiato, Ryan tornerà su quei luoghi, con la famiglia, a ricordare, per sé e perché non si ripeta un orrore come quella guerra.
Miller-Hanks, il comandante, è un professore di letteratura, dunque possiede i caratteri, e le attitudini per l'azione e il pensiero. Agisce consapevole, e lo trasmette ai suoi. C'è Spielberg, appunto, che ama le grandi manifestazioni umane e le relative indicazioni. Non potevano mancare i riconoscimenti. Stiamo agli Oscar: 4 (fra cui la regia) su 10 nomination.