Anno | 1970 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Vittorio De Sica |
Attori | Fabio Testi, Helmut Berger, Dominique Sanda, Lino Capolicchio, Romolo Valli, Edoardo Toniolo Ettore Geri, Cinzia Bruno, Alessandro D'Alatri, Raffaele Curi, Franco Nebbia. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,01 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 giugno 2019
A Ferrara, negli anni che preludono alla seconda guerra mondiale, solo pochi amici sono ammessi nella ricca villa e nel bel giardino della famiglia israelita dei Finzi-Contini. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, ha vinto 2 Nastri d'Argento, ha vinto un premio ai David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Ferrara 1938-1943. Le Leggi in difesa della razza sono operative e gli ebrei debbono condurre una vita separata rispetto agli altri italiani. Giorgio è sin dalla preadolescenza amico della bella Micòl Finzi Contini. Li separa la classe sociale ma li unisce l'immenso parco della villa in cui spesso ci si ritrova tra amici a giocare a tennis. E' lì che Giorgio comincia a provare un sentimento diverso dall'amicizia per la ragazza che però non vi corrisponde. Intanto scoppia la guerra e la situazione degli israeliti si fa di giorno in giorno più precaria.
Non era certo il primo libro a cui Vittorio De Sica si ispirava per una propria opera cinematografica (si pensi, solo per citarne due tra i più famosi a Ladri di biciclette di Luigi Bartolini o a La ciociara di Moravia) ma è stato di certo quello che gli ha causato più problemi. Bassani si identificava totalmente con il protagonista a cui aveva dato anche il suo nome e non voleva che si mutasse nulla della sua sorte per quanto riguardava soprattutto il finale. Ma ciò che più aveva preoccupato De Sica (che per la prima volta si staccava dall'amico ma anche maestro sceneggiatore Zavattini) era ciò che il nuovo entrato Ugo Pirro ricorda nel suo interessantissimo libro "Soltanto un nome nei titoli di testa". Il fatto cioè che lo scrittore, a cui era stato consentito di proporre una prima stesura della sceneggiatura avesse in primis tradito il proprio romanzo volendo aprire il film con i rastrellamenti compiuti dai tedeschi in divisa e costruendo la vicenda sui flash back. Quella degli ordini gridati, delle camionette, degli stivali che risuonavano sul selciato era ormai divenuta una sequenza comune e stereotipa di moltissimi film sulla seconda guerra mondiale e Bassani sembrava in questo modo voler negare l'atmosfera stessa della propria opera che invece De Sica sa cogliere con estrema sensibilità.
Il regista trova qui il punto più alto (conquistando il suo quarto Oscar) della fase finale della sua filmografia lavorando proprio sui mezzi toni di una vita sospesa in cui la ricchezza materiale (ai Finzi Contini non mancano i mezzi economici) può solo cercare di proteggere dal progressivo isolamento sociale. La vicenda di Giorgio e Micòl diventa così una lettura, che può apparire fredda ma non lo è, di una separazione all'interno di una separazione in cui l'ingenuità del primo (che a uno sguardo contemporaneo può sembrare eccessiva) è costretta a confrontarsi con una maturità più consapevole del dolore che talvolta è necessario causare agli altri per evitarne uno maggiore sul piano dei sentimenti. E' costruendo intorno a questo nucleo tematico un susseguirsi di segnali (ad esempio le telefonate anonime, l'inibizione della frequentazione della biblioteca) che De Sica e Pirro con Vittorio Bonicelli rendono ancor più tragico il finale. Senza svastiche e blindati ma con la consapevolezza profonda dello sterminio in atto.
A Ferrara, negli anni che preludono alla seconda guerra mondiale, solo pochi amici sono ammessi nella ricca villa e nel bel giardino della famiglia israelita dei Finzi-Contini. Tra questi vi sono due giovani, Giorgio e Giampaolo. Ma ben presto le vicende private e le pene di cuore vengono travolte dalla ben più grande tragedia collettiva della guerra. La famiglia dei Finzi-Contini viene deportata in Germania; Giampaolo scompare sul fronte russo; solo Giorgio si salverà. Tratto dal celebre romanzo di Giorgio Bassani, il film rievoca con struggente nostalgia un passato ancora lontano dalle brutture, a cui De Sica sa dare i colori più suggestivi e teneri, senza tuttavia cadere nel patetico, come farà poi, purtroppo, in alcuni dei film successivi.
Ferrara, 1938. Nel giardino della villa dei Finzi Contini, una ricca ed altolocata famiglia di origine ebraica, i due fratelli Alberto e Micòl ospitano ogni pomeriggio un piccolo gruppo di amici per giocare a tennis; fra questi c'è anche Giorgio, un giovane studente figlio di commercianti, che coltiva una segreta passione per Micòl. Nel frattempo, il governo fascista promulga le leggi razziali contro gli ebrei.
Il regista Vittorio De Sica porta sullo schermo il celebre romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi Contini, ambientato nella città di Ferrara durante gli ultimi anni del regime fascista. La versione cinematografica del libro di Bassani riprende (con qualche inevitabile semplificazione) la storia dei Finzi Contini, una ricca famiglia altoborghese di Ferrara vittima delle persecuzioni antisemite; Bassani, che all'inizio aveva partecipato alla stesura del copione, in seguito ha preso le distanze dal progetto per dissidi di carattere artistico. Sebbene sia stato accolto con qualche riserva da parte della critica, il film di De Sica si è rivelato un grande successo internazionale, ed ha ottenuto diversi riconoscimenti, fra cui l'Orso d'Oro al Festival di Berlino del 1971 ed il premio Oscar come miglior film straniero.
La pellicola, sceneggiata da Vittorio Bonicelli ed Ugo Pirro, si sofferma in particolare sull'amore del protagonista (che nel film viene chiamato Giorgio, come l'autore, ed è interpretato da Lino Capolicchio) per la fascinosa Micòl Finzi Contini (l'attrice francese Dominique Sanda), una figura distante ed enigmatica che non ricambierà mai la passione di Giorgio. Insieme a loro, un piccolo gruppo di coetanei che trascorrono le proprie giornate nel giardino del titolo; fra questi il fratello di Micòl, Alberto (Helmut Berger), e un loro amico milanese, Giampiero Malnate (Fabio Testi). Intanto, sullo sfondo, emergono con prepotenza i drammatici eventi storici del periodo compreso fra il 1938 e il 1943, dalle leggi razziali allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Se Il giardino dei Finzi Contini si presentava come un'opera sul valore della memoria e sul rimpianto per una giovinezza ormai lontana, la trasposizione di De Sica risulta indubitabilmente suggestiva nel rievocare l'atmosfera elegiaca del romanzo, attraverso un tono narrativo languido e malinconico; non sempre, però, il film riesce a rendere in pieno la dimensione poetica del testo di Bassani, e nella parte conclusiva inserisce un finale creato ex-novo (la deportazione dei Finzi Contini) che, nell'intento di commuovere lo spettatore, rischia di scivolare nel sentimentalismo. All'eleganza formale della pellicola contribuiscono in maniera essenziale le musiche di Manuel De Sica e la splendida fotografia di Ennio Guarnieri.
Ferrara 1938-1943. Le Leggi in difesa della razza sono operative e gli ebrei debbono condurre una vita separata rispetto agli altri italiani. Giorgio è sin dalla preadolescenza amico della bella Micòl Finzi Contini. Li separa la classe sociale ma li unisce l'immenso parco della villa in cui spesso ci si ritrova tra amici a giocare a tennis. E' lì che Giorgio comincia a provare un sentimento diverso dall'amicizia per la ragazza che però non vi corrisponde. Intanto scoppia la guerra e la situazione degli israeliti si fa di giorno in giorno più precaria.
Non era certo il primo libro a cui Vittorio De Sica si ispirava per una propria opera cinematografica (si pensi, solo per citarne due tra i più famosi a Ladri di biciclette di Luigi Bartolini o a La ciociara di Moravia) ma è stato di certo quello che gli ha causato più problemi. Bassani si identificava totalmente con il protagonista a cui aveva dato anche il suo nome e non voleva che si mutasse nulla della sua sorte per quanto riguardava soprattutto il finale. Ma ciò che più aveva preoccupato De Sica (che per la prima volta si staccava dall'amico ma anche maestro sceneggiatore Zavattini) era ciò che il nuovo entrato Ugo Pirro ricorda nel suo interessantissimo libro "Soltanto un nome nei titoli di testa". Il fatto cioè che lo scrittore, a cui era stato consentito di proporre una prima stesura della sceneggiatura avesse in primis tradito il proprio romanzo volendo aprire il film con i rastrellamenti compiuti dai tedeschi in divisa e costruendo la vicenda sui flash back. Quella degli ordini gridati, delle camionette, degli stivali che risuonavano sul selciato era ormai divenuta una sequenza comune e stereotipa di moltissimi film sulla seconda guerra mondiale e Bassani sembrava in questo modo voler negare l'atmosfera stessa della propria opera che invece De Sica sa cogliere con estrema sensibilità.
Il regista trova qui il punto più alto (conquistando il suo quarto Oscar) della fase finale della sua filmografia lavorando proprio sui mezzi toni di una vita sospesa in cui la ricchezza materiale (ai Finzi Contini non mancano i mezzi economici) può solo cercare di proteggere dal progressivo isolamento sociale. La vicenda di Giorgio e Micòl diventa così una lettura, che può apparire fredda ma non lo è, di una separazione all'interno di una separazione in cui l'ingenuità del primo (che a uno sguardo contemporaneo può sembrare eccessiva) è costretta a confrontarsi con una maturità più consapevole del dolore che talvolta è necessario causare agli altri per evitarne uno maggiore sul piano dei sentimenti. E' costruendo intorno a questo nucleo tematico un susseguirsi di segnali (ad esempio le telefonate anonime, l'inibizione della frequentazione della biblioteca) che De Sica e Pirro con Vittorio Bonicelli rendono ancor più tragico il finale. Senza svastiche e blindati ma con la consapevolezza profonda dello sterminio in atto.
IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€7,99 | – | |||
€9,99 | – |
Vittorio De Sica mette in scena il romanzo più famoso di Giorgio Bassani, attingendo anche alla raccolta " Storie Ferraresi" , portando avanti la narrazione con garbo ed eleganza. Si inizia dalla promulgazione delle leggi razziali nel 1938, a causa delle quali le persone appartenenti alla comunità ebraica vengono escluse da gran parte della vita pubblica e private [...] Vai alla recensione »
*Seguito, aggiornato, della mia recensione scritta nel 2008 ("Un doppione della Bohème"). C’è un parco immenso. Pare che la Storia resti fuori da questo parco, gli umani, la contemporaneità. Un piccolo microcosmo, dove misteriosamente età moderna ed età rinascimentale convivono, come dissimulati, eppure veri, in una arcana ed ineffabile armonia. [...] Vai alla recensione »
Parlando di un film, anche se è un'opera autonoma, in questo caso non si può non parlare del romanzo che lo ispirò, quando uscì la pellicola la critica fu in maggioranza sfavorevole , anche se ebbe un discreto successo commerciale ed ebbe numerosi premi tra cui l'Oscar come migliore film straniero. Personalmente condivido in pieno il duro giudizio di Morandini. [...] Vai alla recensione »
L'attrattiva principale è forse quella di veder una Sanda in fiore. Per il resto il melodramma non coinvolge,sia come tragedia storica sia come vicenda sentimentale e privata. Non si capisce la psicologia della bella Micòl,croce e delizia di un Capolicchio lontano dai demoni di "Metti una sera a cena". Anche le inquadrature non mi convincono:in certi casi sembrano [...] Vai alla recensione »
IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI (IT/RFT, 1970) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da LINO CAPOLICCHIO, DOMINIQUE SANDA, FABIO TESTI, ROMOLO VALLI, HELMUT BERGER, ALESSANDRO D'ALATRI, BARBARA LEONARD PILAVIN, CAMILLO CESAREI, CINZIA BRUNO, EDOARDO TONIOLO, ETTORE GERI, FRANCO NEBBIA Alla fine degli anni 1930, a Ferrara, i fratelli Micòl e Alberto Finzi-Contini, rampolli di una benestante [...] Vai alla recensione »
Vittorio De Sica, sullo spunto del celebre romanzo di Bassani, firma nella maturità un’opera di non minore impegno, seppur di ben diversa resa, dei suoi capolavori neorealisti. Un film che col tempo rivela qualità all’epoca dell’uscita sottovalutate: la inequivocabile presa di posizione contro il razzismo, sorretta non da tanto un esplicito discorso politico [...] Vai alla recensione »
Alla vigilia della seconda guerra mondiale Micol e Alberto fanno parte della famiglia nobile ebrea Finzi contini, e nella lussuosa villa ospitano vari amici per partite di tennis, tra cui il giovane Giorgio amico della ragazza fin dall'adolescenza, e quando confessera il suo amore le cose cambieranno, e gli animi vivranno un dolore incessante per la persecuzione imminente.
Dal Capolavoro di GIorgio Bassani"IL giardino dei Finzi Contini", il film di Vittorio De Sica, sceneggiatura di Ugo Pirrro e Vittorio Bonicelli, 1970. Rinunciando alla tecnica dlel'io narrante, che è del romanzo, De Sica narra la storia, a Ferrara, di una famiglia ebrea ricca negli anni tra il 1938 e il 1943, mostrando da un lato la dialettica familiare, con la [...] Vai alla recensione »
Atmosfere ansiose e modernissime. Un angolo delle leggi razziali interessante e particolari. Struggente bellissimo e raffinato.
Non conoscendo se non alcune opere di Vittorio De Sica(lo confesso, anche perché la conoscenza manualistica per l'esame di"Storia del cinema"è un conto, vedere invece con attenzione tutti i film è altra cosa), ritengo comunque si tratti di un'opera di estremo rigore stilistico ed espressivo, capace di rendere il clima storico-antropologico dell'epoca, con [...] Vai alla recensione »
é emblematico come l'autore del romanzo (Giorgio Bassani) abbia tolto la firma alla sceneggiatura di questo film,il quale non riesce mai a coinvolgere lo spettatore:sia dal punto di vista dell'aspetto storiografico; (il periodo fascista) è trattato in maniera sbrigativa e con troppi tagli,sia da quello della trama sentimentale che coinvolge i due protagonisti (dominique Sanda e Lino Capolicchio),sviluppata [...] Vai alla recensione »
é emblematico come l'autore del romanzo (Giorgio Bassani) abbia tolto la firma alla sceneggiatura di questo film,il quale non riesce mai a coinvolgere lo spettatore:sia dal punto di vista dell'aspetto storiografico; (il periodo fascista) è trattato in maniera sbrigativa e con troppi tagli,sia da quello della trama sentimentale che coinvolge i due protagonisti (dominique Sanda e Lino Capolicchio),sviluppata [...] Vai alla recensione »
Dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani, il film di oggi, di Vittorio De Sica. È nota la disputa che ha opposto di recente l’autore letterario all’autore cinematografico: il primo non si è riconosciuto nell’opera del secondo e il secondo si è difeso rivendicando i diritti della propria autonomia. Bassani aveva rievocato, soggettivamente, dei fatti personali che, ripensati alla luce della memoria, gli [...] Vai alla recensione »