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Ultimo aggiornamento giovedì 9 agosto 2018
La vita del musicista Blaze Foley attraverso tre importati momenti della sua vita. Al Box Office Usa Blaze ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 650 mila dollari e 45,3 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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La breve vita di Blaze Foley, sconosciuto cantautore country-folk, scorre su tre piani temporali: il ricordo della sua storia d'amore con Sybil, la sua ultima sera, in cui suona ubriaco in un locale, e una trasmissione radiofonica, in cui l'amico Townes Van Zandt rende noto al mondo il talento di Blaze.
Inutile cercare ordine e rigore nel cinema di Ethan Hawke. Regista per caso o quasi, sul punto di abbandonare dopo l'insuccesso di L'amore giovane (in concorso a Venezia e poi mai distribuito in Italia), Hawke ha ritrovato la vena con un documentario su un musicista (Seymour: An Introduction).
Da un pianista ottuagenario alla finzione su un country rocker morto troppo presto il balzo è consistente e la posta in gioco elevata. Ma al centro c'è ancora una volta l'artista, impossibilitato a intraprendere altro, ma impegnato a coesistere con una realtà che sfugge alla sua comprensione. Un disagio esistenziale che per Blaze ha radici profonde, incarnate da una figura paterna silenziosa e inerme.
L'attore feticcio di Richard Linklater e Andrew Niccol si gioca il tutto e per tutto dietro la macchina da presa, con due ore abbondanti di biopic anomalo, giocato su tre piani temporali differenti. Hawke evita la linearità pedissequa di Walk the Line - Quando l'amore brucia l'anima e sceglie la via impressionista. Anziché raccontarci cosa Blaze ha fatto, Hawke prova a farci capire chi fosse realmente il cantante, a farci entrare nel suo mondo, cercando una spiegazione plausibile al mistero che contraddistingue anime segnate da un oscuro presagio. Ad aiutarlo lo straordinario lavoro del direttore della fotografia Steve Cosens, che sfrutta la tendenza naturale al color seppia della Louisiana autunnale, immersa nella caligine, per rendere ancor più irraggiungibili e sognanti le pagine d'amore del libro di Foley.
Notevole Ben Dickey, che si annulla nel personaggio di Blaze. E in un certo senso l'intero film si annulla con lui in Blaze Foley. Lo sforzo di farci capire il punto di vista del protagonista è tale da rendere impossibile l'astrazione che permette di osservarlo a tutto tondo e comprenderlo appieno. Preso atto del suo destino ineluttabile, della sua natura autodistruttiva e dell'impossibilità di vivere senza Sybil, possiamo solo assistere alla vita di Blaze che va in frantumi, impotenti e commossi.
Cameo di Kris Kristofferson, che ricorda il padre muto e colpevole di Cinque pezzi facili. Ma tutto Blaze è un omaggio alla New Hollywood, che guarda intensamente a Altman e Penn. Ethan Hawke ha tutto per essere un narratore americano, per raccontare alti, bassi e straordinarie contraddizioni del Texas, ma alla sua capacità di tradurre questo in immagini manca ancora qualcosa. Forse un pizzico di quella psicotica follia alla Blaze Foley, capace di mescolare le carte inaspettatamente, anche a costo di rovinare tutto quanto.