Amore sulle labbra

Susie è una ragazza di campagna che sin da giovane è innamorata del vicino di casa Bill. Per aiutarlo ad andare al college, facendolo in forma anonima, gli fa giungere del denaro frutto della vendita di animali della fattoria che conduce insieme all'anziana zia. Quando però lui torna al paese laureato, si fa attrarre da una ragazza che ama i bei vestiti e il ballo e la sposa con gran dolore di Susie che però non smette di amarlo in silenzio.

Il Griffith che conosciamo soprattutto per i suoi film con dispiego di masse si misura qui con una storia intima.

Siamo di fronte a un classico esempio di film che può essere visto con due punti di vista differenti. Se lo guardiamo con lo sguardo e la sensibilità di oggi lo possiamo leggere (considerato anche l'animo profondamente conservatore del regista) come un melodramma degno di Carolina Invernizio o, ancor meglio, di Liala in cui la colpa della perdizione di un uomo (di per sé non troppo dotato di acume nei confronti dell'altro sesso) sta tutta, come viene anche scritto in un cartello introduttivo, al genere di donna seduttrice e amante della bella vita.

Mentre invece ci sono fanciulle caste e pure capaci di attendere nonostante tutto (e tutte) come Susie che vende anche l'amata mucca per aiutare Bill e illuderlo che un benefattore abbia mantenuto la promessa di aiutarlo avendone apprezzato le qualità.

Se però proviamo a collocarci nello spirito dei tempi in cui il film è stato girato e, soprattutto, nel linguaggio cinematografico ed espressivo codificato sino ad allora la valutazione cambia. Innanzitutto perché vediamo all'opera il montaggio alternato che sarà uno degli elementi per cui Griffith è assurto a fama mondiale con Nascita di una nazione. In un contesto raccolto, ma non per questo meno efficace, assistiamo alle ambasce di Bill che non trova la moglie in casa nella notte e a Susie che, nonostante tutto, le sta offrendo un alibi dato che è uscita per andare a ballare perdendo le chiavi di casa e finendo inzuppata dalla pioggia.

L'altro elemento che merita di essere sottolineato è la prestazione di Lillian Gish che qui emerge con grande efficacia. In un'epoca in cui le attrici, che spesso provenivano dal teatro, compensavano con una gestualità esagerata la mancanza di sonoro, lei imprime una svolta sostanziale alla recitazione. Innanzitutto trasformandosi da adolescente a giovane donna utilizzando postura e modo di camminare ma soprattutto offrendo un'ampia gamma di sentimenti al personaggio lavorando con grande misura sull'espressività del volto e delle mani. S itratta davvero di una novità non di poco conto che costringerà le colleghe a confrontarsi e a cercare nuove modalità per far giungere al pubblico pensieri e sensazioni che i soli cartelli di testo non bastano ad evidenziare. Per citare anche solo una scena la si osservi all'inizio del film quando manifesta una gelosia a malapena repressa nel momento in cui, mentre si trova con Bill, una ragazza inizia a parlare con lui quasi impedendogli di proseguire il cammino.

Sono queste le situazioni che ci fanno comprendere, se ne abbiamo la disponibilità intellettuale, come il cinema abbia proceduto per passi solo apparentemente piccoli nella ricerca di una propria ed originale modalità di linguaggio. 