Il giardino dei Finzi Contini

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Un film di Vittorio De Sica. Con Fabio Testi, Helmut Berger, Dominique Sanda, Lino Capolicchio, Romolo Valli.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 93 min. - Italia 1970. MYMONETRO Il giardino dei Finzi Contini * * 1/2 - - valutazione media: 2,94 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

IL GIARDINO DELLA MEMORIA* Valutazione 2 stelle su cinque

di giorgio76


Feedback: 854 | altri commenti e recensioni di giorgio76
lunedì 24 marzo 2014

*Seguito, aggiornato, della mia recensione scritta nel 2008 ("Un doppione della Bohème").
C’è un parco immenso. Pare che la Storia resti fuori da questo parco, gli umani, la contemporaneità. Un piccolo microcosmo, dove misteriosamente età moderna ed età rinascimentale convivono, come dissimulati, eppure veri, in una arcana ed ineffabile armonia. Non siamo a Gardaland (dove tutto è finto e cartapesta); ma non siamo nemmeno in uno dei fastosi, ma consueti giardini patrizi, come ne puoi trovare, splendidi e rigogliosi, in una Villa “palladiana” come Villa Contarini o La Malcontenta. Perché il parco, o meglio, il giardino non è invenzione di un architetto qualunque, ma di un architetto della scrittura. Prodigio della scrittura, trovarsi a Ferrara, nella più celebre e celebrata Via Ercole I d’Este, negli “anni tragici” delle “leggi razziali” 1938-39, a giocare a tennis, e trovarsi dentro ad un “fermo-immagine” della storia, fermi al tempo delle glorie estensi: la Ex-Delizia del Barchetto del Duca, gli alberi piantati ancora dai Duchi e l’antico Canale Panfilio, col quale potevi prendere la barca e giungere dal Centro, dal Castello di San Michele, fino in Po (come gli Estensi, e fino all’inizio del XX Secolo).

Una sospensione della Storia. Un mondo prezioso e ad tempo fragile come il vetro di Murano, spazzato via un giorno da un convoglio di tedeschi e fascisti, con inesorabile violenza. Con “il giardino”, viene spazzato il luogo della silenziosa “protesta” della aristocratica famiglia Finzi-Contini di Ferrara. Una strana protesta, invero, contro il fascismo prima, le leggi razziali, il nazifascismo, poi: quasi il fascismo, le “leggi razziali” fossero sì cose terribili, ma in fondo principalmente … una sguaiataggine della storia. Una delle tante sguaiataggini da parvenus, come gli aristocratici ne vedono tante, e che i nobili combattono con la sufficiente superiorità del loro stile, della loro “classe”. I Finzi-Contini pagheranno il fio di questa loro Hùbris (Superbia tragica) di fronteggiare il fascismo prima e il nazismo poi, come fossero solo … una “caduta di stile”. La pagheranno cara, con la deportazione.

E’ un film modesto, tra i più modesti che Vittorio De Sica abbia realizzato, nonostante l’ottimo viatico del romanzo di Giorgio Bassani, nonostante i premi e i riconoscimenti (Orso d’Oro di Berlino nel 1971, Premio Oscar nel 1972). Ma de Il Giardino dei Finzi-Contini (1970), libera riduzione, troppo libera, del romanzo dell’Autore ferrarese, resta la grande sequenza finale della deportazione (unica scena da antologia, in un film, che colleziona, agli occhi dello spettatore di oggi, melensaggini, punte di goffaggine recitativa e approssimazioni storiche).

Resta il grand’angolo di Dominique Sanda-Micol, in lacrime, che, sulle note della straziante musica di Manuel De Sica, vede scivolare via il giardino, il “suo” giardino, inquadrato dallo spicchio del vetro anteriore dell’auto di uno degli aguzzini. E resta la tragica dignità di questa famiglia colta, aristocratica, di gran classe, costretta ad ammassarsi in una scuola, in una massa anonima di deportandi, e che all’ultimo viene separata: oscura beffa del destino, che divide la famiglia nel momento più tragico, senza nemmeno il conforto della reciproca compagnia, senza nemmeno poter piangere assieme. Non grandi parole, non grandi pianti, ma solo discreto, eppure straziante, gioco di sguardi, affidato ad uno stile recitativo, sommesso, discreto, quasi muto.

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samanta venerdì 8 ottobre 2021
un film decadente e confuso
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